Questa foto non c'è più.
A Napoli hanno risolto l'emergenza rifiuti. Vi racconto come
di Vera Viola
2 febbraio 2013
La Campania non può dimenticare i terribili anni dell'emergenza rifiuti: le piazze di Napoli più belle e tanto note nel mondo, simbolo di una città amata anche oltre oceano, invase dall'immondizia; quelle del lungomare di Napoli, oggi liberato anche dal traffico automobilistico; il Vesuvio, diventato pattumiera; i monumenti, e i piu pregiati centri storici, talvolta sepolti da sacchetti. I campani non dimenticano la devastazione di quegli anni, i timori della diffusione di malattie, la mortificazione di essere additati.
Oggi la spazzatura per strada, grazie alla raccolta porta a porta, non c'è più: quelle piazze e quei monumenti fino a un anno e mezzo fa devastati, hanno riacquistato il loro decoro. Ma i campani sanno che non tutto il problema è stato risolto - sebbene i nuovi governi alla regione con Caldoro e al comune di Napoli con de Magistris abbiano segnato una netta svolta -: tutti temono che, al minimo intoppo, si possa tornare nell'emergenza. Il vero problema resta legato a una insufficiente dotazione degli impianti.
A onor del vero la spazzatura dalle strade è del tutto scomparsa solo nelle principali città; quelle interne da tempo avevano raggiunto un buon livello di autonomia nella gestione del ciclo dei rifiuti, Salerno si è presto distinta per aver attuato una efficace raccolta differenziata. Napoli ha dato la svolta grazie a una ripartenza nella differenziata e all'invio di parte dei propri rifiuti in Olanda su navi: sistema meno costoso dei trasporti su gomma (cari alla malavita) e di quelli su treno. Ma nelle periferie restano i cumuli ai bordi delle strade. Tra le province di Napoli e Caserta, nelle periferie, e sopratutto a nord del capoluogo, tra Casoria, Afragola, Acerra, ai lati della strada provinciale si snoda ancora una grande discarica.
Il ciclo dei rifiuti oggi
Il rifiuto indifferenziato viene attualmente smaltito in buona parte nel termovalorizzatore di Acerra (600.000 tonnellate), mentre altre 150.000 tonnellate finiscono nelle discariche di San Tammaro e Savignano. Su una produzione giornaliera di 3.850 tonnellate di rifiuti, pari nell'anno a 1,4 milioni di tonnellate, la Campania nel 2012 ha differenziato il 45%. Salerno e Benevento hanno toccato quota 60%, Avellino 55%, mentre restano indietro Caserta (38%) e Napoli (35%) con il capoluogo al 20 per cento. Al resto si provvede con i viaggi all'estero o fuori regione.
A breve si ferma l'impianto di Acerra.
Gran parte dell'opera di smaltimento, insomma, è affidata al termovalorizzatore di Acerra, gestito da A2A. Nei prossimi giorni è previsto il fermo tecnico dell'impianto e ciò fa temere una nuova crisi. Dal 22 febbraio al 9 marzo è previsto il fermo contemporaneo di tre linee. Un evento programmato, ma che comunque preoccupa. Per affrontare questa ennesima difficoltà è in atto lo svuotamento dei piazzali antistanti tutti gli Stir (impianti di tritovagliatura) per consentire lo stoccaggio temporaneo di rifiuti nel periodo di fermo. Allo stesso tempo, saranno potenziati i viaggi all'estero. Per la Regione il sistema resta fragile poichè è necessario costruire un secondo inceneritore. Progetto a cui si oppongono i sindaci.
Il secondo termovalorizzatore
Il piano regionale ne prevede uno a Salerno e l'altro nell'area orientale di Napoli. Ma per entrambi c'è già stata una lunga gestazione. Oggi a Salerno la gara d'appalto si è conclusa con l'assegnazione, ma il contratto è sospeso in attesa di chiarimenti su un certificato antimafia negativo. Quanto a Napoli, il commissario sta conducendo la trattativa con A2A, unico partecipante alla procedura di appalto.
Restano pochi anche gli impianti intermedi: attivi solo quelli di Salerno e di Eboli; mentre sono in via di completamento i siti di compostaggio di Giffoni e di San Tammaro. In via di progettazione linee di compostaggio anche presso gli Stir. Per Daniele Fortini, ad di Asìa, la società di raccolta dei rifiuti di Napoli, «ogni anno Napoli spende 12 milioni per inviare il rifiuto organico in Veneto: un paradosso, poichè la costruzione dell'impianto costerebbe meno».
Il dialogo con Bruxelles
Per la Commissione europea la Campania resta carente di impianti di smaltimento finale e discariche. Il prossimo incontro è fissato per metà febbraio: si spera nello sblocco di 150 milioni. . Ma sono ancora consistenti gli smaltimenti fuori regione, pari a 650mila tonnellate: quelli su cui più spesso ancora oggi Bruxelles bacchetta la Campania. L'Unione europea infatti insiste sulla necessità che i territori si rendano autonomi, per attuare una migliore tutela dell'ambiente e per una corretta gestione delle risorse pubbliche: la Campania nel 2012 ha smaltito fuori regione 530.000 tonnellate di rifiuti, sostenendo un costo pari a oltre 80 milioni.
Un ennesima bomba potrebbe scoppiare
Si chiama Tares, e rischia di riportare la Campania nell'emergenza rifiuti. Lancia un allarme accorato l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, da anni in prima linea nella battaglia per la soluzione della crisi. «Le critiche al sistema Tares finora avanzate sono numerose – precisa Romano – ma per la Campania, ancora tenuta a rispettare norme "eccezionali" dopo la crisi dei rifiuti, si tratta di una vera "condanna" a ripiombare nell'emergenza».
In primo luogo con la Tares si rinvia il termine del pagamento della prima rata a luglio e della seconda a settembre, rispetto al passato. «Ebbene – argomenta Romano – dal momento che la Campania è l'unica regione italiana tenuta per legge a coprire l'intero costo del servizio con la tassa e ad effettuare tutti i pagamenti attraverso un conto dedicato, i comuni della regione, già con le casse vuote, fino a quando non avranno incassato, non potranno sostenere costi: in altre parole dovranno fermare fino ad agosto tutti i pagamenti, ai consorzi di bacino che gestiscono le discariche, alle società provinciali che si occupano degli impianti, alle controllate che fanno la raccolta e tutti questi, a loro volta, i loro dipendenti». Insomma, si teme il colpo finale a un sistema che si regge con difficolta'. Se si pensa che i dipendenti dei consorzi di bacino (circa 3.100) già non vengono pagati da alcuni mesi, che i comuni hanno accumulato in totale debiti solo nella gestione dei rifiuti per 800 milioni e le società provinciali (con altri 3mila dipendenti circa) ne hanno per 200 milioni. «Temo – conclude Romano – che diventerà impossibile assicurare la gestione ordinaria». Poi aggiunge: «È indispensabile un intervento normativo per la Campania in particolare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
da -
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-02/questa-foto-napoli-hanno-125558.shtml?uuid=AbwdlaQH&p=2