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Autore Discussione: Il Pd: “Monti vada subito al Quirinale”  (Letto 2313 volte)
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« inserito:: Dicembre 06, 2012, 05:53:33 pm »

politica
06/12/2012

Governo, il Pdl lascia la maggioranza

Il Pd: “Monti vada subito al Quirinale”

Il premier: “Messo in sicurezza l’Italia”

Passera boccia il ritorno in campo di Berlusconi, strappo del partito al Senato sul decreto Sviluppo

Gasparri: “D’ora in poi astensione”

Roma

Terremoto nella maggioranza che sostiene il governo Monti. Le parole di Corrado Passera, che questa mattina ha criticato l’eventuale ritorno in campo di Silvio Berlusconi, scatenano l’ira del Pdl che non vota la fiducia al decreto Sviluppo al Senato, lascia l’aula e reclama le dimissioni del ministro dello Sviluppo. Il Pd chiede che il premier vada a riferire al Capo dello Stato e non è escluso nelle prossime ore un faccia a faccia al Colle tra Monti e Giorgio Napolitano, anche se al momento in agenda non è previsto alcun incontro.

 

L’AFFONDO DEL MINISTRO 

Il pretesto della rivolta del Pdl sono le parole che Passera pronuncia in mattinata: alla domanda su come giudichi l’eventuale ricandidatura di Berlusconi alla guida del Paese, il ministro dello Sviluppo replica secco: «Qualunque segnale che faccia pensare all’estero che l’Italia torni indietro invece che fare passi avanti è controproducente», dice. «Non posso entrare nelle dinamiche dei singoli partiti - premette Passera - ma come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti. Tutto ciò che può fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro non è bene per l’Italia».

 

L’USCITA DALLA MAGGIORANZA 

Per il partito di via dell’Umiltà si tratta della pistola fumante che fa scattare la controffensiva. Altero Matteoli chiede immediatamente le dimissioni di Passera, seguito da vari esponenti del suo partito, pronti a presentare una mozione di sfiducia individuale per il ministro se non dovesse lasciare. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri annuncia che il Pdl non voterà la fiducia che il governo ha chiesto sul decreto Sviluppo. Il numero legale non manca, ma il provvedimento passa con solo 127 sì. «Se il principale partito della strana maggioranza che sostiene Monti non vota la fiducia, e lo fa in modo irresponsabile, in un momento delicatissimo per il Paese - risponde in aula il Pd con Anna Finocchiaro - vuol dire che il governo non ha più la maggioranza. Cosa succede in questi casi? Credo che Monti dovrebbe recarsi al Quirinale».

 

GOVERNO IN BILICO 

Lo scontro al Senato va in scena mentre a palazzo Chigi è riunito il Consiglio dei ministri che dovrà decidere sul decreto sulla incandidabilità dei condannati. Monti lascia la sede del governo per andare a votare a palazzo Madama. Le fibrillazioni fanno schizzare lo spread a 330 punti. La partita è dunque apertissima: il Pd, con il segretario Pier Luigi Bersani spiega che «bisogna capire se si è trattato di una astensione su un voto o di una astensione politica. Farò il punto della situazione con i capigruppo e stasera si capirà, in un modo o nell’altro, se la maggioranza c’è. Per noi prima viene l’Italia e la lealtà a Monti». Inanto anche il Pdl fa il punto nel pomeriggio nel vertice convocato da ieri. Intanto il presidente del Senato, Renato Schifani, dopo aver premesso che «quello che è accaduto non è un fatto indifferente» dice di auspicare «in un momento così delicato per la vita del Paese che si possano trovare punti di intesa che favoriscano una fine della legislatura con la massima condivisione». Si fa sentire Monti: il governo ha «lavorato sodo non solo in Italia» per mettere il nostro paese «in sicurezza e per evitare che dall’Italia si propagassero nuovi incendi all’Eurozona»., afferma il premier Monti in un intervento video al congresso Pde a Bruxelles, aggiungendo di pensare «che in buona misura ci siamo riusciti».

 

IL DISAGIO DI CROSETTO IN DIRETTA TV 

Guido Crosetto questa mattina ha lasciato gli studi di Omnibus su La7, spiegando di non poter parlare a nome del Pdl e di non voler parlare in tv della propria posizione prima di un confronto con altri colleghi. «La decisione di Berlusconi non lascia indifferenti né lascia il Pdl così com’era prima, ma comporta delle decisioni conseguenti. Sicuramente ci saranno berlusconiani contenti decisi ad andare avanti così ma anche altri che dopo ieri sera probabilmente prenderanno un’altra strada», ha detto. «È una giornata di scelte importanti - ha detto davanti alle telecamere prima di lasciare la trasmissione - che non si fanno di mattina alle 8.30 dopo quello che è successo ieri, che ha una rilevanza fondamentale: è finito il tempo in cui si possono servire due padroni, o si sta da una parte o si sta dall’altra. Io ho deciso dove stare e vorrei farlo con alcuni colleghi perché abbia un significato politico e non è giusto che abusi della mia presenza qua oggi». «Scusatemi - ha spiegato - vi ringrazio dell’invito, ma me ne vado, non me la sento di continuare: siccome ho l’abitudine di dire tutto quello che penso e di dirlo magari anche in modo spiacevole, ritengo che sia giusto per me fare una riflessione, anche con altre persone, perché io mi sono stufato, mi sono rotto, ma voglio che questa cosa molto personale diventi anche un dato politico. Preferisco alzarmi perché non ho più niente da dire sul tema e non voglio continuare a parlare del vuoto». 

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