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Autore Discussione: Guida al progetto "scacciacrisi" di riforma dell'Europa.  (Letto 2176 volte)
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« inserito:: Settembre 21, 2012, 05:42:56 pm »

19/9/2012 - IL PUNTO

Riapre il cantiere dell'Ue

Guida al progetto "scacciacrisi" di riforma dell'Europa. Il cammino è cominciato verso una maggiore integrazione. Emicranie in vista...

Il piano è pronto. Il cantiere della nuova Europa ruota crescerà su quattro “Building Bloc”,  i mattoni  dell’Unione prossima ventura. Li ha indicati e contati il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, giornate in cui i capi di stato e di governo si sono accordati nel definire un mandato per studiare il modo per arrivare a “Una vera Unione economica e monetaria”. Il lavoro è stato affidato al “Gruppo dei quattro presidenti”, Herman Van Rompuy (il consiglio, cioè gli i governi nazionali), Josè Manuel Barroso (la Commissione, braccio esecutivo), Jean-Claude Juncker (L’Eurogruppo, i governo della moneta unica), e Mario Draghi (la Bce).  Non sarà facile. L’ultima volta che ci è sono messi, col Trattato di Lisbona, l’Europa si è provocata alcune delle emicranie più dolorose della sua storia con risultati certo buoni, ma ottenuti al gran ribasso.
 
Speriamo che la lezione serva. Van Rompuy ha presentato mercoledì 12 settembre il documento destinato a fare da base al dibattito con le capitali. Da allora ha cominciato le consultazioni bilaterali e lunedì ha visto la delegazione italiana. “Il Governo guarda con favore alla discussione relativa al percorso delineato dal Rapporto dei Quattro”, ha dichiarato Enzo Moavero, ministro per gli Affari europei che partecipa al negoziato: “Abbiamo apprezzato le proposte della Commissione Europea relativamente alla cosiddetta ‘Unione bancaria’, per la creazione di un meccanismo di vigilanza unico imperniato sulla BCE, nonché per un sistema europeo di garanzia dei depositi, e per la gestione e risoluzione delle crisi bancarie.
 
Il rapporto Van Rompuy è ambizioso e allo stesso tempo cauto. Suggerisce soluzioni più che imporle. Verrà discusso dai capi di stato e di governo il 18 ottobre e, secondo la tabella di marcia, approvato in dicembre dalla stessa formazione.  Si compone di quattro sezioni, tante quanti sono i Building bloc:  Unione bancaria, Unione di bilancio, Unione economica e Unione politica. Vediamoli con ordine.
 
Una cornice finanziaria integrata. E’ l’Unione bancaria, capitolo iniziale per il confronto con e fra le capitali.  Deve ripristinare la fiducia nei mercati sulla qualità delle regole e dei controlli. “La crisi ha dimostrato come l’incertezza sul sistema bancario aggrava i rischi sui debiti sovrani”, scrive Van Rompuy. Il primo passo è la già controversa proposta della Commissione destinata ad attribuire il timone della vigilanza sulle seimila banche europee alla Bce. Il compito sarà condiviso dall’Eurotower con le autorità nazionali, nel nostro caso la Banca d’Italia. L’Agenzia bancaria europea (Eba) manterrà i poteri di regolatore. La vigilanza riguarderà i diciassette paesi dell’eurozona più quelli che vorranno parteciparvi; il Regno Unito si è già chiamato fuori e tutti si spera si possa arrivare ad alemno 22-24 soci.  Secondo il fiammingo, una volta attivata dal gennaio 2013 (data parecchio controversa) la prima fase della supervisione unica, sarà possibile per il fondo salvastati permanente Esm intervenire direttamente e senza intermediari nelle banche in crisi, rompendo in questo modo il circolo vizioso fra credito in difficoltà e conti pubblici statali. “L’accordo dovrebbe essere trovato in fretta”, suggerisce Van Rompuy. L’Italia è d’accordo, ritiene la scadenza “fattibile”, come ha sottolineato il ministro Moavero.  Olanda, Svezia e altri stati non euro hanno sollevato parecchi dubbi all’Ecofin informale svoltosi alla fine della scorsa settimana a Nicosia. Il cammino dell’Unione bancaria è partito davvero in salita.
 
Il quadro integrato di bilancio. Sul tavolo c’è l’idea di forzarsi a un balzo in avanti verso una vera Unione di bilancio. Si richiede che gli stati dell’Ue perseguano salde politiche fiscali e assicurino la stabilità macroeconomica al sistema. Il nuovo dispositivo dovrebbe introdurre dei meccanismi con cui prevenire e  correggere le precarietà. Un’ipotesi che farà discutere è quella di coinvolgere nell’architettura “un ammontare limitato di emissioni di debito comuni” almeno sino a che la condivisione del rischio sia accompagnata da passi verso un meccanismo compiuto  di decisioni comuni. Traduzione: si può avere almeno un pezzo di bilancio condiviso se si rafforza  il trasferimento di sovranità verso l’Europa, così da evitare il rischio che qualcuno approfitti della buona volontà per scaricare sugli altri la propria assenza di virtuosismo. I tedeschi e i falchi nordici non ne vogliono sentire parlare, non si fidano, non vogliono pagare i conti degli altri.  A questo scopo Van Rompuy intende chiedere agli stati, come annunciato da tempo,  se non sia il caso di affidarsi a un unico ufficio del tesoro centrale. E ricorda che le debolezze manifestate dell’Ue nella crisi degli ultimi anni sono state indubbiamente acutizzate dall’assenza di un vero governo unico che comandasse il destino dell’euro.
 
Il quadro integrato di politica economica. I Trattati affermano che gli stati dell’Ue  dovrebbe considerare le loro politiche nazionali come questione di interesse comune. Il documento Van Rompuy invita pertanto a un “più forte coordinamento, convergenza e attuazione delle decisioni nelle aree di politica economica”. In questo volano della politica economica si chiedono meccanismo attuativi più snelli, anche per favorire la mobilità del lavoro e facilitare la dinamica dei prezzi e dei salari per beni e servizi nell’Eurozona. E’ al momento il punto più vago del pacchetto. Anche perché le politiche del lavoro come quelle salariali, della giustizia e dell’immigrazione sono da sempre attribuiti alla responsabilità nazionale. In passato, iniziative come “la strategia di Lisbona” (2000-2010), non hanno dati i risultati auspicati, soprattutto per la limitata volontà di mettere insieme il meglio del continente e impostare un percorso davvero vincolante.
 
Unione politica, rafforzare la legittimità democratica. Molto vapore anche qui. Cresce il numero dei cittadini che sente l’Unione europea tropo distante. La colpa è spesso dei governi che nazionalizzano i successi e comunitarizzano le sconfitte. Van Rompuy chiede “poteri di decisione più forti per Bruxelles”, un modo da accelerare e rendere più efficaci i processi nelle materie comuni. E poi auspica,
In parallelo propone “un consolidamento della responsabilità democratica”. Questo dovrebbe avvenire attraverso una più stretta partecipazione del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali alle decisioni dei governi.
 
Sin qui il piano. Quando? La prima parte dell’Unione bancaria, con la supervisione unica, partirà ragionevolmente nel corso del 2013. Il resto è difficile dirlo. Posto che il piano sia approvato al summit di dicembre, tutto che si può fare senza riformare i Trattati potrebbe essere attuato per il 2014. Barroso ha proposto di ragionare su “una federazione di stati sovrani”, la cosa più vicina all’Unione federale che poteva dire senza dirla. Questo richiederebbe una conferenza intergovernativa che non darebbe certo risultati prima del 2015. A essere ottimisti si potrebbe avere la nuova Unione nel 2018 e già sarebbe una affare. Troppo tempo? Si, certo. Ma la democrazia e il rispetto necessario degli stati non consenti di fare altrimenti.
 
da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=113&ID_articolo=1226&ID_sezione=242
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