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Autore Discussione: BAN KI-MOON. - Troppe armi e poche risorse per la pace  (Letto 2162 volte)
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« inserito:: Settembre 01, 2012, 11:26:22 am »

31/8/2012 - LE IDEE

Troppe armi e poche risorse per la pace

BAN KI-MOON*

Lo scorso mese, opposti interessi in gioco hanno impedito l’accordo su un trattato di cui si sente invece bisogno e che avrebbe potuto ridurre lo spaventoso costo umano del commercio internazionale di armi, ancora scarsamente regolamentato.

Nel frattempo, gli sforzi per raggiungere il disarmo nucleare restano in fase di stallo, malgrado il forte e crescente sentimento popolare globale a sostegno di questa causa.

Il fallimento di questi negoziati e gli anniversari, questo mese, dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki rappresentano un’ottima occasione per esaminare cosa non sia andato per il verso giusto, perché disarmo e controllo degli armamenti si siano dimostrati così ardui da raggiungere, e in che modo la comunità internazionale possa riavviarsi sulla giusta strada per conseguire obiettivi tanto vitali.

Molti istituti di difesa ora riconoscono che sicurezza significa molto più che semplice tutela dei confini. Gravi problemi di sicurezza possono sorgere a causa di tendenze demografiche, povertà cronica, disuguaglianza economica, degrado ambientale, pandemie, crimine organizzato, repressione e altri processi che nessuno Stato può controllare da solo. Le armi non sono in grado di risolvere tali problemi.

Eppure c’è stato un ritardo preoccupante tra il momento in cui si è maturata la consapevolezza di queste nuove sfide sulla sicurezza e il lancio di nuove politiche per affrontarle. Le priorità in termini di bilanci nazionali tendono ancora a riflettere i vecchi paradigmi. Enormi spese militari e nuovi investimenti per la modernizzazione delle armi nucleari hanno lasciato il mondo armato in eccesso e al tempo stesso la pace non finanziata a sufficienza.

Lo scorso anno, la spesa militare globale ha superato 1.700 miliardi di dollari, cioè più di 4,6 miliardi di dollari al giorno, somma che, da sola, è quasi il doppio del bilancio delle Nazioni Unite per un anno intero. Questa ingente somma include miliardi di dollari destinati alla modernizzazione degli arsenali nucleari nei prossimi decenni.

E’ difficile trovare una spiegazione a un tale livello di spesa militare in un mondo post-guerra fredda e in un contesto di crisi finanziaria globale. Gli economisti lo definirebbero un «costo opportunità». Io preferisco chiamarlo opportunità umane perse. Gli stanziamenti per gli armamenti nucleari sono maturi per sopportare tagli profondi.

Tali armi sono tra l’altro inutili contro le minacce odierne alla pace e alla sicurezza internazionali. La loro stessa esistenza è destabilizzante: più sono pubblicizzate come indispensabili, maggiori sono gli incentivi alla loro proliferazione. Rischi aggiuntivi derivano dagli incidenti e dagli effetti ambientali e sulla salute connessi al mantenimento e allo sviluppo di questo tipo di armi.

È giunto il momento di riaffermare gli impegni sul disarmo nucleare e garantire che questo obiettivo comune si rifletta nei bilanci, nei programmi e nelle istituzioni nazionali.

Quattro anni fa, ho delineato una proposta in cinque punti sul disarmo evidenziando la necessità di una convenzione sulle armi nucleari o un quadro di strumenti per conseguire l’obiettivo.

Tuttavia lo stallo continua. La soluzione è chiaramente da ricercarsi in un maggiore sforzo da parte degli Stati per armonizzarne le azioni e raggiungere finalità comuni. Di seguito indico alcune azioni specifiche che tutti gli Stati e la società civile dovrebbero perseguire per uscire da questo vicolo cieco.

Sostenere gli sforzi negoziali della Federazione Russa e degli Stati Uniti riguardanti tagli effettivi e verificati agli arsenali nucleari, sia quelli già dispiegati e in uso sia quelli non utilizzati.

Ottenere l’impegno ad aderire al processo di disarmo da parte di altri soggetti in possesso di tali armi.

Stabilire una moratoria su sviluppo o produzione di armi nucleari o di nuovi sistemi di approvvigionamento di tali armi.

Negoziare un trattato multilaterale che dichiari illegali i materiali fissili utilizzabili per la costruzione di armi nucleari.

Porre fine alle esplosioni nucleari e far entrare in vigore il Trattato sul divieto di test nucleari (Cntb).

Interrompere il dispiegamento di armi nucleari su suolo straniero, e ritirare gli armamenti già installati.

Garantire che gli Stati dotati di armi nucleari informino le Nazioni Unite, includendo dettagli su dimensioni degli arsenali, materiale fissile, sistemi di approvvigionamento, e progressi nel raggiungimento degli obiettivi di disarmo.

Istituire una zona in Medio Oriente che sia libera da armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa.

Assicurare la partecipazione universale a trattati che dichiarano illegali armi chimiche e biologiche.

Condurre sforzi paralleli sul controllo degli armamenti convenzionali, che comprendano un trattato sul commercio delle armi, controlli rafforzati sul commercio illegale di armi di piccolo calibro e di armi leggere, l’adesione universale alle Convenzioni sul divieto di mine, bombe a grappolo e armi disumane, e, infine, una partecipazione estesa al Rapporto delle Nazioni Unite sulle spese militari e al Registro delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali.

Intraprendere iniziative diplomatiche e militari per mantenere la pace e la sicurezza internazionali in un mondo privo di armi nucleari, tra cui sforzi rinnovati per risolvere le controversie regionali.

E forse, soprattutto, dobbiamo occuparci dei bisogni umani fondamentali e conseguire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. La povertà cronica intacca la sicurezza. Tagliamo drasticamente le spese per le armi nucleari, e investiamo piuttosto nello sviluppo sociale ed economico, che serva gli interessi di tutti favorendo l’espansione dei mercati, riducendo le motivazioni alla base dei conflitti armati, e conferendo ai cittadini voce in capitolo sul loro comune futuro. Come il disarmo nucleare e la non proliferazione, si tratta di obiettivi altrettanto essenziali per garantire la sicurezza umana e un mondo di pace per le generazioni future.

Senza sviluppo non c’è pace. Senza disarmo, non c’è sicurezza. Eppure, quando entrambi progrediscono, anche il mondo avanza verso una maggiore sicurezza e prosperità per tutti. Sono obiettivi comuni che meritano il sostegno di tutte le nazioni.

*Segretario generale dell’Onu

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10476
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