Il cortocircuito da scongiurare
di Guido Gentili
09 agosto 2012
L'autunno "caldo" o comunque molto difficile previsto ad agosto è quasi un riflesso condizionato, figlio di stagioni passate. Quest'anno la previsione - riproposta ieri dal ministro del Lavoro Elsa Fornero - cade nei giorni in cui infuria la battaglia sul destino dell'euro e in cui il governo d'emergenza Monti prova ad evitare che l'Italia segua la Spagna.
Le contese ideologiche a presa rapida (alla "riapertura dei cancelli delle fabbriche") sono state soppiantate da un numerino, lo spread, capace di incidere sul destino di una grande nazione. Tranne la previsione, tutto è cambiato e tutto è in fulmineo cambiamento. Compreso il fatto che molti di quei cancelli delle fabbriche potrebbero rimanere chiusi. Sbarrati dall'intrecciarsi di due crisi: quella sovrana da debito pubblico e quella da "deindustrializzazione" per la ricaduta in recessione e, insieme, per siccità di credito e "non convenienza" a fare impresa in Italia, come spiega l'indagine annuale di Mediobanca.
Questa del credito alle imprese (e alle famiglie) è una partita che va ben al di là di un contenzioso di categoria tra banche e aziende, atteso anche il fatto che non esiste alcuna guerra e che piuttosto vengono sottoscritti documenti comuni in chiave pro-crescita. Di più: se nel Paese a più alto tasso di imprenditorialità nel mondo si arriva al punto che il guadagno d'impresa non ripaga il costo del capitale e che è meglio puntare alla rendita investendo in BTp vuol dire che davvero stiamo bruciando il futuro.
Pochi numeri spiegano bene il problema e il circuito (ma forse sarebbe meglio dire il cortocircuito) di questa crisi. A luglio, secondo i dati della Banca d'Italia, i finanziamenti in essere costituiti presso la Bce dalle banche italiane hanno raggiunto il massimo storico di 283,27 miliardi di euro. A giugno 2011, prima dello scoppio della crisi, ammontavano ad appena 41 miliardi, e l'impennata dà l'esatta idea di quanto gli istituti italiani, in un mercato interbancario praticamente fermo, avessero necessità di approvvigionarsi presso la Bce. A sua volta, la Banca centrale europea a guida innovativa Mario Draghi contava sul fatto che una parte dei finanziamenti sarebbe stata utilizzata dalle banche per sottoscrivere titoli di Stato italiani.
Il che è avvenuto. A giugno i titoli in portafoglio erano pari a 361 miliardi (di cui 170 in BTp) contro i 302 del mese precedente e i 237 d'inizio anno. Ma a giugno sono scesi sia i prestiti alle imprese (-1,5%) sia quelli alle famiglie ed è peggiorata la qualità del credito (tasso sofferenze al 15,8%).
C'è evidentemente spazio per fare di più, come ha chiesto il ministro Fornero a banche e imprese. In gioco c'è il futuro industriale del Paese, ha detto, e gli stessi imprenditori (chiaro il riferimento agli impegni assunti dalla Fiat) devono fare in fondo il loro mestiere, a partire da una maggiore spinta per gli investimenti.
Il problema è se viene mancare l'orizzonte, prima ancora delle risorse. Sotto questo profilo l'indagine Mediobanca è impietosa quando sottolinea dati alla mano che sta venendo meno la convenienza a fare impresa in Italia. Con la lista dei problemi che si allunga: utili a picco, debiti finanziari saliti al 99% dei mezzi propri, ricapitalizzazioni in calo brusco, fatturato che non ha ancora raggiunto i livelli del 2008, dal 2007 -9,6% la produttività e 12,5 punti persi di competitività.
È vero, nel 2011 è di nuovo cresciuto il debito bancario (oltre 4 miliardi) che ha coperto quasi l'80% del maggiore debito contratto dalle aziende, ma considerando gli ultimi tre anni la restrizione del credito resta forte, pari a 11,5 miliardi. E alle imprese servono due anni di operatività per ripagare il debito mentre gli investimenti dal 2009 galleggiano su livelli inferiori del 25% rispetto a quelli di inizio decennio. È lo specchio di un Paese rattrappito, che tra il 2000 ed il 2011 è cresciuto del solo 0,4% medio annuo, ultimo dei 27 in Europa.
Non c'è dubbio: sarà un autunno molto difficile. E anche il Governo, sul fronte del credito e della liquidità, dovrebbe accelerare il passo, visto che lo Stato (centrale e periferico) deve alle imprese fornitrici qualcosa come circa 100 miliardi di euro. Sono in pista cinque provvedimenti normativi per sbloccare questa partita di civiltà e legalità prima ancora che economica. Sono più che urgenti.
da -
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-09/cortocircuito-scongiurare-063554.shtml?uuid=Abz0giLG