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Autore Discussione: AGNES BINAGWAHO Aiuti alla salute: è l'ora delle scelte  (Letto 2199 volte)
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« inserito:: Luglio 23, 2012, 04:35:12 pm »

22/7/2012

Aiuti alla salute: è l'ora delle scelte

AGNES BINAGWAHO*

Un decennio fa, la comunità globale si unì per affermare che il luogo dove vive una persona non dovrebbe determinarne la vita o la morte quando si confronta con il flagello dell’Aids, la tubercolosi o la malaria.

Questo atto di solidarietà - senza precedenti nell’esperienza umana - ha portato a progressi rivoluzionari nel promuovere la sanità come un diritto umano. Il Fondo Globale per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria, insieme con il Piano di Emergenza del Presidente degli Stati Uniti per l’Aids Relief (Pepfar), hanno letteralmente cambiato il corso della storia. I programmi direttamente sostenuti dal Fondo Globale hanno salvato quasi otto milioni di vite dal 2002 - una media di oltre 4.400 ogni giorno.

Ma, mentre molto è stato fatto, molto rimane ancora da fare - e il Fondo Globale ha bisogno di almeno 2 miliardi di dollari per contrastare un congelamento dei finanziamenti in atto fino al 2014. Così il mondo ora è costretto a un gioco in attesa di vedere se i governi faranno un passo avanti e colmeranno il divario.

Per essere sinceri, molte delle più grandi economie del mondo non stanno adempiendo ai loro impegni finanziari verso il Fondo. I loro politici invocano vincoli di bilancio e la necessità di dare priorità ai programmi nazionali rispetto alla lotta contro le malattie che uccidono in modo sproporzionato i più poveri del mondo.

Il mio Paese, il Rwanda, è stato destinatario di sovvenzioni del Fondo mondiale dal 2002. Solo 18 anni fa, la nostra società è stata dilaniata da un genocidio brutale che ha ucciso più di un milione di persone. Oggi, il Rwanda è un Paese pacifico pieno di promesse e di speranza, con un’economia tra le più dinamiche a livello globale.

Grazie al supporto del Fondo Globale alle nostre istituzioni nazionali, abbiamo raggiunto l’accesso universale alla terapia antiretrovirale salvavita per le persone che vivono con l’Hiv, e abbiamo stabilizzato la percentuale dell’Hiv intorno al 3% della popolazione. Allo stesso modo, il programma anti tubercolosi del Rwanda è diventato un modello per l’Africa, e tutte le famiglie ruandesi hanno ora accesso a zanzariere trattate con insetticida per prevenire la malaria, contribuendo a un calo dell’87% dei casi negli ultimi sette anni.

L’integrazione dei servizi per le malattie infettive e le cure primarie ha contribuito ad alcuni tra i più rapidi cali di mortalità infantile e materna mai osservati. E, mentre l’aspettativa di vita in Rwanda continua a salire (da meno di 30 nel 1995 a 55 nel 2010), stiamo per affrontare le malattie non trasmissibili come i disturbi cardiaci, il cancro e il diabete. Il supporto flessibile, amministrato dal Paese, fornito dal Fondo Globale è stato fondamentale per il nostro successo.

Il mio Paese è la prova vivente che investire in salute non è solo la cosa giusta da fare, ma può anche creare cicli virtuosi che promuovano la sicurezza e lo sviluppo. In effetti, dopo aver ricevuto il sostegno del Fondo mondiale per anni, il Rwanda ha recentemente fatto la sua prima donazione di un milione di dollari al Fondo.

Sfortunatamente, le malattie infettive sono tutt’altro che sotto controllo in tutto il mondo. Meno di un quarto dei bambini che nel mondo vivono con l’Hiv hanno accesso alle cure, e fino a un milione di persone ancora muoiono di malaria ogni anno. E, in modo allarmante, solo uno su sei pazienti affetti da tubercolosi resistente ai farmaci attualmente riceve un trattamento adeguato. Inoltre, segnalazioni di casi di «tubercolosi totalmente resistente ai farmaci» sono emersi di recente in India.

I politici farebbero bene a ricordare che basta un volo aereo perché un agente patogeno di questo genere diventi globale. Le malattie infettive non rispettano i confini nazionali, né disciplinatamente seguono le economie nella recessione. La storia ha dimostrato che ritirarsi dalla lotta contro un’epidemia può portare a una rinnovata piaga, immune ai nostri migliori farmaci, che richiede misure ben più costose per restare sotto controllo.

La nostra scelta non potrebbe essere più chiara: o decidiamo di rispondere alla chiamata della storia e diamo al Fondo Globale le risorse di cui ha bisogno, oppure permettiamo all’apatia politica di minare un decennio di progresso rassegnandoci a migliaia e migliaia di morti evitabili. Investire oggi, d’altra parte, ripagherebbe sul lungo termine: solo 6 miliardi di dollari in più l’anno per la lotta contro l’Aids oggi permetterebbero di risparmiare solo nel prossimo decennio oltre 40 miliardi di dollari in costi di trattamento evitati.

Oggi, il Fondo Globale si trova a un bivio. L’impegno della comunità internazionale per la salute dei più poveri del mondo di fronte all’ incertezza finanziaria sarà uno standard con il quale la storia non solo misurerà la nostra capacità di stare insieme in condizioni economiche avverse, ma anche la nostra capacità di giustizia.

Ora è il momento per i Paesi donatori, incluse le nazioni a medio e basso reddito, di raccogliere la sfida e garantire che il Fondo Globale abbia le risorse necessarie per accettare quanto prima nuove domande di sovvenzione. I costi dell’inazione sono moralmente - ed economicamente - insostenibili.

*Agnes Binagwaho è ministro della Salute del Ruanda e Senior Lecturer presso la Harvard Medical School. Ha presieduto il Rwanda Coordinating Mechanism of the Global Fund to fight Aids, Tuberculosis and Malaria dal 2008 al 2011.

Copyright: Project Syndicate, 2012. www.project-syndicate.org
Traduzione di Carla Reschia

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10359
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