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Autore Discussione: Antonio Ferrari. Tutti i fronti di Damasco  (Letto 2103 volte)
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« inserito:: Luglio 19, 2012, 10:01:11 pm »

Tutti i fronti di Damasco

Nessuno può dire se, quando e come la battaglia di Damasco si concluderà. Ma l'improvvisa e violentissima accelerazione fa ritenere, o almeno supporre, che la resa dei conti non sia lontana. Logica vuole che l'ultimo feroce attentato, all'interno del polmone politico-militare del potere, quindi un luogo superprotetto, indichi che ormai l'attacco al cuore del regime è probabile, quasi sicuro. Basti pensare che l'esplosione che ha ucciso il ministro della Difesa, il cognato del presidente, Assef Shawkat, e ferito gravemente il ministro dell'Interno è stata provocata durante una riunione del governo con i capi dei servizi segreti, in un edificio che si trova nella zona delle ambasciate, quindi a un paio di chilometri dal vialone che conduce al palazzo-fortino del presidente della Repubblica Bashar Assad.

Nel Paese dove i segreti sono quasi doveri costituzionali non si conoscono ancora i dettagli del clamoroso attentato. Ma se è vero che a farsi esplodere è stata una guardia del corpo di uno dei papaveri del regime, oppure se il tritolo era stato murato da tempo nella stanza del vertice, o ancora se il killer ha abbandonato una borsa piena di esplosivo nella sala riunioni, riproponendo le modalità di uno storico attentato (fallito per un soffio) ad Adolf Hitler, allora significa che ormai gli avversari del regime alauita sono in grado di colpire dappertutto. La diserzione di 20 generali e di un folto gruppo di ufficiali indica che ormai le maglie della sicurezza sono state strappate in troppi punti e che - almeno in teoria - tutto può accadere. Anche il crollo fragoroso del regime.

La Siria è un Paese importante e delicatissimo per gli equilibri regionali del Medio Oriente. Non occorre riproporre le ciniche ma realistiche opinioni di Henry Kissinger per confermarlo. È quindi difficile che tutto possa risolversi rapidamente con un finale feroce e brutale, come è accaduto nella Libia di Gheddafi. La Russia di Vladimir Putin, che proprio attraverso la Siria cercava di riproporsi nell'antico ruolo di seconda superpotenza regionale, assieme agli Usa, non vuole la rovinosa caduta dei laici alauiti, che è invece sostenuta dai ricchi Paesi sunniti del Golfo, i quali non hanno mai fatto mancare sostegno (denaro e armi) ai ribelli. Stati Uniti e Unione Europea vogliono inasprire le sanzioni. Ma il no di Mosca a una risoluzione Onu di sostegno ai nemici di Assad indica che una soluzione, per ora, non esiste.

Si disegna però, per il regime siriano, un'amara verità. Il cartello delle opposizioni, diviso e litigioso, non aveva il peso sufficiente per gestire la rivolta. Il cambio di marcia è avvenuto quando si è incrinato il doppio potere al quale gli alauiti avevano delegato la propria forza: militari e apparati di sicurezza.
La fuga a Parigi, dopo l'assassinio dell'ex premier libanese Rafiq Hariri, del vicepresidente Khaddam, che fu braccio destro del padre di Bashar, poteva essere assorbita. Persino il suicidio dell'ex proconsole in Libano, il generale Kanaan, poteva essere venduto come il cedimento di un uomo fragile. Però il presidente siriano si sarebbe dovuto allarmare, e non poco, per la recente diserzione del generale Manaf Tlass, per anni suo leale sostenitore e figlio prediletto di un amico di suo padre.
Tuttavia, Bashar Assad è ancora potente. Conta sul sostegno dell'Iran, dell'Hezbollah, e soprattutto sull'interessata neutralità di Israele, che trema all'idea di una Siria postazione avanzata dell'estremismo islamico. Non solo. L'assassinio del ministro della Difesa Dawoud Rajiha, appartenente alla minoranza cristiana, ha rafforzato il sostegno di quest'ultima al regime del presidente-dittatore. Che, nonostante l'assedio degli avversari, assicura che non ha alcuna intenzione di cedere.

Antonio Ferrari

19 luglio 2012 | 8:16© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/editoriali/12_luglio_19/tutti-i-fronti-di-damasco-antonio-ferrari_bc1ad9f4-d15f-11e1-aa2d-fec7547fb733.shtml
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