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Autore Discussione: ALESSANDRA VITALI. Fazio e Saviano, il dramma amianto e l'omaggio a ...  (Letto 2319 volte)
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« inserito:: Maggio 17, 2012, 05:06:32 pm »

TELEVISIONE

Fazio e Saviano, il dramma amianto e l'omaggio a Falcone e Borsellino

Puntata conclusiva per "Quello che (non) ho". Gli interventi dello scrittore sull'Eternit, il ventennale della morte dei due giudici.

Fra gli ospiti Claudio Santamaria, Claudio Magris, Valerio Magrelli

di ALESSANDRA VITALI


ROMA - Terza e ultima fermata per il treno partito dalle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Arrivano a destinazione Fabio Fazio e Roberto Saviano. E dev'essere stato un bel viaggio visto che pure alla Rai, pare, piacerebbe farlo. A poche ore dalla terza e ultima puntata di Quello che (non) ho succede anche che viale Mazzini capisca, forse, di aver perso qualcosa e che potrebbe, forse, recuperare. Fazio tornerà al suo Che tempo che fa, oltre che nel weekend anche nella prima serata del lunedì ed è lì che il conduttore potrebbe avere ancora l'amico scrittore accanto a sé. Il ragionamento è aperto, per i fatti bisogna solo aspettare. Intanto il sipario si leva per la terza serata consecutiva sul racconto di quello che siamo e di quel che è stato e non va dimenticato.

Cantare De Andrè stasera tocca a Claudio Santamaria, Quello che (non) ho con la sua voce apre il programma. Poi la musica si perde in una nuvola bianca tossica e mortale. Saviano parla di Eternit, ne ha uccisi a migliaia la nube di Casale Monferrato, luogo di krumiri e tartufi e mesotelioma. I morti però non li cancella la sentenza di primo grado del Tribunale di Torino con la condanna dei vertici aziendali "dopo sessantasei udienze, quattrocentosettanta ore di dibattimento e la tenacia del pool di Raffaele Guariniello". Sentenza che "dovrebbe portare alla creazione di una superprocura che si occupasse degli infortuni negli ambienti di lavoro. E' una questione non meno importante dei processi di mafia - dice lo scrittore - e la procura antimafia c'è". Il dramma è nelle parole di una donna anziana che parla di polvere e tute da lavoro e dei cinque familiari che ha perso così. In Nichel di Primo Levi lavoratore in una cava, "non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile, non ci si deve sedere". La forza è "nella caparbietà di questi uomini e donne - dice Saviano - capaci di ingaggiare una lotta contro un'impresa gigantesca". E che Elisa celebra con una commovente Halleluja di Leonard Cohen.

La giustizia tradita e la giustizia ingiusta. Fazio porta con sé due date, 23/5/1992, 19/7/1992, cioè la morte di Falcone e Borsellino, "punto di riferimento insostituibile della mia vita", come li ricorda Antonino Caponnetto nel brano letto da Saviano e tratto dall'intervista che il giudice diede a Gianni Minà nel 1996, titolo: "Chi ci tradì". Tradita fu pure l'innocenza di Giuseppe Gullotta, arrestato ad Alcamo nel 1976 per l'omicidio di due giovani carabinieri "in seguito a una falsa testimonianza - spiega Fazio - ottenuta con sevizie". Nel febbraio scorso Gullotta è stato riconosciuto innocente, dopo ventidue anni di carcere ingiusto. Gullotta è in studio, la sua parola è "libertà". Quella che non hanno i condannati al Laogai, al centro dell'altro monologo di Saviano: la cittadella-gulag (abbreviazione di Laodong Gaizao, "riforma attraverso il lavoro") alla quale la Repubblica Popolare Cinese destina i controrivoluzionari di destra, o anche coloro che infrangono la regola del figlio unico. "Sono fra i tre e i cinque milioni - dice Saviano - quaranta milioni di persone passate nei Laogai da quando furono istituiti da Mao, luoghi che dovrebbero pulire la testa delle persone". Al momento in un Laogai c'è anche Liu Xiaobao, Nobel per la pace 2010.

Dice "basta" Luciana Littizzetto, è quella la parola che ha cominciato a usare "quando da bambina mi volevano far mangiare i finocchi". Nel mirino, stasera, oltre al tormentone-Fassino ("ha una storia con Elisa") ci sono le subrette televisive, "basta con le cagate che si sentono in tv, quelle che dicono 'io da piccola ero bruttissima'", con "l'ipocrisia di quelle che dicono di essere arrivate in tv con la gavetta e invece ci stanno solo grazie a due doti, quella davanti e quella didietro, ma quale gavetta, di' che sei rotolata da un lenzuolo all'altro finché non sei finita nel letto giusto...".

Valerio Magrelli parla di "poesia". "Paghetta" è la parola del giorno di Massimo Gramellini. Dalla paghetta che a lui dava suo nonno alla la paghetta dei figli di Bossi. "Treno" è la parola-omaggio che Marco Paolini dedica ai tre lavoratori notturni dei treni a rischi licenziamento che dalla fine dello scorso anno presidiano la torre della stazione centrale di Milano. Al fotografo Roberto Koch il compito di tirare fuori le parole non dette della "Pietà yemenita", la foto vincitrice del World Press scattata da Samuel Arandaa Sana'a. Ermanno Olmi parla di "il tempo". E anche il corpo si trasforma il parola. Fazio introduce il primo balletto dicendo che "ci sono vari modi per comunicare, chi non può usare le parole perché non le può sentire comunica attraverso un altro linguaggio, quello dei segni. Così il corpo si trasforma in parola e finalmente danza". E alla fine, un messaggio per tutti: "Vorrei un Paese dove tutte le persone ascoltano con gli occhi".

(16 maggio 2012) © Riproduzione riservata

da - http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/05/16/news/saviano_fazio_ultima_puntata-35291167/?ref=HRER2-1
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