PERSONAGGI
Serena Dandini: "Sono una donna difettosa"
"Ho un armadio pieno solo di vestiti neri, volevo sposare Mick Jagger e piango senza ritegno, se mi va".
Serena Dandini ha deciso di parlare di sé in un (nuovo) libro.
E all'amico-scrittore che l'ha intervistata per Io donna anticipa qualche buon consiglio: "Meno palestra e più divano"
PERSONAGGI Serena Dandini: Sono una donna difettosa
SONO QUI, seduto sul divano dove Serena dichiara di passare la maggior parte della sua esistenza. Beviamo caffè, fumiamo, mangiamo biscotti. Sono qui perché ha mantenuto la sua promessa. Mi aveva giurato solennemente che non avrebbe scritto - almeno non subito - un altro libro sui giardini. Del resto, non l'avrei letto. Era divertente, pieno di citazioni e rivelazioni, e ha venduto tantissimo. Ma parlava di piante e fiori. E del resto, qui a casa sua, siamo circondati da un sacco di roba del genere, curata e ben innaffiata. Lei ne è molto orgogliosa e prova a farmi capire quanto è importante, ma non lo capisco. Non si avvilisce troppo, mi regala anche un fiore da portare a casa, mi pungo parecchie volte e non è nemmeno una rosa, ma non so cosa sia. Bisognerà metterlo in un po' d'acqua qualche giorno, e poi buttarlo nella spazzatura. In ogni caso, è stata brava: non l'ha fatto. Ha scritto un libro che racconta di lei, per quanto sia possibile farlo.
«Ho cominciato a scrivere Grazie per quella volta (Rizzoli, ndr) nel periodo in cui la lotta in Rai si era fatta dura, bisognava decidere se lasciare tutto e andare via: ero a capo di una truppa di cui mi sentivo responsabile, tutte queste persone che lavorano con me, dovevo occuparmi per intere settimane di molte cose che non mi piacevano. Così, quando tornavo a casa mi mettevo a pensare a quelle che mi piacevano, che mi riguardavano, e ho cominciato a scriverle, senza nemmeno progettare un libro. Che lo fosse, l'ho deciso dopo».
E infatti è un libro che le assomiglia molto: incasinato e allegro. E piuttosto spudorato. Per questo motivo, più ambizioso di quello sui giardini (sono io a definirlo così, per usarle violenza, ma non riesco a innervosirla mai); e per questo più pericoloso. Ma c'è questa cosa specifica che mi piace di Serena: che è di quella specie umana senza via di mezzo; è sfacciata e insicura, fragilissima e onnipotente. Spesso nelle persone queste caratteristiche si alternano, anche in breve tempo; in lei quasi sempre convivono nello stesso istante. Di conseguenza, non capisci mai se è più forte di te o più debole di te, e alla fine ti dimentichi di capirlo. «Io ho sempre scritto: programmi, pezzi comici, ho scritto per il teatro. Ma un libro è un'altra cosa. Non sei più protetto, non condividi più con gli altri le cose belle e quelle brutte, il successo e l'insuccesso».
Come hai reagito agli ascolti non certo soddisfacenti di The Show Must Go Off ?
«Appunto: quando c'è un gruppo ti protegge, ti moltiplica le difese. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo migliorato la qualità. Quando si tratta di un libro, sei solo, e fa un po' paura. Però è anche molto eccitante».
E infatti il libro ha come sottotitolo Confessioni di una donna difettosa, e consiglia di mangiare senza limiti e di piangere senza ritegno, di smetterla di essere schiavi dell'autoreggente, di abbandonarsi alla vita di coppia (finché dura), consiglia di andare poco in palestra e di starsene stesi sul divano. Tratta abbastanza male gli uomini, ma lo fa con tenerezza.
«Sì, alla fine è un modo di mettersi in gioco, di rivelare le proprie debolezze, difendendole un po' con l'ironia. In fondo, in tutti questi anni le persone mi hanno visto accogliere gli altri, essere curiosa degli altri, o giocare con i comici per farne venire fuori la parte migliore. Ma chi sono io, come sono fatta e cosa penso, lo sanno soltanto gli amici. Adesso lo sapranno anche quelli che leggeranno Grazie per quella volta».
In fondo questa parte spudorata, personale, completa un personaggio pubblico come la Dandini. Da una parte si occupa di attualità, politica, fa satira - e in tanti anni ha scoperto e portato in tv una gran quantità di talenti; dall'altra parla di sua zia, delle strategie che faceva da ragazza per farsi notare da Mick Jagger al concerto dei Rolling Stones, perché voleva che la sposasse. E poi apre il suo armadio ai lettori, per far scoprire che ci sono soltanto vestiti neri, e le differenze tra l'uno e l'altro sono ormai incomprensibili. «Per tanti anni ho pensato di scrivere cose mie, ma avevo troppo pudore. Che rimane tuttora, per il rispetto che ho dei libri che amo e che leggo e rileggo, o degli scrittori che invito al programma perché spero che la gente compri i loro libri. Per questo mi sono sempre trattenuta. Poi, gli anni che passano cancellano alcuni freni inibitori, e mi sono buttata. Con rispetto delle differenze, sapendo di essere un personaggio televisivo a cui è più facile dire sì».
Alla fine, questi tuoi libri sono un modo per avvicinare i tuoi spettatori affezionati.
Molti di coloro che hanno letto Dai diamanti non nasce niente mi seguono da anni, altri no. E in tutti e due i casi il rapporto cambia, è come un altro modo di avere a che fare con gli altri, più intimo e più profondo.
Soprattutto le donne cui ti rivolgi penseranno: in fondo io e la Dandini siamo molto più simili di quanto credessi.
Ecco, è un po' questo. Sarà più chiaro che il fatto di essere un personaggio della tv non significa andare alle feste tutte le sere, cenare con i potenti, far parte di chissà quale mondo. Ma scopriranno che si può ingigantireun mal di testa per passare un pomeriggio intero a vedere La vita in diretta.
Oppure, come racconti nel libro, essere contenta di un aereo in ritardo di molte ore, chiusa in aeroporto, senza la colpa di non far niente perché sei stata costretta.
Quello è il momento in cui, forse, mi viene in mente di scrivere. La televisione la amo molto, ma ti spinge a occuparti di tantissime cose contemporaneamente. Devi decidere, dire l'ultima parola su tutto, un po' come i registi sul set. Invece quel tempo regalato, in cui non puoi fare altro che stare sola a pensare, a sfogliare riviste, all'improvviso ho capito che potevo riempirlo scrivendo per me.
Poi abbiamo abbandonato il libro, ma non i biscotti e le sigarette. E abbiamo chiacchierato della casa nuova di un amico, del Pd, della sincerità e di altre cose. E abbiamo scoperto che, alla fine, sono tutte difettose; e quindi che tra queste appaia anche la donna difettosa, ci sta tutto.
Su "Io donna", 14 - 20 aprile 2012
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http://www.iodonna.it/iodonna/guardo/12_a_serena-dandini-intervista-libro-grazie-per-quella-volta.shtml