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Autore Discussione: Barry Eichengreenn. - La tentazione pericolosa della Bce  (Letto 2304 volte)
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« inserito:: Aprile 16, 2012, 11:43:26 am »

La tentazione pericolosa della Bce

di Barry Eichengreenn

15 aprile 2012

Lo scorso dicembre, con il sistema finanziario europeo sull'orlo della catastrofe, la Banca centrale europea ha sorpreso i mercati con un intervento senza precedenti, offrendo alle banche dei Paesi dell'euro liquidità sostanzialmente illimitata (in cambio di qualsivoglia garanzia) per un periodo eccezionale di tre anni.

L'operazione a sorpresa della Bce ha messo un freno alla crisi. Ma ora, dopo solo quattro mesi, la situazione sta di nuovo precipitando. I grandi Paesi dell'Europa meridionale, Spagna e Italia, scivolano in recessione sotto i colpi dell'austerity e il deterioramento dell'economia getta dubbi sulle stime di bilancio dei loro Governi, minando il supporto politico alle riforme strutturali e rilanciando interrogativi sulla stabilità dei sistemi bancari che sembravano risolti.
La zona euro sembra nuovamente sull'orlo del tracollo. Dobbiamo aspettarci un nuovo intervento della Bce?

Gli ostacoli a ulteriori interventi sul fronte della politica monetaria sono considerevoli, ma sono quasi esclusivamente ostacoli autoimposti. All'ultima riunione del consiglio direttivo la Bce ha lasciato il tasso di riferimento invariato, motivando la scelta con un'inflazione di mezzo punto percentuale sopra il target ufficiale del 2 per cento. I membri del consiglio erano preoccupati anche per i segnali di un'inflazione da costi in Germania: il principale sindacato tedesco, la IG Metall, ha chiesto un incremento salariale del 6,5% nella prossima tornata negoziale annuale e i lavoratori del settore pubblico tedesco a fine marzo hanno strappato un accordo che prevede aumenti salariali del 6,3% nei prossimi due anni.

Ma questo incremento del costo del lavoro in Germania è quello di cui l'Europa ha bisogno per accelerare il suo riequilibrio, perché contribuirà a riallineare le posizioni competitive delle economie del Nord e del Sud del continente. L'Europa meridionale deve diventare più competitiva e incrementare l'export, ed è stata criticata (non senza ragioni) per non essere riuscita a fare di più su questo fronte. Quello che conta sono i costi di produzione dei Paesi del Sud Europa rispetto ai costi di produzione della Germania, campione dell'export europeo. Ecco perché la prospettiva di un incremento del costo del lavoro in Germania, dopo un decennio di stagnazione, rappresenta uno dei pochi sviluppi positivi sullo scenario europeo, non certo qualcosa che la Bce debba cercare di contrastare.

Il fatto che un aumento degli stipendi in Germania sarà accompagnato da una diminuzione degli stipendi in tutti i Paesi del Sud Europa suggerisce che le pressioni inflazionistiche a livello continentale rimarranno sotto controllo. Con una disoccupazione che supera il 10% nell'Eurozona, è difficile pensare che possa essere diversamente. Il 2,6% di inflazione primaria a marzo è stato fortemente influenzato dall'impennata dei prezzi dell'energia, che dovrebbe avere effetti transitori (situazione mediorientale permettendo). Le stime della stessa Bce prevedono un calo dell'inflazione nella seconda metà del 2012 e di nuovo nel 2013: esistono margini di manovra sul fronte della politica monetaria.

Un secondo argomento contro l'adozione di altre misure di politica monetaria è che questa ipotesi dovrebbe essere presa in considerazione solo come ricompensa per i progressi fatti sul fronte del rigore di bilancio e delle riforme strutturali, aree in cui i leader politici lasciano ancora a desiderare. Sui tagli alla spesa, che in teoria dovrebbero aiutare a raffreddare l'inflazione, i Governi europei, come quello spagnolo di Rajoy, stanno facendo marcia indietro sugli impegni assunti. E sulle riforme strutturali, che dovrebbero imbrigliare la crescita dei prezzi incoraggiando la concorrenza, leader come il premier Monti fanno sempre più fatica a trovare consenso per misure impopolari e stanno annacquando proposte già modeste per incrementare la flessibilità del mercato del lavoro.
I Governi esitano a fare la loro parte e la Bce è riluttante a sostenerli. Nell'ottica dell'Eurotower, compensare i Governi con stimoli monetari - tenendo a galla la nave con più spesa - serve solo ad allentare la pressione sui politici perché facciano quello che serve.

Se questo è quello che pensa la Bce, sta facendo un gioco pericoloso. Senza spesa e senza crescita non può esserci soluzione ai problemi dell'Europa. In assenza di spesa da parte del settore privato, i tagli di bilancio serviranno a deprimere il gettito fiscale, costringendo i Governi ad altri tagli di bilancio e così via, senza fine. Non ci sarà crescita economica alla fine del tunnel e il sostegno in favore delle riforme strutturali continuerà a erodersi.
La Bce è preoccupata per il rischio di azzardo morale, l'idea che il fatto di sostenere la spesa possa allentare la pressione sui Governi. Ma farebbe bene a preoccuparsi anche del rischio di un collasso finanziario, del pericolo che la sua inazione, mettendo in moto una recessione grave, renda impossibile ai leader fare i passi necessari per rimettere su basi solide le loro economie.

La Bce può obbiettare, con qualche ragione, che la politica monetaria non è lo strumento adatto per riequilibrare l'economia europea. Un taglio dei tassi di riferimento o una politica di espansione quantitativa chiamata in un altro modo non servono a migliorare la competitività delle traballanti economie del Sud Europa.
È vero. Ma senza crescita economica difficilmente potrà esserci la volontà politica di prendere misure difficili a livello nazionale. Senza il sostegno della Bce entrambi gli obiettivi - ripresa economica e impegno dei politici a realizzare riforme strutturali - rimarranno pure aspirazioni.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

Il Sole 24 ORE - Commenti e Idee (1 di 5 articoli)

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da - http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-04-15/tentazione-pericolosa-143248.shtml?uuid=AbvGIWOF&p=2
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