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Autore Discussione: Stefano VASTRANO. 'Il modello tedesco? Non c'entra'  (Letto 2176 volte)
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« inserito:: Marzo 26, 2012, 06:44:47 pm »

Intervista

'Il modello tedesco? Non c'entra'

di Stefano Vastano


'Da noi non si può licenziare nessuno (nemmeno se ruba) senza il consenso del sindacato. Si chiama cogestione e funziona benissimo. Tanto che gli operai ricevono una parte degli utili'. Parla Franco Garippo, italiano, da 35 anni nel consiglio di fabbrica della Volkswagen di Wolfsburg

(23 marzo 2012)

Lo stabilimento Volkswagen di Wolfsburg Lo stabilimento Volkswagen di Wolfsburg«In Italia, quando in questi giorni per l'articolo 18 si parla di 'modello tedesco', si fa un pò di confusione». Parola di Franco Garippo, uno che il cosiddetto modello tedesco lo conosce molto bene e dal lontano 1976. Anno in cui è entrato a lavorare agli impianti Volkswagen di Wolfsburg. diventando poi sindacalista (di IG Metall, due milioni e mezzo di iscritti) e membro del consiglio di fabbrica.

Garippo, in che cosa consiste questa confusione?
«In Germania un collega può venir licenziato per motivi disciplinari o personali solo dopo aver consultato il consiglio di fabbrica. Un licenziamento senza il parere del consiglio interno è nullo. La prima cosa da capire del 'modello tedesco' è che noi sindacati abbiamo qui in Germania, anche per quanto concerne licenziamenti, la piena codecisione».

Ma queste regole, ossia il modello della cogestione valgono solo per la Volkswagen?
«No. In Germania è in vigore uno statuto aziendale che prevede, nel caso di licenziamenti, la consultazione del consiglio di fabbrica per tutte le aziende che abbiano almeno 5 dipendenti. Anche per licenziamenti per motivi economici, qualora l'azienda deve ristrutturare il personale, il ruolo del sindacato è coderminante in Germania».

Vuol dire che se domani l'ingegner Martin Winterkorn, presidente della Vw, decidesse di licenziarla, non può?
«Nel caso in cui il presidente Winterkorn volesse licenziarmi, per ipotesi, perché ho rubato deve prima riunirsi la commissione disciplinare con rappresentanti d'entrambi le parti, sindacati ed ufficio personale. In 30 anni a Wolfsburg non ho mai visto un licenziamento senza previa e comune decisione dei Consigli di fabbrica».

In Germania insomma tutto è molto più basato sulla 'Mit-bestimmung', la famosa cogestione?
«Esatto. Prima d'arrivare a un tribunale e alla decisone del giudice, in ogni azienda tedesca si fa ricorso alle leve della cogestione. Una norma che è stata varata nel 1976 e da allora è l'etica del lavoro di ogni azienda tedesca oltre i cinque dipendenti. E' la sostanza di questa etica del lavoro che oggi sfugge in Italia quando si parla in astratto di 'modello tedesco'»,

Qual è il significato etico di questa norma del 76?
«Oggi in Italia si crede che, potendo licenziare più facilmente personale, per l'azienda sia più facilità realizzare utili. L'esperienza della cogestione nel modello tedesco e quella nostra in particolare qui a Wolfsburg dicono che è vero il contrario».

Si riferisce al modo in cui, nei primi anni '90, avete risolto la crisi alla Volkswagen?
«Esatto. Nel 1993 Peter Hartz, l'allora direttore del personale Vw, si ritrovava con un esubero di 30 mila dipendenti. A quel punto insieme, noi sindacati e lui, abbiamo deciso la 'settimana corta'. E cioè il 20 per cento in meno dell'orario di lavoro ed un taglio del 17 per cento sul salario. Alla fine, con zero licenziamenti e la garanzia del posto di lavoro, ne siamo usciti vincenti tutti, sindacati, impresa e dipendenti».

Scusi, Garippo, che vuol dire la 'garanzia' del posto di lavoro?
«Vuol dire molto concretamente che oggi tutti e 100 mila i dipendenti dei sei impianti Volkswagen in Germania non sono, per motivi aziendali, licenziabili. E questo sino alla fine del 2014, come abbiamo stipulato nel nostro ultimo contratto. Sono contratti del genere che tengono insieme un'azienda come la nostra».

Un ruolo di rilevo nel 'modello tedesco' lo ha, specie per i lavoratori, la partecipazione agli utili. Quest'anno ad esempio, quanto hanno incassato in premi-extra i dipendenti Vw?
«Quest'anno noi della Vw abbiamo ottenuto un premio di 7.500 euro. Questo 'bonus' è un'altra rivendicazione sindacale e prevede, per contratto, una partecipazione annua dei dipendenti agli utili. A fine novembre abbiamo ricevuto i primi 1.400 euro; a fine maggio degli utili VW 2011 a noi verranno altri 6.100 mila euro. Tutto questo è il cosiddetto 'modello tedesco': non si può prendere ed esportare in Italia o altrove solo una sua parte».

Qual è il consiglio che lei darebbe a sindacati, imprese e al governo Monti?
«A sindacati e imprese in Italia direi di guardare al fondo del modello tedesco. Si basa sulla cogestione ed implica soprattutto il senso della responsabilità per entrambe le parti sociali. Un'azienda funziona meglio solo se i suoi dipendenti si sentono più rispettati e sicuri, identificandosi col futuro della stessa azienda».

 
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DA - http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-modello-tedesco-non-centra/2177224
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