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Autore Discussione: Federico FUBINI - Merkel e Sarkozy si scoprono minoranza  (Letto 1884 volte)
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« inserito:: Febbraio 21, 2012, 12:25:18 pm »

Liberalizzazioni

Merkel e Sarkozy si scoprono minoranza

Parigi e Berlino stanno perdendo terreno soprattutto sul piano della leadership culturale


Non capita tutti i giorni che questa Gran Bretagna, quella di David Cameron, firmi un documento perché Bruxelles faccia di più. Non di meno.

Non è neanche frequente che Paesi del Sud e dell'euro come la Spagna o la stessa Italia si alleino con Paesi del Nord e euroscettici come la Svezia o con governi della Nuova Europa - ancora più freddi verso l'euro - come la Repubblica Ceca. Né è scontato che i signori della «tripla A» in Finlandia o in Olanda si schierino con governi sul cui default illustri economisti hanno scommesso la reputazione.

Prima ancora dei contenuti - più apertura e integrazione dei mercati per far crescere l'Europa - la novità del documento di ieri a firma di dodici premier europei è la sua topografia. È una lista di leader che copre due terzi dell'economia dell'Unione o i quattro punti cardinali politici e finanziari, non solo sulla carta geografica. Ma oltre alle presenze, saltano subito all'occhio nel gruppo anche le assenze. Non c'è Angela Merkel, cancelliera tedesca; e non c'è il presidente francese Nicolas Sarkozy. Con il duo franco-tedesco restano fuori il Belgio diviso del premier socialista Elio Di Rupo, il Lussemburgo di Jean-Claude Juncker, piccoli Paesi del Sud in profonda crisi come Grecia o Portogallo, Malta o Cipro, o economie emergenti di seconda fascia come Romania, Bulgaria e Ungheria.

In sintesi, ieri improvvisamente Parigi e Berlino si sono svegliati in minoranza: sulle liberalizzazioni e l'apertura del mercato lo sono sul piano politico, su quello del peso economico e ancora di più sul terreno della leadership culturale. È accaduto ieri con un documento inizialmente ispirato dal premier Mario Monti, sul quale poi i tessitori politico-diplomatici del governo italiano hanno convinto i britannici e gli olandesi a collaborare. Alla fine la massa critica è stata prodotta da questi tre Paesi. Non a caso ieri sono stati i rappresentanti permanenti a Bruxelles di Roma, Londra e L'Aia a consegnare la dichiarazione ufficiale ai suoi destinatari formali, il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e quello della Commissione José Manuel Barroso.

Francesi e tedeschi sapevano tutto e hanno preferito non aderire; non sono mai stati tenuti ai margini. Ciascuno degli altri governi ha semplicemente attratto nella cerchia i Paesi dell'Unione con i quali aveva più abitudine di rapporti. Monti ha coinvolto il neo-premier di Madrid Mariano Rajoy; con ogni probabilità gli olandesi hanno portato nel club i nordici e così di seguito. Ma se qualcosa che ha tenuto insieme tutti e dodici, ciò va al di là anche dell'impegno di Monti e dell'opera di cucitura dietro le quinte del ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi. Fin da quando Moavero ha visitato le sue controparti a Londra e all'Aia, si è subito capito che un documento d'indirizzo a largo raggio era possibile. Nasce così la richiesta al prossimo vertice europeo di fare un passo deciso verso un vero mercato europeo che funzioni per i servizi ai cittadini e le loro opportunità di lavoro, non solo per le grandi o piccole imprese industriali. «Molto dev'essere fatto per aprire il mercato dei servizi nella dimensione necessaria», scrivono i leader. Hanno in mente, in fondo, qualcosa di parallelo alla vigilanza più stretta sui bilanci. I dodici propongono per esempio che il controllo della Commissione contro le forme di protezionismo «molecolare» delle economie - ordini professionali, servizi ai consumatori - diventi molto più efficace. Niente che entusiasmi per forza gli elettori di Angela Merkel: in Germania 150 mestieri (dai panettieri agli idraulici) hanno ciascuno le proprie, severe restrizioni all'entrata; solo i farmacisti possono possedere una farmacia e non più di quattro, mentre i medicinali più banali non possono essere venduti in altri negozi. Secondo l'Ocse la produttività nei servizi in Germania dal 1995 è addirittura calata, contribuendo a deprimere la domanda interna e gli squilibri commerciali nell'euro.

Ma il documento dei dodici non è fatto per isolare Berlino. Un intero paragrafo per esempio parla di dare più opportunità di lavoro in Europa alla nuove generazioni, magari facilitando la trasferibilità dei contributi per la pensione. È un'Europa dei cittadini: in suo nome, senza alzare una sola onda di troppo, Monti ieri ha ribaltato la vecchia maggioranza di controllo a Bruxelles.

Federico Fubini

21 febbraio 2012 | 8:37© RIPRODUZIONE RISERVATA

DA - http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_21/fubini-merkel-sarkozy_b1c3aba6-5c5d-11e1-beff-3dad6e87678a.shtml
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