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Autore Discussione: GIOVANNI BIGNAMI - Pacini, l'uomo che mi fece innamorare del cielo  (Letto 2965 volte)
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« inserito:: Gennaio 27, 2012, 03:25:11 pm »

27/1/2012 - MORTO L'ASTROFISICO

Pacini, l'uomo che mi fece innamorare del cielo

GIOVANNI BIGNAMI

Non so ricostruire quando vidi Franco Pacini per la prima volta. Certo fu nei primissimi anni Settanta, quando le pulsar erano ancora oggetti misteriosi per tutti, tranne che per lui, che le aveva pensate prima che venissero viste.

L’eleganza delle sue teorie fece innamorare molti (me compreso) di un’astronomia nuova, dell’invisibile, quasi dell’impossibile, che si rivelò invece ricca di risultati dirompenti quanto inaspettati. Franco non aveva ancora trent’anni quando immaginò tutta un’astronomia che prima non c’era.

Se oggi l’Italia ha una scuola di valore mondiale in astrofisica delle alte energie, per esempio, è anche grazie all’insegnamento di Pacini.

Ma, al di là della sua impronta culturale, l’astronomia italiana gli deve molto di più. Oggi abbiamo uno standing internazionale, in Europa come negli Stati Uniti, grazie anche al suo carisma. Il carisma di Franco era quella dote (rara) che gli permetteva, nel mondo, di rendere tutti noi credibili, sulla base, spesso, di promesse alquanto vaghe di politici ondivaghi.

È a lui che dobbiamo una presenza da protagonisti nei più grandi telescopi del mondo, sia in America sia in Europa. Ed è a lui che dobbiamo molto dell’organizzazione dell’attuale ricerca astronomica in Italia.

Era anche un grande politico, Franco. Per anni dentro nel Pci, certo, ma anche trasversale, coraggioso, spregiudicato quando si trattava di difendere l’astronomia. In Italia come nel mondo: fu presidente italiano dell’Unione Astronomica Internazionale. Più di vent’anni come direttore di Arcetri, per Firenze era una bandiera, ma intanto a Roma era un riferimento per l’Accademia dei Lincei.

Sapeva parlare del cielo in modo che ti faceva innamorare dell’astronomia (come successe per me) e lo sapeva fare magistralmente con i bambini, ai quali dedicava sorrisi ed energie.

Divulgare astronomia per lui era naturale come fumare la pipa: non avrebbe mai smesso. Come anche parlare di pulsar, di supernove o solo di fisica. Ma pensando sempre «fuori dalla scatola», come hanno il coraggio di fare solo in pochi.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9699
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