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Autore Discussione: Edo Ronchi - Dove abitano i ritardi  (Letto 2338 volte)
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« inserito:: Settembre 13, 2007, 06:49:30 pm »

Dove abitano i ritardi

Edo Ronchi


Non sarebbe male ricordare, visto che si riparla di rischi per il prossimo inverno, che il black-out elettrico del 2003, innescato di notte con energia minima richiesta dalla rete, e le difficoltà di approvvigionamento del gas nell’inverno 2005, sono tutti e due avvenuti durante la gestione delle politiche energetiche del governo di centrodestra. Non ricordo di aver sentito alla vigilia di quei black-out, veramente neanche dopo, quegli stessi che oggi lanciano allarmi, criticare le responsabilità del governo di allora.

Eppure il black-out elettrico, e la sua estensione fino alla Sicilia, fu causato non dalla mancanza di centrali (la gran parte, di notte, era ferma o andava al minimo), ma da una carente, e pasticciata, regolazione dell’uso delle centrali esistenti e della rete elettrica.

Le difficoltà dell’inverno del 2005 furono causate certo anche da una, limitata, riduzione della fornitura di gas dalla Russia (per la crisi con l’Ucraina), ma anche da una carente gestione delle riserve e dell’approvvigionamento.

È bene non scordare, inoltre, che in cinque anni il governo di centrodestra non ha iniziato la costruzione di nessun nuovo rigassificatore.

Ora, invece, sia sulle carenze nella gestione della potenza installata sia della rete, sia sulle misure per limitare i rischi per l’approvvigionamento del gas, l’attuale governo col Ministro competente, Bersani, è intervenuto con diverse iniziative, le ultime sono due decreti, uno già pubblicato e uno in corso.

Sul necessario potenziamento degli stoccaggi di riserva del gas e dei rigassificatori, necessari per differenziare, e quindi rendere più sicuro, l’approvvigionamento di gas, sono in corso diverse iniziative. Non ci si può aspettare che, in pochi mesi, si risolvano ritardi di anni. Si può chiedere al nostro governo un quadro più preciso,con tempi certi, e che questi tempi siano rispettati. Fra i combustibili fossili, il gas è quello meno inquinante, con meno emissioni di gas serra che concorrono al cambiamento climatico. L’aumento dell’impiego del gas, in particolare i sostituzione del petrolio, è positivo per ragioni ambientali e richiede,per assicurare maggiore sicurezza degli approvvigionamenti, sia un incremento degli stoccaggi, sia una diversificare gli approvvigionamenti anche con un certo numero di rigassificatori: questi impianti vanno realizzati con le opportune garanzie ambientali, del tutto praticabili per questi impianti.

Paventando il rischio di back-out energetico, addirittura con un inverno al freddo e senza luce, non si affrontano certo i problemi, che ci sono, di sicurezza, costi e impatti ambientali sul clima del nostro sistema energetico, ma si alimenta solo un generico malcontento,indirizzato in particolare contro l’attuale governo. Soprattutto mi pare fuori luogo tirare in ballo il nucleare, oppure gli impegni richiesti dal Protocollo di Kyoto per contrastare la crisi climatica.

Ammesso che si risolvano i problemi di gestione dei rifiuti radioattivi e di sicurezza,che qualcuno dica dove si localizzano una decina di centrali nucleari in Italia, visto che vengono prospettati problemi a breve termine, addirittura per il prossimo inverno,cosa centrano le centrali nucleari che richiedono sei-otto anni per essere costruite?

Gli impegni per contrastare la crisi climatica richiedo di operare innanzitutto in due direzioni: l’aumento dell’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.

Una volta si diceva che l’Italia aveva una buona efficienza energetica, oggi non è più vero. Nel 1990 aveva un’intensità energetica finale del Pil più bassa della media europea,della Francia e del Regno

Unito e molto più bassa della Germania. Nel 2004 la sua intensità energetica è diventata, di poco, superiore della media europea e della Francia e significativamente superiore di quella del Regno Unito. Nel 2005, sempre con le destre al governo, l’Italia, con crescita zero del Pil ha aumentato sia i consumi energetici che le emissioni di gas serra, mentre Germania, Francia e Regno

Unito,con una crescita economica superiore, hanno ridotto sia i consumi di energia sia le emissioni di gas serra.

Nel periodo 2000-2005, mentre la Germania ha raddoppiato la propria produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, l’Italia l’ha diminuita da 61,7Twh a 58,3 Twh: il calo della produzione da fonte idrica non è stato nemmeno compensato dal modesto aumento della produzione di energia elettrica da nuove fonti rinnovabili (eolico, biomasse e solare).


Pubblicato il: 13.09.07
Modificato il: 13.09.07 alle ore 9.25   
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