economia
11/08/2011 - analisi
L'export aiuta le imprese
Cassa integrazione in calo
Per la Fim, l'obiettivo dell'autunno è la produzione di Mirafiori
Chiarle: in sei mesi tra i metalmeccanici dimezzata quella ordinaria
Marina Cassi
Torino
Lo scorso anno le richieste di cassa integrazione planate sulla scrivania del segretario della Fim, Claudio Chiarle, nei primi sei mesi dell’anno pesavano ventun chili e 200 grammi e erano altre 47 centimetri. Quest’anno le cose sono andate meglio, ma nuove nubi si addensano sulla ripresa autunnale. Certo è che per la metalmeccanica la ripresa è stata maggiore che in altri settori grazie al traino delle esportazioni. Un motore che, però, rischia di incepparsi se si scatena una nuova recessione mondiale. Il segretario Fim spiega che la cassa integrazione ordinaria si è più che dimezzata passando dagli oltre 100 mila lavoratori coinvolti nel primo semestre del 2010 ai 42.300 di quello di quest’anno.
Rimangono numeri molto importanti, ma nettamente migliori. E l’uso della ordinaria potrà ripartire visto che ricomincia il conteggio dell’uso dell’ammortizzatore sociale degli ultimi due anni. Dice Chiarle: «Anche la cassa in deroga è calata del 13% con 3037 addetti coinvolti contro i 3496 del 2010 e le aziende che la utilizzano sono passate da 689 a 413. Questo dato, confortante, è uno dei segnali che una parte delle aziende sta beneficiando della ripresa dell’export».
Cresce, invece, la cassa straordinaria: 9911 addetti nel primo semestre di quest’anno; erano 6157 nel 2010. E cresce, anche se poco, il numero di lavoratori in mobilità: 1016 rispetto agli 852 del 2010. Ma su questo terreno Chiarle non è ottimista: «E’ sempre verso la fine dell’anno che la mobilità aumenta perché le aziende fanno i conti e tagliano i costi».
Il panorama complessivo comunque è in miglioramento - come aveva già rilevato l’indagine trimestrale dell’Unione industriale per il settore metalmeccanico - perché, secondo Chiarle, «la ripresa dell’export ha premiato quelle aziende, soprattutto dell’indotto automotive, che nel corso degli anni hanno diversificato a livello mondiale il loro fatturato, guardando con particolare attenzione a tedeschi e francesi».
E sottolinea che segnali sono arrivati anche «da una ripresa dell’attività produttiva nell’indotto Iveco, Powertrain e Cnh; i motori si sono continuati a produrre regolarmente, Iveco sui veicoli industriali e trattori è ripartita a pieno regime insieme alle macchine movimento terra della Cnh».
Fin qui le buone notizie, ma il segretario Fim, guarda ai prossimi mesi con una certa apprensione. Spiega: «I segnali di questi giorni sono pessimi in Italia e nel resto del mondo. C’è il rischio che l’export si fermi». E aggiunge: «Qualche timore c’è anche per gli ammortizzatori sociali; sappiamo che quelli in deroga per tutto il 2011 ci sono. Ma nel 2012 che cosa farà il governo? Se ci fossero tagli si metterebbe a rischio la coesione sociale».
E poi c’è l’incognita Fiat. Il segretario Fim non ha dubbi: «E’ ovvio che tutta la situazione torinese sarebbe migliore nelle aspettative future se Mirafiori e la ex Bertone si mettessero in moto. E’ indispensabile per una ripresa vera che non si basi solo sull’export. In autunno su questo terreno sono necessari segnali concreti, non c’è più tempo da perdere».
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http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/economia/articolo/lstp/415361/