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Autore Discussione: MONICA MARO  (Letto 2795 volte)
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« inserito:: Marzo 03, 2011, 03:04:52 pm »

Monica Maro,   02 marzo 2011, 16:10

Il conflitto e lo sfascismo federalista    

Con 314 sì e 291 no e 2 astenuti passa alla Camera la fiducia sul federalismo fiscale municipale. Umberto Bossi, applaudito dai deputati della Lega, esulta: "Un altro giro di mattoni in più, siamo quasi al tetto". Ma avverte: "Ora arriva la parte più difficile, quella del federalismo regionale e provinciale". Ma ad animare il dibattito politico c'è anche il caso Ruby con Gianfranco Fini che chiede un maggior approfondimento sul conflitto di attribuzioni in sede di Giunta del regolamento. E intanto, mentre scoppia un altro caso Bondi, non si fermano le voci sul rimpasto di governo


Con un Silvio Berlusconi in versione padana, con fazzoletto verde nel taschino della giacca, la Camera ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul federalismo municipale. Numeri un po' più bassi di quelli sperati, 314 sì contro 291 no e due astenuti, ma il premier è comunque soddisfatto: "Senza ammalati e missioni la maggioranza sarebbe arrivata a 322 deputati".
Ancora più soddisfatto il leader della Lega Umberto Bossi: "Un giro di mattoni in più, siamo quasi al tetto", è il commento al voto. Ma la gioia del Carroccio era esplosa già in aula, in un tripudio di bandiere verdi cui ha partecipato anche Berlusconi e che però ha portato alla sospensione della seduta.

Nonostante l'afflato padano del premier, Bossi si diverte però a tenere Berlusconi ancora sulla corda: l'asse tra i due "per adesso tiene", dice il leader della Lega, che risponde sibillino anche alla domanda sulla tenuta della legislatura: "Noi vogliamo completare il federalismo, poi vediamo. Restiamo con in piedi per terra". Al premier Bossi riconosce tuttavia che "è stato l'unico a darci i voti per il federalismo", e alla sinistra dice: "Io al posto loro avrei partecipato" alla riforma. Un voto contrario che però non preclude possibili alleanze o confronti: "Io non precludo mai niente... Ma certo si sono rovinati la faccia con la gente".

Incassato il fisco municipale, Bossi guarda ora al prossimo decreto legislativo, quello sul fisco regionale e provinciale con la complicata partita dei costi standard della sanità: "Arriva la parte più difficile", riconosce il leader leghista. Forse anche per questo da Roberto Calderoli è arrivato oggi l'annuncio che con ogni probabilità i tempi della delega saranno prorogati di 4 mesi: il ministro leghista porterà la richiesta in Cdm, e se è accolta la delega scadrà non più il 21 maggio ma il 21 settembre. Quattro mesi in più per scrivere il federalismo, ma 4 mesi in più anche per il governo.

Per la gioia i deputati del Carroccio sventolano in Aula le bandiere verdi. Immediata la reazione dell'opposizione, che costringe il presidente di turno a sospendere per qualche minuto la seduta.

L'opposizione non ci sta. Per Pierluigi Bersani del Pd e Pierferdinando Casini dell'Udc, si tratta di "un vero pasticcio, uno spot della Lega, che metterà le mani nelle tasche dei cittadini e introdurrà nuove tasse". Gli fa eco Fli: "Non è una buona riforma, non è condivisa, ed è frettolosa".

Ma ad animare il dibattito politico c'è anche il caso Ruby. Gianfranco Fini chiede un maggior approfondimento sul conflitto di attribuzioni in sede di Giunta del regolamento, citando tre precedenti sfavorevoli alla richiesta avanzata da Pdl, Lega e Responsabili per fermare i pm di Milano. La maggioranza insorge. Non si fermano le voci sul rimpasto di governo, che dovrebbe slittare alla prossima settimana. Scoppia pure il caso Bondi che annuncia a breve le dimissioni da ministro, anche se il Pdl gli chiede di restare.

In mattinata Berlusconi torna ad attaccare l'opposizione: "Orfani del comunismo, le sinistre sono divise su tutto e non sono all'altezza" di fare le riforme. "Pretendono di essere cambiate, dicono di essere diventate liberal-democratiche. Ma non è vero. I loro uomini sono sempre gli stessi. La loro mentalità, la loro cultura, i loro più profondi convincimenti, i loro comportamenti sono rimasti gli stessi". In particolare il Cavaliere se la prende con Futuro e libertà: "Pochi transfughi che hanno tradito".
Nel suo messaggio alla presentazione della fondazione Rivolta Ideale, che raccoglie soprattutto le ex associazioni giovanili missine, il premier ostentare ottimismo sulla tenuta del governo: "Completeremo entro il termine naturale della legislatura il programma di riforme approvato dagli italiani". Il presidente del Consiglio cita oltre al federalismo fiscale e al rilancio dell'economia, "la riforma costituzionale della giustizia e quella delle intercettazioni. La maggioranza, benché meno numerosa, è assai più coesa di prima".

In serata, dunque, il clima politico si accende con la fiducia a Montecitorio. La vigilia è caratterizzata dai malumori di Forza del Sud, che chiede garanzie sulle energie rinnovabili. Prima del voto e dopo un incontro con una delegazione del gruppo dei 'Popolari d'Italia", il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli aveva assunto l'impegno di proporre al Cdm di domani "un'iniziativa legislativa finalizzata alla proroga di quattro mesi del termine di scadenza della delega prevista dalla Legge 42" sul federalismo fiscale prevista attualmente per il 21 maggio.

Il no alla fiducia sul federalismo è stato espresso, dunque, dai finiani, per bocca del capogruppo alla Camera, Benedetto Della Vedova: "Non è una buona riforma. Noi avevamo detto sì alla legge delega sul federalismo fiscale ma il decreto attuativo è sbagliato frettoloso e dannoso per contribuenti". E la fiducia posta dal governo è "incomprensibile" a meno che "il problema non sia compattare la maggioranza, che è dei numeri ma non politica su un provvedimento delicato". E per questo "votiamo no". Anche l'Udc è contraria.

Per Casini "ci sono ragioni politiche e di merito che di inducono a dire no ancora una volta. Non possiamo fidarci della Lega, almeno finché non ci troveremo su alcune cose elementari, del tipo Roma non è Roma ladrona ma la nostra capitale...". E ancora: "Se si vuole un federalismo che unisce, perché esaltare gli egoismi? Il federalismo fiscale in questo provvedimento non esiste, è solo uno spot, aumenterà le tasse a tutti i cittadini italiani. Non si vuole fare un vero federalismo ma si vuole approvare uno spot della Lega".

Per il Pd fa sentire la sua voce Bersani: "Se il federalismo fiscale lo si fa e lo si fa per bene, lo votiamo. Se, invece, si fa un pasticcio, noi votiamo contro. Questo decreto, al di là delle vostre favole, è un pasticcio. Per questo votiamo contro il provvedimento e contro la fiducia. Voi mettete le mani nelle tasche dei cittadini per procura. Io vi parlo diritto: cara Lega, non venite a dire che reggete Berlusconi per fare il federalismo. Noi vi garantiamo che il processo federalista va avanti" anche senza di lui".

Il segretario del Pd attacca duramente la Lega: "se volete reggere il moccolo all'imperatore, al miliardario, non mettete la scusa del federalismo che non c'entra niente". Nel pomeriggio, il caso Ruby ha tenuto banco per ore. In particolare, a far discutere è stato l'intervento di Fini che ha rinviato tutto al giudizio della giunta per il regolamento di Montecitorio. Sotto il profilo del merito, è stato il ragionamento del presidente della Camera, come da prassi la lettera dei capigruppo di maggioranza "sarà trasmessa al presidente della Giunta per le autorizzazioni al fine di acquisire l'orientamento di tale organo, competente nella materia oggetto della richiesta".

Sotto il profilo procedurale, l'inquilino di Montecitorio ha fatto notare che "nella lettera si fa riferimento al ruolo dell'Assemblea quale 'sede ultima di decisioni della Camera' su tale questione". Ma il leader di Fli ha ricordato che "la consolidata prassi procedurale in ordine ai conflitti di attribuzione prevede che, nel caso in cui si tratti di elevare o meno un conflitto da parte della Camera nei confronti di un altro potere dello Stato, è riconosciuto all'ufficio di presidenza un ruolo di filtro".

Per questo, in passato, la valutazione negativa dell'ufficio di presidenza "ha condotto alla mancata sottoposizione della questione all'Assemblea". Gli esempi riguardano tre casi risalenti al 2003, 2006 e 2008 in cui l'ufficio di presidenza rilevò che non vi erano i presupposti per un conflitto di attribuzione. "Per quanto riguarda il caso in esame -spiega Fini- non riconducibile in maniera immediata ai precedenti in materia, ritengo opportuno che la questione sia oggetto di approfondimento in sede di Giunta per il Regolamento affinché la presidenza possa disporre di tutti gli elementi utili per definire la procedura seguire".

da - paneacqua.eu/notizia
« Ultima modifica: Luglio 23, 2011, 10:12:27 am da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 23, 2011, 10:09:16 am »

Monica Maro,   22 luglio 2011, 17:42

Il Pd e l'eterna questione morale

Politica     

Tedesco, senatore coinvolto nell'inchiesta sulla sanità in Puglia, attacca Rosy Bindi, presidente del Pd: "il suo moralismo mi fa orrore" L'ira del partito: "Inaccettabile". Letta: " Ci si sarebbe aspettato che il giorno dopo il voto al Senato, pensasse ai danni pesanti che il Pd in questa vicenda ha già subito e si comportasse di conseguenza". Finocchiaro: "Più sobrietà" . Nei giorni scorsi era stato lo stesso segretario Pier Luigi Bersani a far capire che le dimissioni di Tedesco sarebbero state opportune. Invito che Tedesco rimanda al mittente: "Non mi suicido come qualcuno vorrebbe"


Intorno alla questione morale e al tema giustizia il Pd si interroga e si dilania. Il caso Tedesco e' la punta dell`iceberg. Esistono linee diametralmente opposte nel partito. Bersani liquida il voto contrario alla richiesta di Lucio D`Ubaldo con un`alzata di spalle: "Siamo a casi limitatissimi, per il resto è stato lineare e coerente. Chi ha scelto un`altra strada se ne assume le responsabilità". Conferma la solidità dei sì dei voti democratici il vicepresidente dei senatori Luigi Zanda: "E' finita come finiscono i voti di fiducia al Senato. Ha vinto il centrodestra. Non ci sono nostre defezioni in massa".

Eppure la vicenda non si chiude qui. Le dimissioni di Tedesco non arriveranno mai.
Il Pd fa quadrato intorno a Rosy Bindi e Deborah Serracchiani. Schierandosi a difesa del presidente democratico e dell'europarlamentare pesantemente attaccate da Alberto Tedesco. Mercoledì, il senatore pugliese, di cui la procura di Bari ha chiesto l'arresto per lo scandalo della sanità pugliese, era stato salvato dall'aula del Senato che aveva negato il via libera all'arresto. A quel punto Rosy Bindi aveva chiesto a Tedesco di dimettersi (aprendo così la strada all'arresto). E, oggi, la risposta di Tedesco non si è fatta attendere: "La Bindi? Ma si dimetta lei! Il suo moralismo mi fa orrore, e non da oggi", dice il senatore a Repubblica, e aggiunge. "Sono vent'anni che la vedo invocare manette e galera con un livore indegno di una persona civile. Serracchiani? E' una giovane che non ha ancora capito bene il suo ruolo".

Un attacco che scatena la reazione del Pd. "Le parole di Tedesco sono inopportune e inaccettabili. Ci si sarebbe aspettato che, il giorno dopo il voto al Senato, pensasse ai danni pesanti che il Pd in questa vicenda ha già subito e si comportasse di conseguenza", tuona il vicesegretario Enrico Letta. Dura anche Angela Finocchiaro, capogruppo democratico al Senato: "A Tedesco, che da mesi non appartiene più al gruppo del Pd (è iscritto al gruppo misto ndr.), suggerirei oggi maggiore sobrietà e discrezione.
Il tema delle sue dimissioni è questione che riguarda la sua coscienza. Ma lo inviterei a maggior rispetto nei confronti del Pd e dei suoi dirigenti politici".

Rosy Bindi ha gradito pochissimo il ripescaggio del senatore. Come lei Letta, Veltroni e Marino e l‘europarlamentare Deborah Serracchiani.
Felice Casson parla di "questione morale" aperta nel Pd. Mettendo insieme l`inchiesta su Penati e Tedesco, Casson osserva che "non si può negare l`evidenza dei fatti, troppi uomini Pd coinvolti nelle indagini". L`ex pm chiede di intervenire al più presto sul codice etico".

Parisi si scaglia contro Latorre, reo di aver dettato un calendario dei lavori "sospetto" e di non aver votato per un problema tecnico. "Latorre deve spiegare", dice l'ex ministro della Difesa che sembra però pensare a D'Alema in un richiamo "a nuora" affinché suocera intenda.

Replica dell`interessato: "Ho già spiegato il mio voto, l`ho comunicato alla presidenza e fatto verbalizzare. A Parisi piacciono le polemiche sterili e inutili". Parisi si prende l`ultima parola: "Troppe sono le risposte che sul caso Tedesco non riesco a dare. Dal suo ingresso in Senato alle sue mancate dimissioni. Altro che polemiche sterili!".
Mentre su Internet e sui social network la tensione dei militanti per il voto del Senato è altissima. Tanti interventi critici "per aver salvato uno dei nostri, dite una cosa e ne fate un`altra".

"Non c'è dubbio che ci sia una questione morale, o più direttamente una questione penale". E' quanto dichiara all'AgenParl il deputato democratico Furio Colombo. "E' una situazione che richiede dei comportamenti rigorosi come quelli che si sono sempre raccomandati e richiesti per gli altri partiti".

Colombo torna a chiedere che ci sia l'immediato ritiro dalla vita politica e la rinuncia a tutte le immunità e a tutti i tipi di difesa in modo che si possa andare in fondo alla questione. "Non ci si può proclamare innocenti e nello stesso tempo chiudersi dietro una barriera che giustamente era stata prevista dalla Costituzione e per impedire l'uso della giustizia contro la politica" spiega ancora.

"Non c'è traccia di uso della giustizia contro la politica, c'è traccia molto pesante di malaffare penetrato nella politica che la giustizia non riesce a perseguire. Per un partito che ha la tradizione e l'aspirazione, cioè che ha il passato che ritiene di avere il Pd e soprattutto l'aspirazione ad avere un futuro di partito di governo perfettamente credibile come il Pd, bisogna assolutamente sempre mettere tutte le carte in chiaro". Ad esempio, prosegue Colombo, è "apprezzabile che il Senatore Tedesco abbia detto che era disposto a rinunciare alla sua immunità e ha chiesto al Senato di accettarla, è oscuro il fatto che ci siano stati dei voti anche da sinistra per lui ed è grave che lui non l'abbia concluso dimettendosi. Il non dimettersi è totalmente in contraddizione con ciò che lui stesso ha detto. Si è presentato dicendo che chiedeva che non si tenesse conto della sua immunità, dopodiché la invoca per se stesso una volta che il voto non è passato. E' addirittura infantile la contraddizione, se non fosse anche profondamente dannosa per la reputazione del partito al quale appartiene".
E la storia vale anche nel caso di Penati. " Penati ha il problema di dimettersi, e dovrebbe, e non solo di autosospendersi.", conclude Furio Colombo.

da - http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=18315
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