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Autore Discussione: ZAHI HAWASS - "Io e il National Geographic"  (Letto 2235 volte)
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« inserito:: Luglio 25, 2011, 12:16:25 pm »

24/7/2011

"Io e il National Geographic"

ZAHI HAWASS*

Caro Direttore,

ho letto con viva sorpresa i due articoli pubblicati sul giornale da Lei diretto in data 19 luglio e riferiti alla mia persona, e desidero fare chiarezza su alcune gravi inesattezze:

- Vengo apertamente accusato di corruzione nell’ultimo paragrafo dell’articolo firmato da Vittorio Sabadin, che racconta come fossi pagato dalla National Geographic Society per dare informazioni ed accesso in esclusiva. Nella realtà le cose sono ben diverse: sono stato «Resident Explorer» per la National Geographic Society a partire dal 2001 e il mio ruolo, così come quello dei miei omologhi in tutto il mondo, è stato quello di scrivere articoli e libri, e tenere conferenze sulle nuove scoperte e non di dare accessi che comunque sono regolati da norme precise.

Quando la National Geographic Society ha filmato in esclusiva si è sempre trattato di progetti specifici, ideati, prodotti e finanziati dalla National Geographic Society stessa, come quello su Tutankhamon. Queste modalità sono state ripetute nel corso degli anni da molti altri produttori, come Discovery Channel, History Channel, BBC e molti altri, che hanno regolarmente pagato il Consiglio Supremo delle Antichità secondo schemi regolarmente definiti. Di tutto questo esiste evidenza documentale, le insinuazioni non troppo velate del signor Sabadin sono invece conclusioni arbitrarie. Desidero inoltre ricordare quanto importante è stato il contributo dei media internazionali alla promozione dell’Egitto, del suo patrimonio culturale, e, non ultima, della sua industria turistica, che vale il 12% del Pil. Per concludere, ho dato le dimissioni da tale posizione quando sono stato nominato ministro di Stato per le Antichità.

- Veniamo alla cronaca riportata dal signor Mastrolilli, vostro inviato da New York. Trovo il paragone con Mussolini esagerato ma mi limito a considerarlo come una specie di licenza poetica. Non corrisponde invece a verità che i dimostranti abbiano distrutto l’automobile di servizio, che invece è ancora intatta al suo posto. Sono uscito dalla porta di servizio per evitare lo scontro con persone, non dipendenti del Consiglio Supremo delle Antichità, che cercavano solo questo e che erano state inviate appositamente già diverse volte a cominciare da febbraio, chiedendo un impiego che in questo momento nessuno può dare loro. Lo spiacevole episodio documentato su YouTube fortunatamente si è risolto soltanto con tante grida, e personalmente non ho mai temuto il linciaggio.

- Ho soltanto due figli maschi, che vivono qui al Cairo e non ho mai avuto nessuna attività o interesse economico, non solo negli Usa, ma in nessun altro Paese, incluso l’Egitto. Ma soprattutto desidero precisare che non ho lasciato il mio Paese, l’Egitto, né sono intenzionato a farlo per scappare, semplicemente perché non ho nulla da nascondere.

- Trovo invece offensivo e calunniatorio quanto da lui affermato circa il furto al Museo Egizio. Il signor Mastrolilli farebbe bene a verificare la presunta autorevolezza dei suoi informatori che affermano (o meglio, per riportare le sue parole, insinuano) che il sottoscritto avrebbe chiuso gli occhi per coprire i responsabili. Ho già riferito a sufficienza circa i ben noti eventi e magari, invece delle cosiddette fonti autorevoli, il giornalista farebbe bene a rileggersi la massiccia rassegna stampa in proposito.

- Concludo glissando sulla ripetizione circa il contratto con la National Geographic Society. Invece desidero puntualizzare circa l’ennesima imprecisione: non ho favorito nessuna compagnia per la conduzione del negozio del Museo Egizio. E’ stato assegnato con gara d’appalto. Ho invece accettato immediatamente l’ingiunzione del tribunale a chiuderlo in quanto un errore formale aveva impedito la partecipazione ad un ulteriore concorrente che poi ha fatto ricorso. Preciso che mentre la causa che riguarda il suddetto concorrente è ancora in corso, il sottoscritto è stato completamente prosciolto da ogni accusa per non aver commesso il fatto.

Poiché ho sempre tenuto in grande considerazione i lettori italiani, e con ammirazione amo la splendida Torino, auspico che la Sua ben nota correttezza professionale conceda a queste mie doverose precisazioni lo stesso spazio e la stessa collocazione che gli articoli dei Suoi giornalisti hanno avuto sul Suo autorevole giornale.
*ex ministro egiziano per l’antichità

Zahi Hawass decideva personalmente quali reti televisive avevano accesso ai siti archeologici. E’ davvero difficile credere che National Geographic, versandogli 200 mila dollari l’anno per quasi dieci anni, non abbia avuto un trattamento privilegiato rispetto ai concorrenti. [V. S.]

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9014
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