Il presidente Bolla chiede uno Stato più leggero e più equità fiscale: noi fermi, la Germania corre
di Luca Orlando
28 giugno 2011
VERONA - «Noi siamo fermi, la Germania corre. Guardando al divario nella produttività, è come se dal l995 ad oggi loro avessero svalutato del 33%». Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria per l'Education, parla agli imprenditori di Verona, oltre un migliaio, accorsi in Fiera per l'assemblea annuale dell'associazione. Impietosa l'analisi di Rocca, che confronta gli andamenti divergenti di Italia e Germania negli ultimi 15 anni, dove tutti i principali indicatori ci vedono soccombere.
Crescita economica, produttività, partite correnti con l'estero e costo del lavoro per unità di prodotto ci fotografano all'inseguimento di Berlino. «La Germania – spiega Rocca – ha fatto per tempo i compiti della competitività. Le imprese hanno spinto sulle leve degli accordi salariali e contrattuali per la produttività, sulla tecnologia, sull'espansione verso l'Asia. La politica si è mossa all'unisono, accompagnando la crescita con riforme strutturali per mercato del lavoro e pensioni». Tema cruciale, per Rocca, il diverso passo dei due sistemi, perché «se la moneta è unica la velocità è data dai paesi più avanzati, e la Germania è un corridore maledettamente efficiente».
La buona qualità della scuola tecnica e l'investimento del Paese nei giovani - osserva – creano un gap formidabile nei brevetti, dove l'Italia ha un tasso pro capite inferiore dell'84% rispetto a Berlino. Per invertire il trend e far ripartire il treno dello sviluppo, Rocca suggerisce un'agenda rapida, fatta di riforma delle relazioni industriali, investimenti in tecnologia, spinta all'internazionalizzazione e valorizzazione del merito e dei giovani. «Dobbiamo porci un metodo – chiarisce –; imprese, sindacati e politica devono impegnarsi per modificare questi numeri. Con il consenso, perché per le grandi riforme serve coesione. E lo Stato - aggiunge – ci deve aiutare: le aziende lo subiscono come socio, ma è un socio che ci vessa nel fisco, che opprime, paga in ritardo, ci minaccia. Alle imprese servono certezze nei tempi, regole chiare e stabili, trasparenza, non una pistola puntata alla tempia: l'amministrazione deve diventare amica delle imprese». Discorso a tutto campo, quello di Rocca, che interpreta gli umori degli imprenditori veronesi, uniti nel chiedere alla politica un rapido cambio di passo.
«Dobbiamo avere uno Stato forte e leggero – spiega il presidente di Confindustria Verona Andrea Bolla – la politica spesso ci lascia attoniti e con un senso di lontananza e solitudine. Noi – prosegue – abbiamo bisogno di politici competenti, capaci di assumersi il rischio di scelte coraggiose per abbattere privilegi, nepotismo e demagogia». Concorrenza, infrastrutture, equità fiscale e crescita dimensionale le vie prioritarie per ritrovare lo sviluppo. Una crescita, quella delle imprese, frenata secondo Bolla più dai vincoli esterni di sistema che non da scelte consapevoli degli imprenditori. Vincoli testimoniati dalle tante realtà locali che si confrontano con esperienze estere. «Negli Stati Uniti – spiega Guido Ghisolfi, vicepresidente di Mossi & Ghisolfi nella tavola rotonda coordinata dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano – i sindaci che abbiamo contattato decidono in autonomia e rapidamente l'apertura di uno stabilimento, in Italia la conferenza dei servizi ci ha bloccato in Piemonte per quattro anni». «In tre settimane – rincara Andrea Riello, presidente di Riello Sistemi – abbiamo avuto l'ok per l'acquisizione di un terreno comunale in Germania, non so da noi che accoglienza riceverebbe un imprenditore tedesco su una richiesta analoga».
Territorio dinamico, il veronese, che esce dalla recessione con uno sprint in particolare degli ordini dall'estero. «Il mondo è cambiato rapidamente – osserva il presidente della Fiera di Verona Ettore Riello – essere presenti oltreconfine ormai è una necessità». Lo testimoniano le voci raccolte in platea, dove i racconti riguardano in particolare commesse o progetti esteri. «Apriremo a breve in Brasile» – spiega il vicepresidente di Calzedonia Sandro Veronesi; «Uno stadio in Sudafrica è la nostra ultima commessa» – racconta il numero uno di Index Luigi Carlon. Nel futuro, per tutti, l'incognita dell'energia. «Lo stop al nucleare e gli alti costi in bolletta delle rinnovabili – spiega alla platea l'ad di Eni Paolo Scaroni – ci indicano due priorità per il futuro: la ricerca nello shale gas e il rilancio dell'uso efficiente delle risorse»
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