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Autore Discussione: Barbara Pollastrini Finalmente il vento del cambiamento  (Letto 2298 volte)
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« inserito:: Febbraio 19, 2011, 04:39:12 pm »

Finalmente il vento del cambiamento 

di Barbara Pollastrini

Una mobilitazione così non si vedeva da anni, pensata e sospinta da donne che si sono fatte guida e testimoni di un’altra Italia. Quelle piazze hanno colto un sentimento d’indignazione e riscossa che impone alla politica di ripensarsi, di osare di più. La stessa indicazione ci viene da studenti, ricercatori, lavoratori, da chi difende il biotestamento o si batte per la legalità o le domande di migranti disperati. Le donne sono ovunque e da protagoniste. Con passione indicano un’altra idea di crescita e una distribuzione diversa delle opportunità.

C’è un popolo che si ritrova, può farsi maggioranza e forse lo è già. Ma è un popolo esigente nella sua domanda di rappresentanza, di valori. E allora tocca a noi trovare le parole giuste. In particolare quelle che hanno illuminato la coscienza delle donne. La dignità in primo luogo, nella formazione, nel lavoro, nelle libertà. La dignità di farcela in base al merito. Viene anche da qui la contestazione a un premier che ha deriso le regole in un delirio d'impunità. Ma è proprio lì il punto perché, come scrive Rodotà, la rivoluzione della dignità è la radice da cui può ripartire il cammino dei diritti. Donne, giovani, operai, sono angosciati per un futuro incerto e consapevoli del legame tra la società che si è formata e la rappresentanza dei loro interessi. È stato così anche in passato.

L’ordine dei bisogni è mutato quando una rivendicazione giusta si è fatta carico dell’interesse degli altri, di un bene comune e, da richiesta di parte, è divenuta battaglia di civiltà. Fu così per la giornata lavorativa di otto ore, il divorzio o l’aborto. Il tema dunque è quell’uguaglianza di diritti - umani, civili, sociali - che mai come oggi la politica deve interpretare nella loro unità se vuole indicare un approdo e dare nerbo a quella che altrimenti appare una somma fredda di alleanze. Ciò che lega la dignità sociale e i diritti è il valore della persona, la sua autonomia, la sua responsabilità come alimento di doveri e di civismo condivisi. Se è così forza e leadership delle donne devono condividere la guida di una riscossa. Ma non è scontato che accada e dovremo lottare ancora. Se il Pd non supera pigrizie culturali e vecchie consuetudini questa volta rischia di smarrire il senso della storia.

Un nuovo patto repubblicano non è dato senza un cambiamento delle logiche del potere. E aggiungo che, per vincere, il voto femminile sarà decisivo. Un voto da chiedere subito. Oggi si apre la Conferenza delle Democratiche. Vorrei fosse un’occasione di verità e di speranza. Di verità perché dobbiamo dirci che qualcosa in questi anni non ha funzionato. Anche noi, al di là dell’impegno e del valore di ognuna, non abbiamo capito per tempo la deriva del liberismo e di quel populismo che ha le radici nella storia peggiore del Paese. Anche noi non abbiamo combattuto abbastanza le subalternità di un riformismo smagrito nelle sue ambizioni. Non abbiamo scavato a sufficienza sui fondamenti del nostro partito ancora in larga misura da costruire. Così buoni programmi e pratiche non hanno trovato un collante. Ne è risultata offuscata un’autonomia femminile capace di valorizzare le nostre differenze e anche di confliggere con quanto non va. Oggi però, se cogliamo lo spirito del tempo, è possibile colmare lo scarto. Perché la storia delle donne incontra tante giovani.

Nelle piazze c’era speranza. C’era la fierezza anche per un dibattito pubblico che si è riaperto. Perché si ricostruiscono ponti tra politica e società. E di questo sono grata alle amiche dei comitati e all'Unità e ci sarò con le mie idee agli stati generali. C'è speranza perché entrano in campo leadership femminili e soprattutto perché nel mondo soffia impetuoso il vento della libertà delle donne e sa contaminare. Non è poco e si può ripartire.

18 febbraio 2011
da - unita.it/italia
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