13/10/2010
La guerra a Murdoch della Gran Bretagna
ANDREA MALAGUTI
La Gran Bretagna si prepara ad affrontare la più feroce battaglia per la libertà di informazione della sua storia. E il nemico si chiama Rupert Murdoch.
Spaventati a morte da quello che il Financial Times ha ribattezzato «il momento Berlusconi» del Regno Unito, certi di combattere per la sopravvivenza della democrazia nella forma in cui la conosciamo oggi, gli editori del Guardian, del Daily Mirror (quotidiani vicini ai laburisti), del Daily Telegraph e del Daily Mail (vicini ai conservatori) hanno scritto una lettera al ministro delle Attività Produttive, il liberaldemocratico Vince Cable, affinché impedisca al magnate australiano di entrare definitivamente in possesso di BSkyB, emittente satellitare di cui detiene già il 39,1% delle azioni. Un’alleanza cementata dal sostegno dei vertici della Bbc, di British Telecom, di Channel 4 e del FT - l’intero arco costituzionale della comunicazione di massa - che rischia di spaccare il governo guidato da David Cameron, spinto alla vittoria elettorale dal sostegno del Sun e del Times, ammiraglie del gruppo editoriale News Corp di cui Murdoch è proprietario.
Lo squalo di Melbourne è pronto a mettere sul tavolo gli 8 miliardi di sterline che gli consentirebbero di controllare (assieme all’ulteriore 60,9% di BSkyB) oltre il 40% del mercato delle tv e della carta stampata. «Una posizione dominante pericolosa e inaccettabile, che finirebbe per soffocare la concorrenza e la possibilità di una informazione equilibrata». La parola che toglie il sonno ai ribelli è «bundling»: la fusione dei contenuti tra il video e la carta, un meccanismo dal potenziale esplosivo che sfugge a qualunque normativa e rispetto al quale neppure l’Europa, chiamata a esprimersi entro dieci giorni, sembra avere gli strumenti per intervenire. Il mondo della carta stampata e della televisione sono considerati indipendenti e la nuova acquisizione non sposterebbe le singole quote dei diversi media. Ma che cosa succederebbe se l’influenza del Times e del Sun fosse affiancata dalla forza economica della più importante tv a pagamento?
Secondo Lord Black, consigliere del Daily Telegraph ed ex direttore della comunicazione dei conservatori, sarebbe l’inizio del medioevo. «Il bilanciamento della proprietà fa sì che l’influenza di Murdoch su Sky sia relativa. E certamente i commentatori di Sky, del Times e del Sun sono diversi. Una proprietà unica porterebbe ad analisti unici, a contenuti unici sui siti web, all’omologazione del pensiero. Altro che Berlusconi». Il potere di Murdoch è planetario. Solo negli Stati Uniti controlla Fox, il New York Post e il Wall Street Journal. «Una capacità di fuoco senza pari». Se News Corp otterrà la parte mancante di BSkyB, detenuta da fondi pensioni americani e britannici, il suo fatturato aggregato salirà prima a 7,5 poi nel giro di tre anni a 9 miliardi di sterline. Il doppio della Bbc. Secondo Lord Puttnam, vicedirettore di Channel 4, «se News Corp decidesse di ridurre il prezzo del Times i primi a soffrire sarebbero il Financial Times e il Daily Telegraph». I giornali della borghesia inglese. Il gruppo del miliardario australiano si difende sostenendo che «il grido di dolore arriva solo dalla concorrenza, ci stiamo muovendo secondo le regole». Vero. C’è un vuoto legislativo, lo scenario è inedito e solo Cable ha il potere di catturare lo squalo, imponendo una nuova regolamentazione interna. Ma sarà più forte la battaglia di principio degli editori appoggiati dai liberaldemocratici e dai senatori Tory o il debito di riconoscenza di David Cameron verso Rupert Murdoch?
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