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Autore Discussione: Sfuma, almeno per ora, il terzo polo  (Letto 2436 volte)
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« inserito:: Settembre 16, 2010, 04:40:16 pm »

Leo Sansone,   14 settembre 2010, 11:53

Sfuma, almeno per ora, il terzo polo

Politica     

Casini non ha lanciato la proposta alla festa dell'Udc di Chianciano per due motivi: Fini ha assicurato al fiducia al governo; diversi parlamentari centristi, in particolare in Sicilia, si sono pronunciati per ricomporre l'alleanza con Berlusconi. Ora Casini naviga a vista, è grande l'incertezza tra l'approdo al terzo polo o a una nuova intesa con il Cavaliere. Intanto il magnete Berlusconi potrebbe attrarre alcuni parlamentari dissidenti Udc

Le grandi attese centriste sono andate deluse. Sfuma, almeno per ora, il terzo polo. Pier Ferdinando Casini aveva annunciato la nascita del "Partito della nazione" e del terzo polo da realizzare con Gianfranco Fini e con Francesco Rutelli. Ma, dalla festa dell'Udc a Chianciano, non è arrivata alcuna novità. Casini, chiudendo domenica la festa del suo partito, si è limitato a dire: "Per il terzo polo i lavori sono in corso e ognuno metterà la sua pietra". Comunque ha avvertito: "La rotta è tracciata e non si piegherà mai a sinistra".
Il progetto del terzo polo è cancellato o solo rinviato di qualche mese? "Vedremo. Vedremo cosa succederà", dice Rocco Buttiglione conversando con alcuni giornalisti alla Camera. "I sondaggi di Sky, se si votasse oggi, danno il 12,5% dei voti ad un terzo polo con noi, Fini e Rutelli", precisa il presidente dell'Udc. E i rapporti con Berlusconi? "Se Berlusconi si dimettesse, noi saremmo pronti a discutere -risponde- sulla formazione di un nuovo governo di responsabilità nazionale". L'Udc prende tempo.

In realtà il disegno del terzo polo immaginato da Casini si è incagliato su due scogli: 1) da Futuro e libertà, i nuovi gruppi parlamentari finiani, è arrivato il sì al voto di fiducia al discorso che il presidente del Consiglio terrà a fine mese alla Camera; 2) alcuni parlamentari dell'Udc, in particolare siciliani, hanno annunciato la volontà di ricucire l'intesa con il Cavaliere. Calogero Mannino e Saverio Romano, due parlamentari centristi fortemente radicati in Sicilia, proprio durante la festa dell'Udc a Chianciano hanno annunciato a chiare lettere l'intenzione di ritornare a siglare un accordo con Berlusconi. Così Casini, anche per non rischiare una emorragia in favore del presidente del Consiglio, ha frenato sull'avvio del terzo polo.

Ma forse la prudenza non è bastata a bloccare la "caccia" ai parlamentari avviata dal leader del centrodestra anche ai danni dell'Udc. Tra i venti deputati del futuro gruppo di "Responsabilità nazionale", del quale ha parlato ieri Francesco Nucara dopo aver incontrato Berlusconi, ci potrebbe essere anche qualche dissidente dell'Udc. Il segretario del Pri ha assicurato che il nuovo gruppo si costituirà a Montecitorio verso la fine di settembre ed entrerà nella maggioranza garantendo la tranquilla navigazione del governo. Il presidente del Consiglio con questi nuovi apporti, senza contare il sostegno dei deputati finiani, potrebbe arrivare a quota 316, la soglia per ottenere "una maggioranza autosufficiente".

Del resto sono molti i parlamentari della maggioranza e delle opposizioni che, dopo la rottura dell'unità del Pdl, temono una crisi di governo e le elezioni anticipate. In caso di voto anticipato temono di non ottenere né una ricandidatura né la pensione. Di qui la decisione di rafforzare la maggioranza e scongiurare una crisi dell'esecutivo. Berlusconi a fine settembre, per assurdo, potrebbe ottenere una maggioranza superiore a quella precedente alla rottura del 29 luglio con Fini. Tutto è appeso a un filo.

Gli equilibri politici stanno cambiando rapidamente. Casini naviga a vista, riservandosi di scegliere, in caso di elezioni politiche anticipate, quattro differenti approdi: 1) il ritorno nel centrodestra; 2) la costituzione del terzo polo; 3) il mantenimento dell'autonomia dell'Udc; 4) un'alleanza con il Pd basata sulla sua candidatura alla presidenza del Consiglio (ma questa è l'ipotesi meno probabile). Intanto discute e tratta. "Bisogna sempre lasciare una possibilità al negoziato", disse Henry Kissinger, segretario di Stato Usa dal 1973 al 1977, mentre Washington, a Parigi, negoziava con Hanoi la fine della guerra in Vietnam e il ritiro delle truppe americane.

http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=15741
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