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Autore Discussione: Donato Masciandaro. Largo agli stress test? Sono solo uno stress  (Letto 2249 volte)
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« inserito:: Marzo 20, 2011, 10:04:15 pm »

Largo agli stress test? Sono solo uno stress

Donato Masciandaro
Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 08:14.


Sta per ricominciare il teatrino degli stress test. Un esercizio inutile, nella migliore delle ipotesi, un espediente che i politici, americani ed europei, con le autorità di controllo distratte, utilizzano con un duplice obiettivo: illudere i mercati, almeno la parte più sprovveduta; scariche le responsabilità delle eventuali crisi venture, anche sistemiche, su imprevedibili "cigni neri".
Vogliamo ripartire dallo stesso quesito che proponemmo su queste pagine all'indomani della passata esperienza degli stress test, che furono prima accolti con generale soddisfazione, per poi essere criticati da tutti quando banche promosse mostrarono miseramente le loro falle.
Come mai la mente umana ha atteso il 2009 per inventare gli stress test, vale a dire uno strumento di informazione pubblica sullo stato di salute delle banche? La nostra risposta è sempre la stessa: perché prima d'ora la credibilità della capacità di politici, banche centrali ed altre autorità di controllo di tutelare la stabilità era scesa così in basso negli ultimi decenni.
La crisi finanziaria ha minato la fiducia dei cittadini nelle banche. È un'espressione forviante: la fiducia dei clienti delle banche nasce dalle regole e dalla vigilanza che sulle banche deve esercitare lo Stato. A fallire è stato il sistema delle regole e della vigilanza, soprattutto, ma non solo negli Stati Uniti. Quindi il fallimento va imputato in particolar modo ai rispettivi attori: politici e autorità di controllo.
In un'economia di mercato degna di questo nome le regole devono assicurare la responsabilizzazione di ogni attore: consumatori, produttori, regolatori. In finanza questo significa che gli effetti di ogni scelta di allocazione o di gestione del rischio - positiva o negativa - dovrebbe ricadere innanzitutto su chi la compie. In tal modo le esternalità negative sugli altri soggetti del mercato possono essere ridotti, e in generale riconosciuti e governati da chi ha la responsabilità ultima di far funzionare i mercati: le autorità di controllo.
Per avere responsabilizzazione lo strumento principale è appunto l'informazione. Le informazioni devono essere prodotte dalle banche e dal mercato, ma il responsabile ultimo della loro robustezza, rilevanza e utilizzo ultimo sono sempre gli stessi soggetti: le autorità di controllo.
È qui che emerge il fallimento di questi anni: l'aumento della dimensione e della complessità dei mercati finanziari non è stata accompagnata da un disegno adeguato delle regole e della vigilanza. La crisi del 2007-2008 ha mostrato un sistema mondiale della finanza in cui non si sa dove è il rischio, intossicato dal sistema bancario ombra, che assume rischi in modo opaco, scaricandone i costi sul sistema.
Se il fallimento delle regole ha generato sfiducia, c'era una strada maestra per affrontare la situazione: riformare le regole e i controlli. Gli Stati Uniti hanno mancato l'occasione, con grande gioia della lobby bancaria, emanando una legge - la Dodd-Frank - che a oggi non ha prodotto praticamente nulla. Complessità ed opacità sono ancora caratteristiche endemiche del sistema finanziario anglosassone. Questo si scriveva un anno fa, questo occorre continuare a ripetere.
L'unica differenza è che l'annunzio di regole più severe sta colpendo i sistemi bancari più sani - come quello italiano - che hanno l'unica colpa di essere in grado di fare utili facili grazie appunto alla finanza ombra.

Però occorre far finta di far qualcosa. Da questo punto di vista, gli stress test pubblici sono perfetti. Sarebbe assolutamente normale che le autorità di controllo disegnassero procedure di simulazione di instabilità anche feroci, per testare la robustezza delle singole banche e del sistema. Ma tali meccanismi, e i loro risultati, per essere credibili dovrebbero rimanere rigorosamente segreti. Dovrebbero essere patrimonio informativo riservato di chi deve avere la responsabilità unica e ultima della vigilanza.

Sono gli stessi soggetti che, a partire dagli Stati Uniti, all'indomani della crisi sistemica, avrebbero dovuto dimettersi, o essere sostituiti. Non è accaduto. Le autorità che avevano fallito sono state anzi premiate con nuovi poteri. Ed è sempre negli Stati Uniti che si sono inventati questa farsa della pubblicizzazione della informazione sulla stabilità, che non è credibile per definizione. E in Europa non abbiamo saputo fare di meglio che scimmiottare il peggio. Come se tradurre da noi quello che si scrive da altre parti sia garanzia di qualità. Accade spesso.

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