LA-U dell'OLIVO
Novembre 26, 2024, 08:53:30 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Berlusconi ammissione di colpa: Troppi si sono arricchiti alle mie spalle  (Letto 2467 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Maggio 15, 2010, 12:33:27 pm »

IL RETROSCENA

La nuova strategia del Cavaliere "Troppi si sono arricchiti alle mie spalle"

Il capo del governo teme l'espandersi delle inchieste e vuole separare il suo destino dagli indagati.

Non esclude la rottura definitiva con Fini e contatta l'Udc

di FRANCESCO BEI


ROMA - Stavolta si cambia spartito. Basta con le indulgenze, mano dura con chi viene preso con le mani nel sacco. "Anche perché noi siamo diversi dagli altri, non campiamo con la politica, veniamo dall'impresa: se c'è qualcuno che si è arricchito personalmente dovrà pagare". È la nuova linea che Silvio Berlusconi sta impostando per affrontare la marea nera che emerge dalle inchieste sul "sistema Anemone". Un problema su cui intende impegnarsi in prima persona, tanto che avrebbe già chiesto chiarimenti ad Altero Matteoli sulla figura di Ercole Incalza, capo della struttura tecnica di missione del dicastero delle Infrastrutture, il cui nome è comparso nell'inchiesta. E nel frattempo ha chiamato a Palazzo Grazioli Guido Bertolaso per fare il punto della situazione con il capo della protezione civile.

Perché sarà anche vero che il premier, come ha spiegato davanti a una ventina di imprenditori ricevuti a cena a palazzo Grazioli, ritiene che sia una "mistificazione" parlare di una "nuova tangentopoli". Ma l'allarme è serio - il governo ora trema per altri due ministri che potrebbero essere travolti - e Berlusconi non sottovaluta le ricadute che gli scandali sulla casa stanno avendo sull'opinione pubblica (tenendo presente che anche i giornali d'area stanno cavalcando la vicenda). Per questo, anche al prezzo di qualche contraddizione, il Cavaliere stavolta non scatenerà alcuna campagna contro i magistrati. Niente toghe rosse dunque. "Non possiamo lasciare a Fini la bandiera della legalità", ha spiegato il premier, "stavolta non possiamo coprire tutti".

Ma c'è di più, perché Berlusconi si è mostrato molto irritato per le notizie apparse sui giornali. "È vergognoso che non ci sia più il segreto istruttorio, vengono dati in pasto ai giornali nomi di persone che magari non c'entrano nulla. Un vero sciacallaggio. Però non è tutto fumo, chi ha sbagliato dovrà assumersene la responsabilità. Senza sconti". Il premier ha confidato di sentirsi "ferito e indignato" per certi "comportamenti troppo disinvolti" e teme che "forse qualcuno abbia abusato" della sua fiducia. Niente nomi, "ma non possiamo escludere che ci sia stato qualcuno che abbia pensato ad arricchirsi personalmente". Berlusconi li ritiene solo delle "pecore nere" in un gregge pulito e, in ogni caso, "io sono sempre portato a credere all'innocenza delle persone che ho scelto". Una delle conseguenze di questa nuova impostazione sarà il rilancio del disegno di legge anticorruzione, approvato mesi fa sull'onda dei primi scandali e poi messo in secondo piano: "Porta la mia firma, Alfano lo seguirà passo passo in Parlamento finché non sarà approvato".

Il secondo corno della strategia impostata a palazzo Grazioli prevede di puntellare la maggioranza con l'ingresso dell'Udc nell'area di governo. E proprio per allettare i centristi con una postazione di prestigio, il premier tiene ancora per sé l'interim del ministero dello Sviluppo economico lasciato da Scajola. "Abbiamo una forte maggioranza parlamentare - osserva un uomo dell'entourage del premier - e l'ultima votazione sul decreto incentivi ha mostrato che abbiamo 65 voti di scarto sull'opposizione. Per cui, finché i finiani continueranno a mostrarsi leali, andremo avanti così". Tuttavia, il premier si tiene pronto all'ipotesi di una rottura definitiva con il presidente della camera. In quel caso i contatti con i centristi (c'è sempre Lorenzo Cesa dall'altra parte del telefono) potrebbero produrre un allargamento della maggioranza. Ma c'è un ma. Casini infatti non ha intenzione di entrare nel governo in questo modo, come "ruota di scorta" nel caso venga meno una parte del Pdl. "Capisco la convenienza di Berlusconi, ma perché dovremmo prestarci?". Altra cosa, spiegano a via Due Macelli, sarebbe se il premier "si aprisse all'idea di un governo di larghe intese, presieduto sempre da lui, per gestire la crisi economica e fare le riforme". In quel caso "anche una parte del Pd, stanca dell'eterna rissa fra Veltroni e D'Alema, potrebbe essere interessata". Ma si tratta ancora di scenari da cartomanti. 

(14 maggio 2010) © Riproduzione riservata
http://www.repubblica.it/politica/2010/05/14/news/berlusconi_anemone-4049281/
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!