LA-U dell'OLIVO
Novembre 24, 2024, 01:39:13 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: CHRIS PATTEN Alla fine Cameron vincerà l'impresa sarà governare  (Letto 2047 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Aprile 28, 2010, 09:02:55 am »

28/4/2010

Alla fine Cameron vincerà l'impresa sarà governare

CHRIS PATTEN*

Non vorrei vantarmi, ma l’ultima volta che i conservatori hanno vinto un’elezione in Gran Bretagna è stato nel 1992, quand’era primo ministro John Major. E il presidente del partito che condusse quella vittoriosa campagna ero io.

Vincemmo le elezioni, ma persi la mia battaglia per un seggio in Parlamento e fui mandato a Hong Kong come ultimo governatore britannico della colonia. Così non ero in patria quando i Tory, perdendo la determinazione a governare, a metà degli Anni 90 si divisero sul ruolo della Gran Bretagna in Europa. Come disse Churchill: il problema del suicidio politico è che poi passi il resto della vita a pentirtene.

Sebbene avesse pilotato l’economia attraverso la recessione fino alla ripresa, nel 1997 Major perse contro Tony Blair, mettendo fine a 18 anni di governo conservatore e aprendo l’era laburista, che dopo 13 anni probabilmente finirà con l’elezione del 6 maggio. Blair ereditò una situazione economica forte e, per essere corretti, non la sprecò. Per esempio, con il suo ministro delle Finanze Gordon Brown si attenne ai piani di spesa pubblica dei suoi predecessori. Anzi, nei primi nove anni di governo laburista la percentuale di Pil investita in spesa pubblica fu più bassa rispetto allo stesso periodo Tory.

Poi siamo caduti nella solita trappola britannica. Brown, diventato premier nel 2007, gonfiò spesa e indebitamento, così quando arrivò il crac globale la Gran Bretagna già soffriva di un disavanzo finanziario strutturale e di una bolla del credito. Il Paese era peggio preparato al disastro di quasi tutti gli altri. Come risultato, chiunque vincerà le elezioni dovrà fare il terribile lavoro di tagliare il deficit di bilancio - 12 per cento del Pil - e riportare l’economia sulla strada della ripresa sostenibile.

I conservatori dovrebbero trionfare sotto la guida di un giovane leader, David Cameron, che li ha politicamente riportati in quel centro dove di solito si vincono le elezioni. Il Labour, sotto Brown, è impopolare, con l’economia in gravi difficoltà e la sensazione generale che il partito non abbia più idee. I liberal democratici sotto Nick Clegg sono saliti alle stelle, e potrebbero addirittura passare davanti al Labour nel voto popolare. Ma la struttura delle elezioni britanniche è tale che una loro vittoria è statisticamente quasi impossibile.

Molto dipende dai dibattiti tv fra i tre candidati, che si tengono per la prima volta nella storia delle campagne elettorali britanniche, e hanno perciò dato un contributo altissimo alla crescita dei lib dem. Ogni leader è stato accuratamente preparato affinché evitasse quel tipo di gaffe che potrebbe costare l’elezione e finora nessuno si è dato la zappa sul piede.

Se l’impresa di Clegg è quasi impossibile, quella di Cameron è molto più difficile di quanto non dovrebbe perché il sistema elettorale britannico è fortemente piegato a sfavore dei conservatori. Le zone più laburiste del Regno Unito - Galles, Scozia e l’Inghilterra urbana - sono sovrarappresentate. Nei collegi elettorali dove il Labour di solito è dominante, gli elettori sono meno, e i confini tra circoscrizioni tengono scarso conto degli spostamenti di popolazione. Perciò occorrono più voti per eleggere un deputato conservatore di quanti non ne occorrano per eleggerne uno laburista. Nell’ultima elezione, il Labour prese il 3 per cento in più dei Tory nel voto popolare, ma ottenne 150 seggi in più. La situazione oggi è leggermente più equa, ma Cameron per vincere deve pur sempre scalare una montagna. Io però penso che vincerà, anche perché il più efficace argomento elettorale oggi è: «Cambiamo!». Gli elettori tendono a sbarazzarsi dei governi una volta che le persone in carica hanno perso la loro qualità più preziosa: il beneficio del dubbio. E il labour oggi sembra proprio in quella situazione.

Qualunque sia l’esito elettorale, il nuovo governo ha di fronte una sfida scoraggiante - che lo sarà ancora di più in caso di Parlamento senza maggioranza, che richiederà un governo di coalizione o di minoranza. Non si tratta solo delle dure misure da applicare per ridurre la spesa pubblica. Ben più preoccupante è il fatto che molti elettori sembrano nascondere la testa nella sabbia. Ma una volta passata questa fase elettorale, avranno una bella doccia fredda. Ovviamente io, conservatore tribale di tendenze moderate, voglio che vinca Cameron. E’ intelligente, corretto, forte. Credo che sarà un buon premier. Ma non invidio il suo lavoro. Occorreranno grandissime doti di leadership per convincere gli elettori che, per prevenire il declino nazionale, dobbiamo frenare i nostri appetiti per una crescente spesa pubblica. Le vecchie leggi dell’economia domestica sono sempre valide: non puoi spendere più di quanto guadagni - nemmeno nella cosiddetta new-economy del XXI secolo.

Copyright Project Syndicate 2010

*Ultimo governatore inglese di Hong Kong, ex commissario Ue per le relazioni esterne, attualmente rettore dell'Università di Oxford

da lastampa.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!