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Autore Discussione: Mastrogiacomo: «Salvare vite umane, questa è l'Emergency che ho conosciuto»  (Letto 2073 volte)
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« inserito:: Aprile 14, 2010, 02:47:11 pm »

Mastrogiacomo: «Salvare vite umane, questa è l'Emergency che ho conosciuto»

di U.D.G.

Ad Emergency posso solo dire: grazie. Per ciò che hanno fatto per me e per quello che continuano a fare per la popolazione dell’Afghanistan. Io ho visitato l’ospedale di Lashkar-Gah e ho visto come i medici di Emergency prestavano cura ai civili feriti. Non chiedevano loro con chi stavano, ciò che importava era salvare una vita umana». Sono riflessioni che intrecciano il drammatico vissuto di un giornalista rapito e ostaggio dei talebani con quelli da reporter che ha raccontato con i suoi reportage su Repubblica la guerra afghana: Daniel Mastrogiacomo.
Cosa ha rappresentato per te, ostaggio dei talebani, Emergency?
«Emergency per me ha innanzitutto un volto e un nome, quello di una persona che non scorderò mai: Rahmatullah Hanefi. Lui era il responsabile organizzativo dell’ospedale di Lashkar-Gah. Rahmatullah è l’uomo che è venuto materialmente a prendermi a 400 chilometri a sud di Lashkar-Gah. Rahmatullah ha dovuto fare un viaggio pieno di rischi, affrontando mille pericoli...».

Subendone le conseguenze...
«Conseguenze pesantissime. Rahmatullah è stato arrestato e tenuto per tre mesi in carcere. Per aiutarmi ha rischiato di persona. In questo si è rivelato davvero un uomo di Emergency...».

Perché come sono gli uomini e le donne di Emergency che operano in Afghanistan?
«Sono persone che praticano e non predicano la solidarietà. Sono persone che rivendicano il loro essere indipendenti. Parlo per ciò che ho visto di persona, per quello che ho toccato con mano. Il personale di Emergency con cui sono entrato in contatto rivendicava la propria neutralità nel conflitto. Il loro scopo è curare la gente, senza chiedere ai feriti, ai malati con chi stanno...Loro curano, non si schierano. E so che Emergency aveva denunciato le difficoltà avute dalle autorità locali per poter curare i feriti...».

Resta la gravità delle accuse rivolte agli operatori di Emergency arrestati: connivenza con il terrorismo...
«La notizia mi ha colpito e amareggiato. In questo momento mi trovo negli Stati Uniti e per quel che posso seguo costantemente l’evolversi della vicenda. Non ho conosciuto di persona gli operatori arrestati ma faccio fatica a pensare all’ospedale di Lashkar-Gah come a un covo di terroristi. E comunque eventuali responsabilità individuali, che vanno accertate con la massima limpidezza, non possono portare alla criminalizzazione di una intera organizzazione...Quel che so per certo, perché l’ho verificato direttamente, è che Lashkar-Gah è l’unica struttura sanitaria funzionante in quella regione. Ho visitato l’ospedale e ho visto moltissimi feriti, in gran parte civili, curati, assistiti...».

Questo in una zona particolarmente calda dell’Afghanistan...
«La regione di Helmand vede una presenza massiccia, dominante dei talebani. E con questa presenza Emergency deve fare i conti. I medici e gli operatori di Emergency sono neutrali, il che li porta anche a curare persone vicine ai talebani, così come ho visto prendersi cura di soldati afghani feriti. Accogliere e assistere chiunque ne abbia bisogno: è questo l’Emergency che ho conosciuto. E di una organizzazione del genere l’Afghanistan, la gente afghana ha ancora bisogno...».

Significa anche «negoziare» con i talebani...
«Anche il presidente Karzai ha affermato più volte la necessità di aprire il dialogo con i talebani, o almeno con una parte di questi...Il “mito” del niente negoziati con i talebani è stato infranto da tempo.

12 aprile 2010
da unita.it
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