Admin
Utente non iscritto
|
|
« inserito:: Dicembre 11, 2009, 04:41:55 pm » |
|
L'INTERVISTA
Ciampi: «Il premier venne a implorarmi di accettare un secondo mandato»
«L'ho ricevuto con Letta nel 2006. A parte un biennio nel Partito d'azione sono sempre stato uomo delle istituzioni»
ROMA - Presidente Ciampi, ci risiamo: Berlusconi rinnova gli attacchi a magistratura, Csm, Consulta e soprattutto al Quirinale, comprendendo pure il periodo in cui lei ne fu inquilino. La sua tesi è che queste istituzioni sarebbero infestate dalla sinistra e dunque nemiche del governo. «Faccio fatica a commentare sortite così inqualificabili, che riflettono tempi molto tristi. Certo, ognuno è responsabile di ciò che fa e dice e, nel caso di un politico, sta ai cittadini esprimere un giudizio. Ma stavolta ci sarebbe quasi da valutare anche se chi lancia questo genere di accuse sia davvero 'compos sui', vale a dire pienamente padrone di sé. Per quel che mi riguarda, poi, mi verrebbe voglia di rivolgere una domanda al premier: perché mai venne nel mio studio, il pomeriggio del 3 maggio 2006, accompagnato da Gianni Letta, a implorarmi di accettare il rinnovo del mandato da capo dello Stato? Perché lo fece, se mi considerava un uomo di parte, di sinistra?».
Non ha pensato che fosse magari un platonico omaggio alla sua popolarità, allora ai massimi secondo tutti i sondaggi? O, chissà, una mossa per verificare se ci poteva essere la spiazzante sorpresa di una sua candidatura? «Tutto è possibile, ma io preferisco restare ai fatti. E insisto: perché Silvio Berlusconi si è sgolato per più di un'ora, quel giorno davanti a me, per scongiurarmi di restare al Quirinale, promettendomi il suo pieno appoggio, quando avevo già fatto sapere con chiarezza di considerare sbagliata l'idea stessa di un secondo settennato, nella forma-Stato repubblicana?».
La recriminazione è sempre la stessa: da Scalfaro in poi il Colle avrebbe «infiltrato» delle toghe rosse nella Corte Costituzionale. «Bisogna guardare le cose con senso del limite e con buona fede. Chi ho nominato, io? Il primo fu Giovanni Maria Flick, e dopo di lui Franco Gallo, Sabino Cassese, Maria Rita Saulle e Giuseppe Tesauro. Tutti giuristi stimatissimi e di chiara fama, scelti non per un gioco di bilancino politico e dopo un'inchiesta interna sulle ideologie sulle quali si erano formati, ma soltanto in base a criteri di competenza tecnica. Si spulci pure il curriculum di ciascuno di loro per vedere se possono sul serio essere definiti dei pasionari di una fantomatica sinistra».
Di sinistra sarebbe comunque lei, secondo il premier Berlusconi. «Anche per me vale ciò che ho appena detto per i membri della Consulta. A parte un biennio nel Partito d'Azione di Livorno subito dopo la guerra, sono sempre stato un uomo delle istituzioni. E lo testimoniano i miei 47 anni alla Banca d'Italia, che lasciai nel 1993 per guidare un governo con un orizzonte di pochi mesi, un governo tecnico e di transizione e interpartitico, che doveva affrontare l'emergenza economica. Quando poi ho fatto il ministro dell'Economia, c'era di mezzo il traghettamento dell'Italia nell' euro, una partita sulla quale non mi parve giusto tirarmi indietro. Dove stanno le prove di militanza che declasserebbero la mia stagione al Quirinale dal ruolo sopra le parti che mi sono sempre sforzato di interpretare?».
Come si ferma una simile rincorsa a delegittimare le autorità di garanzia? Che cosa si può fare per civilizzare il confronto? «A questo punto non lo so proprio e c'è da essere scoraggiati. Abbiamo tanti problemi da risolvere - dalla crescente disoccupazione ai debiti delle famiglie, dal gap nella crescita industriale a quello sulla produttività - eppure dissipiamo le nostre energie in un conflitto permanente. Bisognerebbe ormai che tutti si impegnassero a unire gli italiani come ho tentato di fare quand'ero presidente, spendendo parole di pacificazione dai campi di battaglia di El Alamein alla foresta di Tambov, in Russia. Sono un uomo di pace, ma anche di verità. E oggi più che mai, per smontare queste nuove mistificazioni, ciò che conta è solo raccontare la verità».
Marzio Breda
11 dicembre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA da corriere.it
|