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« inserito:: Dicembre 06, 2009, 11:13:56 am » |
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2/12/2009
Incidere sulla spesa per ridurre il deficit JOAQUÍN ALMUNIA
Oggi i ministri delle Finanze dell’Unione europea dovranno pronunciarsi sulle raccomandazioni formulate dalla Commissione per ridurre i disavanzi di bilancio in 13 Stati membri, tra i quali l’Italia. Si tratta di raccomandazioni pienamente in linea con l’impegno assunto dai leader dell’Unione di continuare a sostenere la ripresa della crescita economica, pianificando allo stesso tempo la soppressione delle misure eccezionali adottate per far fronte alla crisi, in particolare gli stimoli fiscali.
Ben orchestrata, questa doppia strategia, basata sull’ipotesi che il 2010 resti espansionistico nell’insieme dell’Unione e che simultaneamente vengano elaborati piani chiari e credibili di riduzione dei disavanzi pubblici, ci permetterà di sostenere la ripresa economica a breve termine con la certezza che le finanze pubbliche verranno risanate nei prossimi anni e diventeranno sostenibili a lungo termine.
Il disavanzo di bilancio medio dell’Unione dovrebbe raggiungere il 6,9% del Pil nel 2009 e aumentare ulteriormente l’anno prossimo prima di diminuire marginalmente nel 2011, anno in cui la maggior parte delle misure di rilancio dovrebbe scadere. Per quanto riguarda il debito pubblico, esso dovrebbe registrare un aumento superiore ai venti punti percentuali tra il 2008 e il 2011 per raggiungere quasi l’84% del Pil. In Italia il livello è ben più alto.
Una delle grandi sfide dei prossimi anni sarà riportare le finanze pubbliche a livelli sostenibili, condizione necessaria per aumentare il potenziale di crescita, che è stato gravemente e durevolmente intaccato dalla crisi, per dare slancio all’economia e creare i posti di lavoro che permetteranno di riassorbire rapidamente la crescente disoccupazione. Quest’ultima dovrebbe superare il 10% nell’Unione nel 2010, contro il 6,7% nel secondo trimestre del 2008.
Il risanamento delle finanze pubbliche è indissociabile dall’obiettivo della crescita. Non ci sarà crescita forte, sostenibile ed equilibrata - auspicata dagli europei e dal G 20 - se non viene arrestata la spirale del debito. E non si riuscirà a ridurre i disavanzi se non verranno trovate nuove fonti di attività economica. In questo senso, la crescita e il risanamento delle finanze pubbliche sono obiettivi di una stessa battaglia.
L’esistenza di percorsi chiari, credibili e coordinati di risanamento delle finanze pubbliche rassicurerà le famiglie e gli operatori economici, che saranno allora più propensi a consumare e a investire. Le banche centrali, nella loro indipendenza, saranno maggiormente in grado di mantenere una politica monetaria accomodante se possono avere fiducia nella strategia di risanamento delle finanze pubbliche dei membri dell’Unione.
Ci troviamo pertanto di fronte ad una scelta: riprendere il controllo del bilancio o diventare schiavi del debito. In alcuni Stati membri l’onere del debito è già la principale voce di bilancio o sta per diventarlo, superando la spesa per l’istruzione o le risorse stanziate per la ricerca e l’innovazione, ossia il triangolo virtuoso della conoscenza che costituisce lo strumento migliore per stimolare la produttività, la competitività internazionale e l’occupazione. L’applicazione del patto di stabilità e crescita ci consentirà di concretizzare la previsione di un ritorno progressivo a finanze sane. Ci permetterà anche di liberare le risorse pubbliche necessarie per promuovere le attività innovative e a forte potenziale di crescita, quali le energie rinnovabili, settore in cui l’Unione può aspirare ad un ruolo guida.
Una strategia chiara e credibile è una strategia che precisa non solo la velocità alla quale il disavanzo sarà riassorbito ma anche in che modo ciò avverrà. Negli Stati membri in cui la spesa pubblica è già molto elevata, superando il 50% della ricchezza nazionale, e in cui inoltre le aliquote d’imposta sono nettamente superiori alla media Ocse, lo sforzo dovrà essere effettuato soprattutto sul versante della spesa. Tuttavia, a causa del buco di bilancio creato dalla crisi economica e finanziaria e del fatto che le entrate dello Stato non ritorneranno rapidamente ai livelli di prima della crisi, spesso l’aggiustamento non potrà essere realizzato unicamente riducendo la spesa. Nei due casi occorre proteggere le categorie sociali più svantaggiate e quelle esposte alla crisi e alla concorrenza internazionale mediante politiche attive di formazione e di ricerca del posto di lavoro, per evitare che la disoccupazione diventi cronica.
Le scelte non sono affatto facili. Ma affinché la fiducia ritorni velocemente e ridoni slancio alla crescita, occorre assicurare delle prospettive sostenibili nel medio e lungo termine. Occorre fare di più e meglio con lo stesso livello di spesa. L’esperienza dimostra che con un livello di spesa analogo i risultati in materia di istruzione, ad esempio, possono essere diversi da Stato membro a Stato membro.
Credo fermamente che i percorsi di aggiustamento del bilancio proposti dalla Commissione all’inizio di novembre siano adeguati; essi combinano l’ambizione e il realismo necessari, tenendo conto delle posizioni iniziali di bilancio di ciascuno e dei rispettivi margini di manovra. Così facendo, le raccomandazioni presentate ai ministri in vista del prossimo Consiglio Ecofin permettono ad alcuni di continuare ad avere il ruolo di locomotiva della crescita, affinché altri imbocchino il cammino del risanamento. In definitiva queste raccomandazioni, combinate ad una strategia di promozione della crescita e di riforme, rappresentano un aspetto cruciale del coordinamento delle politiche economiche nell’interesse comune dell’Unione e dei suoi cittadini.
*Commissario europeo per gli Affari economici e monetari da lastampa.it
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