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Autore Discussione: Nuovo ordine mondiale  (Letto 2125 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Novembre 09, 2009, 11:33:49 am »

9/11/2009

Nuovo ordine mondiale
   
FRANCO FRATTINI*, 

SERGHEI LAVROV**


All’indomani della caduta del muro di Berlino, vent’anni fa. Due nuovi concetti si affacciarono nell’agenda euro-atlantica e internazionale: la «casa comune europea» ed il «nuovo ordine mondiale». Due concetti, ancora incompiuti, e comunque tra loro complementari. Un nuovo ordine mondiale, basato sull’interdipendenza e la cooperazione per la soluzione dei problemi comuni, non può fare a meno di una «Grande Europa» dall’Atlantico a Vladivostok. Soltanto una tale Europa, con una visione globale ed obiettivi condivisi da tutti, può essere in grado di garantire stabilità sul nostro continente. Quanto lontani siamo oggi dalla realizzazione di questo progetto, che era stata già annunciato nel pieno della guerra fredda da Charles de Gaulle?

Negli ultimi due decenni ha iniziato ad affermarsi in Europa - anche se ancora fragile - la consapevolezza che il mantenimento delle linee di divisione sul continente europeo compromette la sicurezza di tutti; è stato allontanato il pericolo di una guerra nucleare e di qualsiasi «grande» guerra; è stato chiuso il triste capitolo delle guerre balcaniche ed stato superato, pur restando alcune differenze, l’effetto negativo sulla situazione europea della crisi caucasica dell’estate dell’anno scorso. Molto è stato fatto anche per rafforzare il carattere strategico dei rapporti tra la Russia e l’Unione Europea, anche sul piano istituzionale. Nel 1996 la Russia ha concluso l’Accordo di Partenariato e collaborazione con l’Ue; nel 2004 Russia ed Unione Europea hanno raggiunto un’intesa per dar vita a quattro «spazi comuni». L’Ue è oggi il principale partner economico della Russia. Ciò vale anche per il settore, strategico, dell’energia, sebbene resti da completare la creazione di un sistema moderno di sicurezza energetica che garantisca l’equilibrio degli interessi dei Paesi produttori, degli Stati di transito e dei Paesi consumatori di risorse energetiche, come fu concordato dai leader del G8 al vertice di San Pietroburgo. È stata strutturata la collaborazione tra la Russia e l’Alleanza Atlantica grazie al Consiglio Nato-Russia, creato a Pratica di Mare nel 2002.

È molto, oppure poco? Non è poco, ma non è neppure sufficiente. La caduta del muro di Berlino ha dato il via al processo di emancipazione dei rapporti internazionali dai precedenti schemi di confrontazione ideologica. Bisogna tuttavia riconoscere che non vi è stata una risposta adeguata a livello politico. La collaborazione paneuropea nella sfera politica non ha ancora compiuto quel salto di qualità, adeguato alle nuove sfide e minacce. Eppure oggi, di fronte alle «nuove minacce» del nostro secolo - dal terrorismo alla proliferazione nucleare, al crimine internazionale, al degrado ambientale, all’energia, fino ai problemi della stabilità economico-finanziaria - c’è sempre più bisogno di una forte e coesa partnership politica nello spazio paneuropeo. In altre parole, il «nuovo ordine mondiale» ha bisogno della «casa comune europea».

Crediamo che per costruire questa «casa comune» occorra porsi le seguenti priorità.

In primo luogo, il rilancio politico del rapporto tra la Nato e la Russia sulla base di una partnership reale e tenendo conto degli interessi di sicurezza reciproca. In secondo luogo, la definizione, nel quadro del negoziato in corso, di un nuovo accordo tra Unione Europea e Russia, per dar luogo a un partenariato strategico non solo economico, ma anche politico. Infine, la creazione di una nuova architettura di sicurezza europea che stiamo già discutendo in varie sedi europee. Una tale architettura potrebbe avvalersi delle sinergie tra le diverse istituzioni e organizzazioni esistenti nello spazio paneuropeo (l’Osce, la Nato, l’Ue, la Csi, l’Oasc), ispirandosi alla comunanza di interessi e alla necessità di una sempre più stretta cooperazione tra l’Unione Europea, Stati Uniti e Russia. C’è insomma bisogno di rafforzare e tradurre in pratica quei principi contenuti nell’Atto di Helsinki, nell’acquis dell’Osce e nella Dichiarazione di Pratica di Mare sul Consiglio Nato-Russia. Ciò consentirebbe di creare uno spazio comune di sicurezza nell’intera regione euro-atlantica sulla base di una nuova visione condivisa della realtà odierna. Apprezziamo i contributi finora dati o che saranno dati dai protagonisti del processo paneuropeo per raggiungere questo obiettivo. Oggi tutti noi dobbiamo assumerci una responsabilità comune per garantire la sicurezza globale nella sua moderna declinazione.

La prossima entrata in vigore del Trattato di Lisbona, come pure il raggiungimento di una nuova qualità delle relazioni russo-americane, aprono nuove opportunità per i rapporti euro-atlantici che non devono essere perse. La posta in gioco è il futuro dell’intera nostra regione e il suo ruolo nel sistema internazionale del XXI secolo, sempre più complesso e plurale, e dove vogliamo che la diversità diventi un valore aggiunto e fattore di stabilità e di sviluppo anziché di scontro.

*Ministro degli Esteri italiano

**Ministro degli Esteri russo

da lastampa.it
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