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« inserito:: Settembre 07, 2009, 10:40:08 am » |
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«Operazione che vorrebbe dimissionare Berlusconi, Bossi e magari anche Di Pietro»
«Nella Chiesa un regolamento di conti Il risultato? Si riparla di grande centro»
Il ministro Calderoli: a Feltri una polpetta avvelenata.
Un autogol le querele di Berlusconi contro i giornali
MILANO - «Vittorio Feltri? Ha addentato una polpetta avvelenata». Roberto Calderoli fino a ieri non è mai voluto intervenire sulla vicenda dell’ex direttore di Avvenire, Dino Boffo, dimissionario dopo le accuse del Giornale. Ma di una cosa il ministro alla Semplificazione si dice «arciconvinto: chi ha passato quelle carte a Feltri, di certo non gli ha fatto un favore».
E chi avrebbe confezionato la polpetta avvelenata? «Non è che io sappia un nome. Quando però ho letto il riferimento di Boffo a 'chi si frega le mani' dietro a Feltri, mi sono reso conto di essere completamente d’accordo. Può darsi che il direttore del Giornale sia diventato lo strumento per un regolamento di conti interno alle gerarchie cattoliche. Non per nulla, abbiamo ricominciato a sentir parlare di grandi centri e di grandi partiti cattolici».
Ministro, detta così, è un po' fumosa... «Insomma. Ieri sia il Corriere con Angelo Panebianco che Repubblica con Eugenio Scalfari hanno parlato esplicitamente della successione a Silvio Berlusconi. Non passa giorno senza che si legga del declino del premier. Un declino di cui oggettivamente non si ha notizia: il consenso di Silvio Berlusconi è e resta formidabile».
E dunque? «Dunque si conferma il mio allarme per un’operazione in corso che vorrebbe dimissionare sia Berlusconi che Umberto Bossi. E magari pure Antonio Di Pietro. Un’iniziativa dei potentati economici per sostituire chi è al governo con qualcuno di più malleabile».
Insomma, i sempreverdi poteri forti? «I poteri forti che hanno buon gioco a creare un gran polverone sui giornali. Vediamo il presidente del Consiglio attaccato quotidianamente da mesi, poi un direttore di giornale che viene fatto passare per un molestatore per giunta omosessuale, un altro direttore che viene accusato di essere un evasore fiscale... E poi, il degrado dell’informazione: pettegolezzi che meriterebbero al più un trafiletto, diventano il piatto forte del menù. Con editoriali, analisi, commenti e interpretazioni che alla fine non consentono di capire più nulla. Ripeto: è un’azione mirata. E i mandanti son gli stessi che han rovinato il Paese».
In che senso? «Son quelli del debito pubblico, la vera zavorra di un Paese in cui altrimenti si starebbe benissimo. Io, quelli li esilierei per Costituzione, come era stato fatto giustamente con i Savoia... che fosse stato per me, col cavolo che rientravano. L’unico esponente del partito del debito che ha pagato è stato Bettino Craxi».
Non è normale che i giornali possano criticare chi, come un presidente del Consiglio, liberamente si sottopone al giudizio dei cittadini? «Non è normale che le critiche nascano dalla vita privata dell’interessato e non dal suo operato politico».
Come valuta la decisione del capo del governo di querelare i giornali? «Premessa: il premier, come più tardi Dino Boffo, ha visto la sua famiglia letteralmente travolta da queste vicende. Questo è inaccettabile: se io faccio una scelta, quella è mia, non può ricadere sui miei familiari. E invece, ora Berlusconi deve affrontare una separazione, sono nati dei problemi con i figli... In passato, è capitato anche a me, e le assicuro che si vive la cosa come una violenza terribile».
Fatta la premessa, veniamo al punto. «Considero le querele un grosso autogol. Non fosse altro perché quello che aveva pubblicato un giornale a modesta tiratura come L’Unità è stato ripreso e fatto oggetto di divagazioni da tutti i giornaloni maggiori. Un danno enorme, a fronte di un ipotetico risarcimento chissà quando».
In ottobre la Consulta si pronuncerà sul lodo Alfano, la sospensione della possibilità di processare le più alte cariche dello Stato. L’eventualità di un premier sotto processo non la preoccupa? «Il drammatizzare quella scadenza è funzionale soltanto alla strategia di danneggiare il premier».
A breve, il centrodestra dovrà scegliere i candidati presidente per le Regionali, e la Lega spara alto: Lombardia, Veneto e magari un’altra Regione. Lei ostenta tranquillità. Le avrete? «Io una soluzione in testa ce l’ho. E persone della sensibilità politica di Bossi e Berlusconi la vedono certamente con altrettanta chiarezza. Diciamo che coloro che in questi giorni han parlato di ticket non son lontani dal fare centro».
E poi c’è il tema dell’Udc. C’è sempre un vostro veto all’alleanza con i centristi? «Per me, ci sono due Udc. C’è quella locale, fatta di gente anche in gamba, senza doppi forni per la testa, che fila d’amore e d’accordo con il Pdl e anche con la Lega. Poi, ci sono quelli che pensano di essere più furbi degli altri».
Pier Ferdinando Casini? «Pierfurby è un nome che non gli è stato dato per nulla. Ma lui, con un po’ di purgatorio, si può salvare. Tabacci è un interlocutore da cui si possono trarre stimoli, e anche Cesa e D'Onofrio».
Vabbè, ma allora di chi parla? «I Follini senza Follini. Io li chiamo i follicoli. Che però, spesso, sono fonte di infezione».
Marco Cremonesi 07 settembre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA da corriere.it
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