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Autore Discussione: «Fox News non è una tv, è un partito» Obama alla resa dei conti con Murdoch  (Letto 2283 volte)
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« inserito:: Ottobre 13, 2009, 09:34:58 am »

Guerra mediatica

«Fox News non è una tv, è un partito» Obama alla resa dei conti con Murdoch

Dopo mesi di critiche, la Casa Bianca passa al contrattacco: «Opinioni mascherate da fatti»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

WASHINGTON — La polemica tra la Casa Bianca di Barack Obama e Fox News data sin dall'esordio della nuova Amministrazione e risale già ai tempi della campagna elettorale.

Prediletto dai repubblicani di George W. Bush, il canale d'informazione di proprietà di Rupert Murdoch non ha mai nascosto le sue simpatie politiche e non risparmia nulla al presidente democratico, comprese le calunnie, sia pur mascherate da informazione obiettiva, come quella di dare spazio alla leggenda metropolitana che Obama non è nato negli Stati Uniti.

La Casa Bianca ha sempre risposto piccata, a volte mettendo in atto aperte rappresaglie, come quella di escludere la Fox dalle interviste presidenziali, limitare quelle dei funzionari governativi o negare le domande ai suoi giornalisti durante i briefing. Ma da ieri, il livello dello scontro si è alzato. E il quartier generale dell'Amministrazione ha messo l'elmetto. «Li tratteremo come un partito d'opposizione, poiché stanno conducendo una guerra contro Barack Obama e non possiamo far finta di pensare che questo sia il comportamento legittimo di un organo d'informazione», ha detto al New York Times Anita Dunn, direttore delle comunicazioni della White House. Sembra quindi fallita l'apparente trattativa su una tregua, tentata in settembre nel corso di un incontro a New York tra David Axelrod, principale consigliere di Obama e il presidente di Fox News, Roger Ailes. Ma la dura dichiarazione di Dunn ha avuto come primo effetto di galvanizzare il network, che continua a registrare ottimi share ed è ormai la fonte d'informazione di riferimento dell'opinione pubblica conservatrice. «Invece di governare — è stata la risposta di Michael Clemente, uno dei vice di Ailes — la Casa Bianca si comporta come se fosse ancora in campagna elettorale. Farebbe bene a riservare le sue energie ai temi che preoccupano gli elettori». In ogni caso, ha chiosato un altro dei dirigenti, Bill Shine, «ogni volta che ci attaccano, i nostri rating vanno su».

E' un fatto che la scorsa settimana, Fox abbia avuto una media giornaliera record di 1,2 milioni di spettatori, 200 mila in più dello stesso periodo nel 2008 e sopra il massimo storico del 2003, 1,1 milioni all'inizio della guerra in Iraq. Che la programmazione politica del network sia quanto meno di parte, ci sono pochi dubbi. Molto più della parte informativa, dalle 9 alle 16 e dalle 18 alle 20, che Fox con qualche argomento, difende come obiettiva, sono infatti i suoi opinionisti a farne la cifra e il successo: da Bill O'Reilly al nuovo fenomeno Glenn Beck, che definisce Obama un «razzista» e ha costretto alle dimissioni il consigliere per l'ambiente Van Jones, accusandolo di essere «un radicale anarco-comunista»; a Sean Hannity, che tratta i birthers, quelli che appunto accusano il presidente di non essere americano, come se sostenessero un argomento serio e non invece l'indegna bugia che è. Lo stesso Obama, in giugno, aveva tirato una stoccata al network, sia pur senza nominarlo: «C'è una stazione televisiva interamente dedita ad attaccare la mia Amministrazione — aveva detto —, se la guardate per un giorno sarà difficile che troviate una sola storia positiva su di me». Scegliendo di «non legittimare Fox in quanto organo d'informazione», come ha spiegato Anita Dunn, la Casa Bianca ha forse fatto il calcolo di poter recuperare le simpatie della sua base progressista, che vede il network come lo sterco del diavolo. Ma la scelta di andare allo scontro mostra anche il fianco debole dell'Amministrazione, confermandone l'ipersensibilità e l'ossessione di «controllare» il suo messaggio, che le vengono rimproverati dall'intero mondo dei media americani, compresi quelli liberal e più indulgenti verso il presidente democratico.

Paolo Valentino
13 ottobre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA
da corriere.it
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