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Autore Discussione: "Tratterò sulla Mondadori, se non sarò un'anatra zoppa".  (Letto 3194 volte)
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« inserito:: Ottobre 06, 2009, 05:07:45 pm »

Berlusconi: dietro il caso Mondadori e la legge Alfano una "sola manovra contro di me"

"Tratterò sulla Mondadori, se non sarò un'anatra zoppa".

L'ipotesi del voto il 22 marzo

Il premier pronto alla sfida "Un decreto per lo scudo Alfano"

di LIANA MILELLA


ROMA - C'è allarme al Quirinale. Per l'escalation di toni e d'espressioni buttate dal centrodestra, e da Berlusconi in persona, nel parterre politico. Niente di nuovo, per carità, ma il ricorso alla piazza, la minaccia delle urne, l'agitato spauracchio di un "disegno eversivo" dietro la sentenza di Milano mettono il Colle in uno stato d'allerta al massimo livello. Di mezzo non c'è solo un'istituzione, quella giudiziaria, che rischia ancora una volta d'essere travolta dalla furia del Cavaliere. E non basta di certo, per lenire l'accusa di "golpe politico", la mossa del Csm per tutelare il nome e il lavoro di Raimondo Mesiano, il giudice civile di Milano che ha scritto la sentenza dei 750 milioni di euro. Stavolta di mezzo, ragionano nelle stanze di Napolitano, c'è la saldezza dell'equilibrio istituzionale.

Ovviamente la coincidenza, la sentenza sul lodo Mondadori che s'incrocia con la decisione sul lodo Alfano, pur del tutto casuale, è destinata a far esplodere il conflitto, qualora la Corte decidesse di bocciare lo scudo come incostituzionale. I boatos dal palazzo giusto davanti al Quirinale questo fanno intendere, e l'esito non può che aumentare le preoccupazioni e i timori del Colle per la (scontata) reazione violenta di Berlusconi.

Che ieri ha toccato con l'umore una delle giornate più oscure della sua vita politica. Furioso è dir poco. Ma anche pronto a sfruttare fino in fondo una sciagura, la sentenza sul risarcimento alla Cir, per evitarne un'altra di gran lunga peggiore, la bocciatura dello scudo che ha congelato i suoi processi, il temibile caso Mills (con l'avvocato londinese già condannato per corruzione), i diritti tv, i senatori comprati. "Mi auguro che dopo quella che ho definito un'enormità giuridica adesso non me ne facciano un'altra dichiarando il lodo incostituzionale. Questa sì sarebbe la dimostrazione che si tenta di capovolgere il voto popolare con un golpe giudiziario". E via a ripetere il suo teorema preferito, il centrosinistra che rovescia il tavolo della poilitica utilizzando l'arma giuridizia: "È dal '94 che mi perseguitano, il popolo è con me ma loro sono contro di me, i giudici e i comunisti". E poi, con i suoi, il ragionamento che tante volte ha fatto sul lodo: "Ma che vogliono alla Consulta? L'abbiamo fatto esattamente come ce l'hanno chiesto, abbiamo copiato la loro sentenza del 2004 sul lodo Schifani. Ghedini e Alfano l'hanno seguita punto per punto. La nostra legge è blindata, non possono che confermarla".

S'aspetta una decisione già stasera, il Cavaliere. Se l'aspetta positiva, dopo i tanti messaggi che ha inviato ai giudici che simpatizzano col centrodestra. O almeno, se proprio dovesse andar male, se alla Corte dovesse prevalere di stretta misura il fronte contrario, è certo che arriverà una sentenza additiva, che non azzera la legge, ma ne esige almeno una riformulazione. E lui, con il suo giurista di riferimento Niccolò Ghedini e il suo Guardasigilli Angelino Alfano, ha già pronto un decreto per metterci una pezza. È pronto anche a fare un annuncio in questa direzione, e per questo ha convocato un consiglio dei ministri proprio per domani. Certo, non per fare già il decreto per il quale comunque bisogna aspettare la sentenza, ma per cominciare quantomeno a parlarne e lanciare un segnale chiaro di reazione non equivoca.
Berlusconi teme soprattutto di finire come "un'anatra zoppa", in un cul de sac che non gli consentirebbe neppure, come invece vuol fare, di trattare sui 750 milioni da restituire a De Benedetti. E per questo, rivedendo la sua strategia, ha smorzato i toni sulle elezioni anticipate, viste come la prospettiva di chi ha già perso tutto e non ha più nulla da rischiare. Quella sarà solo "l'extrema ratio" dice ai suoi, e se proprio dovesse essere così, si andrà a votare il 22 marzo, con le regionali. Ma poi la prospettiva dell'ultima prova di forza s'incrocia con timore che al Colle gli sbarrino la strada sponsorizzando un governo istituzionale. Per questo Berlusconi lancia un segnale contrario ben netto e preciso. Agli alleati che ammiccano e che potrebbero concorrere all'incarico, Fini in testa of course, il Cavaliere sbarra la strada dicendo con nettezza "governerò per altri cinque anni", perfino oltre la scadenza naturale della legislatura. Lo sappia il Colle, ne sia informato Fini, ne siano al corrente i Montezemolo di turno. Ma il lodo Cir di ieri e il loro Alfano di oggi gli fanno molta paura.

© Riproduzione riservata (6 ottobre 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 06, 2009, 05:10:39 pm »

I legali del premier: "Berlusconi più uguale degli altri"


La legge è uguale per tutti ma qualcuno è più uguale degli altri. Vista dalla parte degli avvocati di Berlusconi che stamattina hanno difeso la costituzionalità del lodo Alfano davanti alla Consulta c'è poco da discutere. Il premier in virtù del suo ruolo non può perdere tempo a difendersi, ne andrebbe del bene del Paese.

«La legge è uguale per tutti ma non sempre lo è la sua applicazione», ha detto Ghedini, per il quale la normativa che sospende i processi per le quattro più alte cariche della repubblica,  può benissimo essere varata con legge ordinaria - «è assolutamente ammissibile». Ad insistere sull'eccezionalità del presidente del consiglio è stato anche l'altro avvocato-parlamentare  schierato da Berlusconi. Gaetano Pecorella, ha specificato che il premier è comunque un po' più uguale di altri: in base alla nuova legge elettorale, infatti, «non è più primus inter pares perchè è l'unico eletto direttamente dal popolo».

Più tradizionale la difesa di Pietro Longo, secondo il quale  la sospensione del processo per le più alte cariche dello stato, non va confusa con l'immunità perché il lodo Alfano non implica la prescrizione. Ed in ogni caso è necessario come il pane per tutelare il diritto alla difesa di Berlusconi perché  «in ragione della complessa attività che la carica istituzionale impone: non appare possibile rivestire contemporaneamente un alta carica e il ruolo di imputato».

Anche l'avvocato dello stato, Glauco Nori, ha ribadito le proprie posizioni spiegando che la sua presenza è richiesta dalla difesa di una legge voluta dal parlamento. Sui danni irreparabili che deriverebbero dalla bocciatura del lodo Alfano, ha spiegato Nori, «sono state fatte ricostruzioni fantasiose. Quello su cui volevo porre l'attenzione è che si trascurerebbero le funzioni di governo, basti pensare ad esempio agli impegni del presidente del consiglio a livello europeo».

La Consulta in mattinata ha respinto la costituzione in giudizio della procura di milano. Il presidente dei costituzionalisti italiani, Alessandro Pace, che sosteneva le richiesta dei pm meneghini, ha commentato ironicamente coi giornalisti: «giustizia è fatta: questa resta una legge ad personam. Dieci anni orsono sarebbe stata dichiarata incostituzionale solo per questo fatto. Adesso ci sono più spiragli perchè la corte ribalti la sentenza del 2004 sul lodo Schifani dichiarando inammissibili i ricorsi contro il lodo Alfano».

Nel pomeriggio i giudici della Consulta si ritireranno in camera di consiglio. Sembra difficile che il verdetto possa arrivare già in serata, visto il protrarsi dei lavori. La decisione  potrebbe dunque arrivare domani oppure direttamente tra un paio di settimane: cinque giudici della Corte (tra cui il presidente Amirante e il relatore Gallo) partiranno infatti giovedì prossimo per un precedente impegnopreso a Lisbona con i colleghi delle Corti portoghese e spagnola.    È sufficiente che anche un solo giudice chieda l'aggiornamento della camera di consiglio per una ripresa dei lavori, a partire dalla settimana che inizia il 19 ottobre.


«Quello della Consulta non sarà un giudizio politico ma un giudizio basato sull'esame delle norme costituzionali» è stato il fiducioso commento di Gaetano Pecorella, al termine dell'udienza del Lodo Alfano. Pecorella non ha escluso che, in caso di parziale bocciatura del Lodo, «ci possa essere comunque spazio per intervenire, nuovamente, con modifiche sulla legge: bisognerà aspettare le motivazioni. Ma ho fiducia in questa Corte».

06 ottobre 2009
da unita.it
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