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Autore Discussione: "Un premier che fa causa a un giornale? Vuole sui media solo storie ufficiali"  (Letto 3476 volte)
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« inserito:: Settembre 06, 2009, 04:50:33 pm »

Il vulcanico regista, che domani presenta il suo "Capitalism: a love story" incontra i cronisti con un giorno d'anticipo.

Tra frasi a effetto e qualche imbarazzo

Da Berlusconi a Wall Street tutto il Michael Moore-show

"Un premier che fa causa a un giornale? Vuole sui media solo storie ufficiali"

E sul suo film: "Volevo mostrare un'intera economia costruita sulla sabbia"

dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE
 

VENEZIA - Non risparmia niente e nessuno, Michael Moore: dai vertici di General Motors a Silvio Berlusconi, dal reaganismo a Wall Street, il regista di documentari più celebre e più amato del Pianeta ne ha per tutti. E così, anche se la presentazione ufficiale del suo "Capitalism: a love story" è prevista solo per domani, lui si prende la ribalta festivaliera già oggi. In un incontro coi giornalisti che avviene nello spazio Cinecittà, organizzato dal magazine Variety.

Uno show, quello di Moore, che tocca temi importanti. A partire da uno di quelli di cui in Italia si discute di più: la libertà di stampa. Ma ci sono anche momenti in cui mostra un lato "tenero" abbastanza inedito: come quando parla del suo amore per il cinema, o di Obama "che adesso va sostenuto perché riesca a compiere le riforme". Ecco il meglio del Michael-pensiero.

Su Berlusconi e la stampa. Interpellato su cosa ne pensa di un presidente del Consiglio che fa causa a un giornale per avergli posto dieci domande, il regista risponde così: "L'Italia ha una situazione unica, perché in carica avete un premier che ha davvero poco rispetto per i media. Il che è ironico, visto che li possiede quasi tutti ed è chiaro che li ha comprati per far uscire solo versioni ufficiali". Allargando poi il discorso, Moore spiega che il capitalismo attuale sta "uccidendo la stampa scritta"; mentre di una "stampa libera e forte c'è più che mai bisogno". "Oggi gli editori pensano prima alla pubblicità, la diffusione dei giornali viene in secondo piano. E mettere il lettore, il cittadino, in secondo piano, in democrazia è sbagliato".

Sul film. "Ci pensavo da tempo - rivela - ma un anno e mezzo fa, quando tanta gente ha cominciato a perdere il lavoro e la casa, ho cominciato realmente. Sentivo che era necessario mostrare come questa economia fosse costruita sulla sabbia. Un sistema in cui l'1% della popolazione possiede la ricchezza, e il 50% lotta per la sopravvivenza".

Sulla crisi. "Dicono che non era prevedibile: invece lo era, e se non l'hanno fatto vuol dire che sono stupidi. Tutto comincia da lontano, con Reagan e Milton Friedman". E sulla situazione attuale: "Uno dei giorni più felici della mia vita è stato quando Obama ha licenziato i vertici di General Motors. E' giusto salvare le fabbriche e i posti di lavoro, ma i contribuenti non vogliono che i loro soldi vadano ai manager". In generale, Moore dichiara che "il nostro sistema economico non è giusto, né etico, né democratico. Per me va rifondato". Per non parlare della Borsa: "E' costruita sul gioco d'azzardo, che nel mio Paese è illegale (tranne che in New Jersey e in Nevada). E' un sistema basato sulla voglia di profitti a breve termine, che ha rovinato tanta gente".

Sui suoi finanziatori. "Provocato" sul tema di chi paga i suoi film, Moore s'imbarazza, e rivela: "Sono le società Liberty Media e Viacom". Vale a dire, due giganti. "Me li danno perché ogni pellicola che giro porta profitti e nessuna perdita: posso girare un documentario con 2 milioni di dollari e guadagnarne 15-20. E comunque le persone di queste società con cui tratto hanno cuore, anima, coscienza". Interpellato poi su come usa i soldi che guadagna, prima scherza ("mi faccio la barca"), poi spiega che il suo sogno "è arrivare a realizzare film con le mie risorse. Prodotti che facciano pensare la gente, magari far venire loro voglia di impegnarsi nella vita civile". Ma il vero momento difficile arriva quando un cronista norvegese sostiene che gli sono stati chiesti soldi in cambio di un'intervista con lui: Moore cade dalle nuvole, non sa cosa dire, e per il resto dell'incontro prende in giro tutti chiedendo "mille euro per rispondere alla domanda, ma per stavolta è gratis...".

Su Obama. Moore continua a essere fiducioso nel presidente. Ma poi, citando Roosevelt, ricorda come i cittadini non debbano lasciarlo solo: "Ha bisogno del sostegno di tutti, per fare le cose che ha promesso". Come la riforma sanitaria, di cui come è noto il regista è un sostenitore.

Sul cinema. Interpellato su se si senta più un attivista politico o un cineasta, Moore risponde senza esitazioni: "Faccio film perché mi piacciono i film, amo far parte di questa forma d'arte. Non a caso, ho scelto proprio questa forma di impegno civile. Mi piace sorprendere la gente che il venerdì sera paga 10 dollari e più per un biglietto". E sul tema della sua prossima pellicola, resta sul vago: "Sceglierò come sempre un'idea che mi affascini, mi spaventi, mi spinga alla sfida".

(5 settembre 2009)
da repubblica.it
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