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Autore Discussione: CARLO GRANDE Don Chisciotte l'amico degli animali  (Letto 2620 volte)
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« inserito:: Agosto 19, 2009, 12:13:22 pm »

19/8/2009
 
Don Chisciotte l'amico degli animali
 
 
CARLO GRANDE
 
C’è chi in ferie lotta con un pesce gigante, chi con la moglie, chi con la radio del vicino o con un amico campione di tennis. Una delle battaglie più benemerite del Ferragosto – vero Capodanno laico, spartiacque per le nostre vite normalmente «chine sul fatturato» - è quella condotta dagli animalisti in giro per l’Italia, che si «mobilitano» (come si diceva una volta), per fermare i palii-macello, le feste tradizionali che martirizzano a furor di popolo gli animali.

E’ ben vero che negli ultimi decenni tante manifestazioni sono state abolite, e che la sensibilità nei confronti delle «persone non umane» (fin qui arrivano le definizioni più ferventi) si è molto accresciuta. Il 15 agosto 2007 a Grizzana Morandi (Bologna) il Comune ha annullato il palio dei somari e altrettanto è avvenuto a Morlupo (Roma) per il Palio dei cavalli. A Roccavivara non si prende più a mazzate un gallo semi-sotterrato, a Calvello non si sgozzano più polli, conigli e capretti appesi a una corda; a Pontenure non si fa più volare l’asino dal campanile e a Valguarnera e Borgomanero sono stati sostituiti con dolciumi i coniglietti e piccioni rinchiusi dentro pignatte frantumate a bastonate da bambini bendati.

Ma ci sono ancora tante «tradizioni» a rischio, che prendono di mira oche, conigli, capretti, asini e cavalli. La Lav, Lega Antivivisezione, ne segnala parecchie anche in questi giorni. Il Palio dei Normanni di Piazza Armerina, ad esempio (in provincia di Enna), il Palio degli Asini di Porcia (Pordenone) quello del Ciuccio a Cuccaro Vetere (Caserta).

Sperimentazione, la super tortura
Per gli animalisti (brutto termine, ma sempre meglio di «amici degli animali» che fa tanto «amici dei negri») sarà un triste, quasi donchisciottesco girovagare. Quella dei diritti degli animali è una delle grandi sfide dell’etica contemporanea: non si tratta di semplice benevolenza o di amore per gli animali, bensì - come sosteneva Schopenhnauer – di semplice giustizia. Del diritto anche per loro, cioè, di morire secondo natura.

A qualcuno potrà apparire bizzarro e pietistico preoccuparsi dell’inaudita sofferenza di quelli rinchiusi negli stabulari, un dolore che non conosce stagioni né tregua, che investe dai 300 ai 500 milioni di bestie l’anno, in tutto il mondo; o di quello provocato dalla sperimentazione sugli animali, per molti la tortura più metodica di tutte. Si tratta di creature, come scrisse la Yourcenar ne Il Tempo, grande scultore, «che hanno respirato, mangiato, dormito…» e che, come avrebbe detto Villon, sono «morte in dolore», con dolore, come faremo noi tutti, ma morte di una morte selvaggiamente inferta dagli uomini.

Non far soffrire i tanti esseri che così frequentemente e spesso devotamente ci vivono accanto, oggi è un impegno di poche avanguardie: «Avviene spesso – scrisse John Stuart Mill - che la credenza universale di un’epoca, dalla quale nessuno era libero senza uno sforzo straordinario di genialità o di coraggio, diventi in un’epoca successiva un’assurdità talmente evidente che l’unica difficoltà è di capire come tale idea fosse mai potuta apparire credibile».

George Clooney, aiutaci tu
In un articolo uscito su Nature a luglio, si dice chiaramente (sulla scia del Cnr statunitense, due anni fa) che le prove di tossicità su animali sono scienza di cattiva qualità e che dalla loro sostituzione dipende la salvezza di molte vite umane. «E’ un grande avvenimento scientifico – ha scritto Rifkin - da anni le associazioni e le leghe antivivisezioniste sostengono questa tesi e vengono schernite da enti scientifici, associazioni mediche e lobby industriali... Ora l’establishment scientifico è arrivato alla stessa conclusione».

Sarà, come diceva Oscar Wilde, che il peggior crimine è la mancanza di immaginazione, che l’essere umano non prova compassione per i mali di cui non ha esperienza diretta, ai quali non ha personalmente assistito. Chi si mette nei panni degli altri? «Il prossimo non esiste più», scrive Luigi Zoja. Figurarsi gli animali. A pensarci, per ora, sono persone come Fabrizia Pratesi (con l’associazione Equivita, braccio operativo del «Fondo Imperatrice nuda contro la Sperimentazione animale») o Margherita d’Amico, con i suoi libri e il suo blog che si chiama «lavitadeglialtri».

O gli attori: per salvare dal rischio di cattura e macellazione la mandria di una ventina di cavalli che vive allo stato brado sul Monte Bisbino, in provincia di Como, si è chiesto aiuto a George Clooney. Gli animalisti italiani e ticinesi che in questi giorni presidiano la zona sono nelle sue mani. Se ha compassione George, tanti altri, che amano mettersi nei suoi panni, forse lo seguiranno.
 
 CARLO GRANDE
da lastampa.it
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