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Autore Discussione: FRANCESCO SISCI Pollo fritto a Tienanmen  (Letto 1996 volte)
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« inserito:: Luglio 29, 2009, 05:05:24 pm »

29/7/2009

Pollo fritto a Tienanmen
   
FRANCESCO SISCI


E’cominciata l’era dell’AmeriCina, un’era felice che potrebbe indirizzare politicamente tutto il secolo. Questo almeno secondo Pechino, che da tempo insegue il sogno di trasformarsi in una specie di versione orientale del «bel Paese», meiguo, il nome degli Usa in cinese. La prima e fondamentale colonna di questo rapporto è certamente economica. La Cina è il maggiore creditore degli Usa, con circa 1700 miliardi di dollari in obbligazioni del Tesoro e di aziende. Ciò significa un’enorme forza di ricatto reciproco e una catena che incastra i due Paesi.

Gli Stati Uniti sono soggetti al ricatto dei creditori cinesi ma è più vero il contrario.

Perché l’enorme debito, se non fosse restituito, peserebbe ancora di più sull’economia di Pechino, ancora solo un terzo di quella americana.

La Cina conosce bene questo doppio vincolo e anzi lo ha perseguito scientemente da molti anni, proprio per rendersi indispensabile all’America.

Subito dopo la fine del maoismo i leader cinesi che criticavano in pubblico gli Stati Uniti in privato si arrampicavano sugli specchi per trovare borse di studio e mandare i propri figli a studiare in America. Questa doppia misura è una matrice comune dei rapporti tra i due Paesi. Nel 1999, ci furono oceaniche dimostrazioni di massa per protestare contro i missili americani lanciati sull’ambasciata cinese a Belgrado. Ma anche allora i cinesi non potevano credere all’errore, perché avevano troppa fiducia nelle capacità dell’esercito statunitense. E comunque il giorno dopo la fine delle proteste ripresero, come normale, le lunghe file per riuscire ad avere un visto per gli amati-odiati Stati Uniti.

È una questione che tocca la stessa anima della nuova Cina delle riforme. In pubblico tutti protestano contro il fast food americano, ma in realtà la catena che vende il cibo del cuore dell’America profonda, la Kentucky Fried Chicken, in Cina realizza profitti quadrupli rispetto ad ogni altro ristorante del gruppo nel resto del mondo.

Per la Cina la modernizzazione, lo sviluppo, il progresso hanno di fatto una sola faccia, quella americana. L’inglese è ancora poco diffuso ma nelle città, pur con risultati incerti, tutti praticamente tentano di studiarlo. Secondo stime sono 300 milioni i cinesi che imparano seriamente l’inglese, che si pronuncia solo con il largo accento di Los Angeles o New York. Sono pochi su una popolazione di quasi 1,4 miliardi, ma sono tantissimi se si pensa che in un decennio si è cominciato da zero. Il sogno dei cinesi è trasformarsi in americani. E la più grande soddisfazione dei nuovi ricchi di Pechino e Shanghai ora, in periodo di crisi negli Usa, è comprarsi la casa a prezzo scontato a Miami o a San Francisco.

La Cina ragiona in tempi lunghi e sa di essere oggi , e ancora per decenni, inferiore al «fratello maggiore», il lao da, americano, ma tanto meglio. Pechino ha bisogno ancora di tempo per mettere in ordine le sue questioni interne e soprattutto deve imparare lentamente, ma sistematicamente, come si fa a gestire il mondo da superpotenza.

da lastampa.it
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