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Autore Discussione: Bono attacca Silvio sul debito  (Letto 2167 volte)
Admin
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« inserito:: Luglio 08, 2009, 12:44:04 pm »

8/7/2009
 
In 77 mila a San Siro per gli U2

Bono attacca Silvio sul debito
 

MILANO

Silvio Berlusconi sotto il tiro del «rock buono». Severamente incalzato venerdì scorso da Bob Geldof, nella veste di direttore per un giorno de «La Stampa», il Presidente del Consiglio ha ricevuto ieri una seconda bordata di critiche da Bono, durante il primo concerto a San Siro degli U2. Il motivo è sempre di non aver rispettato l'impegno di destinare lo 0,51 per cento del Pil alla lotta alla povertà in Africa, così come aveva promesso al G8 di Gleneagles. Verso la fine del concerto, il vocalist degli U2 si è rivolto ai 77 mila con un lungo discorso: «Si sa - ha detto - che ho avuto divergenze con il vostro primo ministro, per promesse non mantenute. Rispetto lui e il suo partito, ma non ho rispetto di un primo ministro che non mantiene le promesse. Gli italiani ci hanno fatto tanti doni: il Rinascimento, il pianoforte, Puccini, Pavarotti, anche Jovanotti. Ma nei prossimi giorni, al G8, il vostro leader deve decidere che posizione tenere verso i poveri e vulnerabili. Pensate che debba farlo, volete dirglielo?». Lo stadio è esploso in un urlo collettivo impressionante, e Bono ha concluso: «Io scrivo canzoni, lui pensa di fare la storia. Fra domani, dopodomani, venerdì, dovrà decidere. Non sarà troppo tardi. A lui dedico "One"». Poi fra le grida è tornato cantante, nell'accorato brano al quale è ispirata l'organizzazione «One», che si dedica all'aiuto delle popolazioni più povere.

E' stato record di presenze rock a San Siro, con i 77 mila esauritissimi biglietti per il «360° Tour», nel primo dei due concerti milanesi (l'altro è stasera) degli U2. Il record ha a che fare prima di tutto con l'amore sviscerato che l'Italia da sempre coltiva per gli irlandesi, ma anche con la centralità del palco sul prato, che consente di utilizzare i quattro lati degli spalti, più la parte lasciata libera dal ragnone verde che protegge e ingloba la band. Un bestione vero (Bono lo ha definito in scena «Un po' stazione spaziale, un po' fiore di cactus») che sormonta un palco rotondo e una enorme passerella.

Una serata velocissima, giovanilista, con uno schermo circolare sospeso in alto che si dilata a griglia, evocando una discoteca. Come ai tempi del discusso «Pop», c'è infatti un'ampia pennellata disco, e un po' techno nel momento più trascinante, con «Vertigo» e «I'll Go Crazy», che lambisce anche canzoni più emozionali e vissute come «Sunday Bloody Sunday» o «Pride». Canzoni solide, che reggono il restyling in un'orgia di tunz-tunz vitale e imprevedibile. Gli U2 sono eccessivamente grandiosi in questo tour, ma sanno ancora stupire, e scrivere belle canzoni come conferma la prima parte del concerto orgogliosamente puntata sul nuovo album: l'ispirata «Breathe», «No Line on the Horizon», «Get on Your Boots», «Magnificent» che è una cavalcata western alla Morricone.

Il concerto mescola momenti personali (Bono ha fatto salire la figlia Memphis Eve sul palco per festeggiarne il diciottesimo compleanno con «Party Girl»), spiritualità, riflessioni sull'Africa con l'ispirato discorso di Desmond Tutu sulla povertà africana, l'omaggio alla premio Nobel Aung San Suu Kyi, e il tenero ricordo di Michaelino, cui viene dedicata «Angel of Harlem», con citazione jacksoniana («Man in the Mirror»). In forma vocale strepitosa Bono, rosario al collo, e anche i suoi compagni. Il futuro sarà in salita, ma la serata è stata a dir poco trionfale.
 
da lastampa.it
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