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« inserito:: Giugno 07, 2009, 11:55:02 am » |
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7/6/2009 (7:6) - REPORTAGE
"Chi vive tra le macerie non pensa all'Europa" La delusione dei terremotati: «La politica ci sembra così distante»
FRANCESCO GRIGNETTI DALL'INVITO A L'AQUILA
Il colpo d’occhio, innanzitutto. Al seggio 48 dell’Aquila, in via Moscardelli, si vota in un container sistemato nel cortile della scuola elementare «San Francesco». Accanto c’è un ufficio del Comune che consegna i certificati elettorali a vista perché nessuno, nella notte del 6 aprile, quando scappò di casa, s’è certo ricordato i documenti per votare.
Quartiere Torrione, molte le case popolari. Da queste parti in genere si fa la fila per votare. Questa volta, no. Affluenza bassissima. C’è da capirli. Buona parte degli abitanti di questo quartiere sono dispersi in varie tendopoli della città o sfollati sugli alberghi della costa e avrebbero dovuto sobbarcarsi un lungo viaggio per mettere il loro segno sulla scheda delle Europee. La Protezione civile ha cercato di venirgli incontro come ha potuto. Sono stati organizzati autobus in città e pullman militari. Ma non si può dire che la gente sia accorsa in massa alla «San Francesco». In un seggio poco distante, dove sono state sistemate due tende della protezione civile, è andata ancor peggio. Si sono presentati in venti su 1600.
Il primo voto da terremotati non si scorda. Tra le prime a fare il proprio dovere di elettrice è Stefania Pezzopane, la combattiva presidente della Provincia. Arriva a passo spedito, non c’è nessuno davanti a lei, vota in pochi secondi e esce. Prova il motto di spirito. «Mi mancava il seggio in un container, è proprio vero: nella vita bisogna provarle tutte». Ma è una finta. La Pezzopane è anche lei senza casa e per di più in attesa di buone notizie dal Parlamento. «Berlusconi e Letta ci hanno rassicurato sul rimborso alle seconde case, limitatamente ai centri storici, e ai trasferimenti per gli enti locali. Ma è Tremonti che dispone dei soldi».
Diversi i vigili del fuoco che stazionano. La scuola di via Moscardelli è un edificio piccolo e basso che ha retto bene alle scosse. Funziona soprattutto da Centro d’informazioni comunale sulle agibilità e da Centro per la restituzione degli oggetti recuperati dai vigili del fuoco. Fuori dal cancello ci sono due signori che s’abbracciano. Una ha già votato, l’altro sta per entrare. Commozione da reduci. «Hai visto, quella è la casa di Valentina...». «Che dicono?». «Per il momento non si può rientrare».
Indicano un grappolo di palazzine poco distanti. I danni sembrano contenuti a vederle da fuori. Qualche crepa. In strada qualche calcinaccio, ma sono pezzi di cornicione che hanno picconato perché era pericoloso lasciarli a penzolare. Dice però il signor Ettore, una sessantina d’anni, nessun cognome: «Non s’inganni. Sembrano palazzi a posto. Ma dentro le crepe fanno paura. Li hanno classificati di danno "E". Tra i peggiori. I pilastri sono fuori asse. Non si sa nemmeno se conviene ristrutturare». E si dispera.
Qualcuno tra la gente di Torrione, viene al seggio della «Moscardelli», insomma, ma li muove più la voglia di rivedere il proprio quartiere della politica. Anzi, a dirla tutta, qui della politica non c’è traccia. Le Amministrative sono state ovviamente rinviate. Si vota solo per le Europee. Ma non c’è stata campagna elettorale. «Ma così - racconta Elisa Cerasoli, 29 anni, da due mesi pendolare al contrario nel senso che va a dormire a Roma a casa del fidanzato e viene all’Aquila per lavorare - finisce che io nemmeno sapevo chi votare. Bisogna studiare i nomi».
I pochi che passano per il seggio 48 sono persone dall’età avanzata. Eppure i giovani sono poco lontani e nient’affatto apatici. Anzi. A cento metri dal seggio, nel chiostro che introduce alla sala convegni della Cassa di risparmio dell’Aquila, la Carispaq, c’è un incontro organizzato da una neonata associazione, il Collettivo 99, che raccoglie una sessantina di giovani professionisti tra architetti, ingegneri e economisti. Hanno una grande ambizione: dire la loro sulla futura ricostruzione. «Non eravamo d’accordo sulle casette di cemento prefabbricate - spiega Maura Scarcella, 30 anni, tosta e affascinante ingegnere - ma ormai la decisione è presa. Chiediamo però di dialogare sul futuro prossimo della nostra città. Dobbiamo pensare al centro storico ma anche a periferie da rendere vivibili. Ci staremo per i prossimi dieci-quindici anni». Ma lei, Maura, ha votato? Una smorfia di disappunto. «Ancora no... Diciamo che in questo momento la politica mi sembra così distante e disattenta...».
Ad ascoltarla, un parterre ricco di giovani. Saranno in due-trecento. Ci sono quelli del «Comitato 3.32» che hanno lanciato la campagna «Rimborso al 100%» e nei giorni scorsi hanno dimostrato un largo seguito organizzando la marcia di protesta nel centro storico off-limits. A rappresentarli, un’altra giovanissima: Federica Tomassoni, neolaureata in Scienze politiche, specializzazione in Relazioni internazionali. «Studiavo l’arabo, mi preparavo a lavorare con la Cooperazione. Poi tutto è cambiato. Ora la Cooperazione è qui». Votato? «No.... Ma ci vado, giuro». Sarà. A un altro tavolo c’è lo stato maggiore di un’altra associazione, la «IdeAq». Sono in trenta, tutti giovani commercialisti e avvocati. Spiega Roberto Cioni: «Noi ci preoccupiamo della rinascita economica. Siamo anche andati in Friuli per renderci conto del loro modello. Pensavamo a una ricetta economica, siamo tornati convinti che sia tutto un problema politico. O diventiamo protagonisti oppure qui si muore». Benissimo. Ma avete votato. In coro: «Ancora nooo».
da lastampa.it
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