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Autore Discussione: E' morto lo scrittore Nico Orengo  (Letto 3306 volte)
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« inserito:: Maggio 31, 2009, 09:20:50 am »

30/5/2009 (13:1) - LUTTO NELLA LETTERATURA

E' morto lo scrittore Nico Orengo
 
Storico giornalista de La Stampa era stato anche responsabile dell'inserto Tuttolibri

TORINO


È morto la scorsa notte, all’età di 65 anni, Nico Orengo, per trent’anni giornalista de La Stampa, di cui è stato anche responsabile dell’inserto Tuttolibri, e scrittore.
Soffriva da tempo di problemi cardiaci e polmonari ed era ricoverato da qualche giorno nell’ospedale Molinette. Nato nel capoluogo piemontese, Orengo, molto legato alla Liguria di cui era originaria la sua famiglia, è stato uno dei più originali scrittori italiani. È stato anche autore di versi e ha pubblicato filastrocche per bambini. Nel 1978 arriva a La Stampa dove inizia a occuparsi dell'inserto culturale Tuttolibri diventandone poi responsabile nel 1989.

Nato a Torino nel 1944, Nico Orengo ha lavorato all’Einaudi dal 1964 al 1977, entrando quindi a «La Stampa». Dal 1989 al 2007 ha diretto l’inserto settimanale «Tuttolibri». Ha esordito da Feltrinelli nel 1969 con il romanzo sperimentale «Per preparare nuovi idilli». La prosa, nella sua testimonianza, si alterna con la poesia. «Islabonita» è l’ultimo romanzo, da Einaudi, per i cui tipi sono usciti, fra l’altro, «Ribes», «Le rose di Evita», «La curva del Latte». «La guerra del basilico» e «Di viole e di liquirizia», storia ambientata nelle Langhe. Da Guanda, la galleria lirica «Narcisi d’amore. Poesie 1974-1994». E’ autore anche di filastrocche, conte, ninnenanne: «A-ulì-ulè» (Einaudi).

Il suo «Inchiostro delle voci»
Da Sciascia e Soldati ad Arpino e Calvino, da Rigoni Stern e Fruttero & Lucentini a Celati e Tondelli, da Bertolucci e Moravia a Del Buono e Meneghello. Sono stati decine e decine gli scrittori intervistati da Nico Orengo. Fra gli stranieri Soriano e Puig, Dürrenmatt e Burgess : colloqui raccolti nel volume de La Stampa «L’inchiostro delle voci», 1992

L’anguilla di «Islabonita»
Un’anguilla arrivata dal Mar dei Sargassi, una donna un po’ maga e un intrigo alla Ambler: è l’ultimo romanzo di Nico Orengo, «Islabonita», nella Liguria Anni 20. Una Liguria - ha scritto su Tuttolibri Carlo Fruttero - per cui Orengo da sempre porta un amore totale, raccontandone con straordinaria evidenza e poesia i sassi, gli arbusti,gli odori, i sentieri, le onde

I suoi versi
Tra i libri di poesie di Nico Orengo, «Canzonette di mare»: «Fu di farfalla il battito/ leggero, una ferita/che si allargò nell'aria,/un segno di matita/ sospeso come un'onda/che s'incanta nel timore/di una riva»

da lastampa.it



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30/5/2009 (13:6) - ARCHIVIO

Sotto i Balzi Rossi tra mare e cemento
 
Nico Orengo è arrivato a La Stampa nel 1978

 

Ecco alcuni passi da uno degli oltre mille articoli scritti da Nico Orengo per il suo giornale, dedicato alla sua Liguria. Uscì su La Stampa il 14/08/2000

NICO ORENGO


Una volta c’era una Liguria, fatta di confine, con clandestini, contrabbandieri più solitari e Guardia di Finanza impegnata in controlli e rincorse in bianco e nero. Allora, sotto i Balzi Rossi, dove ci si arrivava con un ascensore che era per ingegneria e immagine una piccola Torre Eiffel capovolta, c’era una trattoria sul mare, proprio sopra la spiaggia delle uova, a fianco di una delle grandi caverne, le Balme, degli uomini primitivi, si chiamava «da Arturo».

Lì, sotto un cannicciato dove si aggrappavano campanule viola e correvano gechi dalla pelle preistorica, abbrustolivano grandi peperoni gialli. Erano peperoni che arrivavano in tavola profumati d’acciuga, croccanti di sale, spicchi d’aglio e foglie di basilico. Veniva a mangiarli Alberto Pagan, che allora aveva il più bel gozzo del Darsenun, più bello di quello di Cipollina, il «re del plumoso», che lì davanti prendeva cernie da trenta chili.

A mangiare quegli spicchi colorati di sole, appena protetti da una foglia di basilico ci arrivava anche Bruno, lui che i pesci li prendeva con la lenza, con la rete, con la canna, anche con le mani ma anche solo guardandoli, perché aveva un talento naturale con il mondo «altro», quello che si crede in necessità, dovere di conquistare, fosse una triglia, una ragazza, un pettirosso.

E ci veniva anche l’avvocato Salvatico, che viveva a Ventimiglia con la anziana madre, e guidava una Ferrari e riusciva a stupire il pilota Chiron, raccontandogli come quando si trovasse sull’Aurelia un camion di traverso, lui preferisse sempre accelerare e prenderlo a metà, nel debole del telaio. [...]

Era una Liguria favolosa di sapori, fico polveroso e gelsomino stordente, di buganvillea e cappero, di garofano, calendula e rose, mirto e rosmarino. Una Liguria dove per le strade camminavano dei. [...] Una Liguria che si è persa nel gusto medio dell’Italia di massa, televisiva, dall’identità incerta, fluttuante in tutto meno che nella volontà al cemento.

da lastampa.it
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