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« inserito:: Giugno 15, 2009, 06:36:38 pm » |
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Un esercito parallelo pronto a scendere in campo di Carlo Mercuri
ROMA (15 giugno) - Gli archivi più attendibili sono quelli della Lega, che parlano di oltre 3.000 volontari attualmente attivi nel settore della sicurezza. Ma è una stima sicuramente approssimata per difetto, giacché essa è limitata al territorio del Nord-Est, dove le “ronde padane” sono nate e dove ancora oggi hanno la loro roccaforte.
La discesa in campo delle ronde. Ma quanti sono i volontari che si accingono a scendere in campo in nome della “sicurezza partecipata”, con tanto di divise e giubbini d’ordinanza, il giorno (ormai prossimo) in cui il Senato darà via libera alla legge sulle ronde? In 10 anni, da quando cioè è diventato massivo il fenomeno delle ronde, si sono avvicendati circa 50.000 volontari. Questi dati, che sono sempre di fonte leghista, ci autorizzano a calcolare una media di 5.000 volontari all’anno. Quindi, il conto torna. Perché, se oggi sono stati calcolati tremila volontari nel solo Veneto ecco che, allargando un po’ il raggio d’azione agli altri territori a cui si riferisce il “sondaggio” leghista, e cioè alla Lombardia e al Friuli, si arriva agevolmente a stabilire un plafond di 5.000 volontari.
Nel resto d’Italia. Abbiamo fin qui considerato le Regioni “forti” del rondismo, quelle dove il fenomeno è nato e si è affermato. Ma nel frattempo, essendosi il costume esteso anche al resto d’Italia, è facile pensare che il numero complessivo dei volontari “in servizio permanente” possa ritenersi raddoppiato. Prendiamo, per esempio, la città di Firenze. Essa, per bocca dell’assessore alla Sicurezza Graziano Cioni (meglio conosciuto come “lo sceriffo”) rifiuta il termine di “ronda” ma ha già sperimentato una cosa simile: le cosiddette “sentinelle”. Sono, le sentinelle fiorentine, un gruppo di persone (ne sono state mobilitate circa seicento) che collaborano con la Polizia municipale per segnalare tutte le cose che non funzionano nella città. E sono 600 volontari, nella sola Firenze. Non si chiameranno “ronde”, ma tant’è. Il testo di legge, d’altronde, le identifica come «associazioni tra cittadini non armati». Quindi, o ronde o sentinelle sempre associazioni sono. E sempre di cittadini volontari che scendono in campo si tratterà.
La mobilitazione. Ecco perché, tutto sommato, consideriamo approssimativamente un numero di circa 10.000 “volontari della sicurezza”, in tutt’Italia. Infatti il favore con cui si guarda alla norma in via d’approvazione al Senato è bipartisan e transregionale. Non c’è qui, un’Italia che si spacca in due: un Nord che dice sì alle ronde (o alle “associazioni”, comunque le si voglia chiamare) e un Sud che dice no. Prendiamo, ad esempio, la città di Bari. C’è un’amministrazione uscente di Centrosinistra con un sindaco, Michele Emiliano (ex magistrato antimafia), che è un super-sponsor del rondismo. Lui stesso, come ha detto in un’intervista, fa le ronde «a bordo della moto, una Moto Guzzi 950 modello California», e ha in animo di realizzare «un pattugliamento civico, un’occupazione del territorio da parte di gente disarmata che applichi un principio di solidarietà».
Non solo Nord-Est, come si vede. Il caso della Sicilia. Il caso della Sicilia è ancora più eclatante. Qui, nella Regione che si voleva più allergica alle ronde, sono invece già all’opera una ventina di comitati al cui interno gravitano plotoni di carabinieri, poliziotti e finanzieri in congedo. Il coordinamento è a cura del generale (in congedo) dei carabinieri Antonio Pappalardo, il famoso ex presidente del Cocer, diventato ascoltato consigliere del governatore Lombardo.
Dicono che in ballo ci sia il progetto di un esercito regionale. Se così sarà, altro che i numeri delle “ronde padane”!
da ilmessaggero.it
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