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Autore Discussione: I raduni. Le adesioni. Il manifesto. Così Storace lancia il nuovo partito.  (Letto 2763 volte)
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« inserito:: Agosto 04, 2007, 09:43:37 pm »

ALLEANZA NAZIONALE / LA SCISSIONE DELLA DESTRA

Girotondo nero
di Marco Damilano

I raduni. Le adesioni. Il manifesto. Così Storace lancia il nuovo partito. Da battaglia
 
Sono identitari fin dall'indirizzo: via Sebastiano Conca, in un appartamento al primo piano di una palazzina immersa nel cuore dei monti Parioli, quartiere romano che più di destra non si può. Anche l'ambientazione non delude: nell'androne c'è una scultura simil Venere di Botticelli con tanto di velo da Madonna di Fatima e qualche stampa di Roma littoria. Nella sede bisogna farsi largo tra divani neri anni Venti, specchi alti fino al soffitto, tendaggi, pesanti scrivanie di noce, una bandiera tricolore con le firme dei fondatori del nuovo movimento e una grande libreria. Vuota.

Arrivati al dunque, però, lo spettacolo è inedito anche nella lunga serie di scissioni e scissioncine che costellano la storia del Msi e di An. Non se ne vanno dalla casa madre gli estremisti o le nipoti del Duce, ma un bel pezzo di storia missina. Basta vedere il terzetto che guida il nuovo partito, la Destra. Il presidente, Teodoro Buontempo, il 'Pecora' del Fronte della Gioventù, è l'uomo che ha scoperto Gianfranco Fini negli anni Settanta: "La mia presenza in An era diventata un alibi, la garanzia che non si erano allontanati dalla loro tradizione. Ho posto fine a un equivoco". Il tesoriere, l'ex deputato di Cassino Giulio La Starza, era fino a poco tempo fa talmente legato al leader di An da mettergli a disposizione un aereo privato scelto nella flotta della sua società, la Noman: "Novello Italo Balbo", lo chiamò il quotidiano 'Latina oggi' di proprietà di Giuseppe Ciarrapico. E il capo della Destra è l'uomo che ha inventato il fenomeno Fini sui media: Francesco Storace. Nel salone del quartier generale pariolino, martedì 31 luglio, il senatore in maniche di camicia ha arringato i costituenti del partito che si appresta a fondare, ha annunciato un'assemblea degli iscritti da convocare all'hotel Ergife per il 10-11 novembre e ha dato la carica: "Da oggi in poi quelli di An ci dovranno vedere allo specchio". Deformante, magari: le battaglie politiche che tanti militanti vorrebbero fare se non fossero sequestrati da Fini, "che ha deciso di sciogliere il partito senza neppure un congresso", tuona Buontempo: "Guardate Sarkozy: sta applicando il programma del Msi di Giorgio Almirante. Europa dei popoli, lotta all'immigrazione senza regole, ritorno dei collegi statali per gli studenti. E Fini che fa? Si traveste da centrista".

È il Girotondo nero. Storace come Nanni Moretti chiama a raccolta i non allineati. Accusa Fini di non saper più fare l'opposizione. Prevede che con questi dirigenti la destra non vincerà mai. E annuncia un percorso di guerra. Prima tappa: strappare quadri a Fini. Per ora sono passati con Storace due deputati, due senatori e un europarlamentare di peso, il catanese Nello Musumeci, leader di Alleanza siciliana nata da una costola di An. Un garante degli iscritti, il milanese Luciano Buonocore, ex leader della maggioranza silenziosa negli anni Settanta, capeggiata dal democristiano Massimo De Carolis, che si era distinto per aver occupato la chiesa parigina di Saint-Nicolas du Chardonnet alla testa di un drappello di cattolici tradizionalisti e lefebriani. In più, una rete di coordinatori regionali in tutta Italia, a caccia di consiglieri regionali e comunali transfughi.

Ogni passaggio di campo è accompagnato da una pioggia di comunicati stampa roboanti, quelli che piacciono tanto all'ex Epurator. Cose tipo "Todi svolta a destra", "Aderisce il sindaco di Colle Tora (Rieti)". "Aldo Rovito lascia An", e questa sì che è una notizia. Tanto tutti sanno che la partita vera saranno le amministrative della primavera 2008. Si vota anche nella provincia di Roma, una roccaforte del partito di Fini. E Storace è già pronto a rovinare la festa: "Il candidato del centrodestra deve essere concordato con noi e ottenere il nostro gradimento. Altrimenti ne presenteremo uno nostro". E per An non sarebbe una bella notizia, soprattutto se il leader decidesse di correre per il Campidoglio.

Ufficialmente, Storace ostenta indifferenza per le mosse del suo ex amico: "Non facciamo la corsa su Fini. Di là c'è depressione, di qua c'è passione, punto". Però nel manifesto della Destra, preparato da Biagio Cacciola e da Alberto Arrighi, in cui si citano solo quattro maîtres à penser, il missino di sinistra Beppe Niccolai, il filosofo Stefano Zecchi, Almirante e l'ancora cardinale Joseph Ratzinger, l'ex vice-premier è il convitato di pietra. "Crediamo che non debbano esistere pagine di storia cancellate, è stato un grave errore aver optato negli ultimi anni per forme di giudizio trancianti, finalizzate a scopi immediati e personali di inutili legittimazioni", e il pensiero corre naturalmente alla frase di Fini sul fascismo male assoluto. No anche alla "caduta di tensione morale e ideale", alla "mutazione antropologica della militanza politica", al "modello sudamericano di liderismo dove c'è un uomo solo al comando, un generalissimo circondato da colonnelli".

Il generalissimo Fini e i suoi colonnelli fingono distacco. Nell'ultima assemblea di An all'hotel Ergife, la settimana scorsa, il leader ha liquidato la scissione di Storace con poche, gelide battute. La sera prima dell'addio del senatore, però, Fini ha telefonato al suo ex portavoce e gli ha chiesto di tornare indietro. Lo stesso ha fatto con Buontempo. In entrambi i casi ha ricevuto un rifiuto. E ora teme di ritrovarsi di nuovo in mezzo al guado: voleva fare il partito unico del centrodestra, e Silvio Berlusconi gli ha detto di no. Voleva costruire una forza moderata e perde pezzi a destra. Non resta che ributtarsi sull'orgoglio post-missino: una manifestazione in autunno del partito "per mobilitare i militanti" e soprattutto il recupero delle parole d'ordine più orecchiabili agli elettori dopo tante aperture sul voto amministrativo agli immigrati, il Corano nelle scuole, le unioni di fatto da tutelare con una legge, la legge sulla fecondazione assistita da cambiare.

Una svolta a destra beffardamente registrata dal capo del nuovo partitino. Fini chiede alla festa del Secolo di Rieti le prediche in italiano per gli imam che spiegano il Corano nelle moschee italiane? E Storace interviene subito per rilevare che lui lo aveva già detto una settimana fa. Fini chiude l'assemblea di An senza neppure un voto contrario? E l'ex governatore ironizza: "È molto bello che Gianfry abbia trovato tanta gratitudine".

Siamo appena all'inizio della competizione. C'è chi giura che il 2 per cento di voti che Storace è in grado di strappare ad An, un effetto Alessandra Mussolini raddoppiato, potrebbe essere letale per le ambizioni del leader. E c'è chi guarda maliziosamente alla simpatia di Berlusconi. Il leader di Forza Italia non ha mai nascosto la sua stima per l'istinto politico di Storace. E nel manifesto costitutivo della Destra si legge, testualmente, che il nuovo partito potrebbe "federarsi" con chi vuole "riportare il centro-destra alla vittoria senza liquidarsi nell'omologazione liberal-centrista": sembra il ritratto del Cavaliere, uno che in effetti fa fatica ad omologarsi a qualcosa. E dunque, che beffa sarebbe per il povero Fini se il partito unico con Forza Italia finisse per farlo proprio il neo-destro Francesco Storace.

 
Rauti di scorta
 
"A destra di An c'è spazio solo per personalismi, rancori, rivalità". A parlare così è uno che se ne intende: Pino Rauti, classe 1926, segretario del Msi dal 1990 al '91, uscito da An perché avversario della svolta di Fiuggi nel '95. Da poco si è riavvicinato a Fini, come ha dichiarato in un'intervista al 'Secolo'. E il leader di An non esita a metterlo in campo per frenare l'emorragia provocata dalla scissione di Storace. "Mi sembra un movimento ottocentesco, non adeguato alle sfide planetarie che ci attendono.

Non è più tempo di testimonianza", filosofeggia Rauti. Personaggio ingombrante, ideologo di Ordine Nuovo, più volte inquisito nelle inchieste sulle stragi e sempre prosciolto, poco amato dal gruppo di Almirante prima e di Fini poi. Ora la riabilitazione, in funzione anti-Storace. "Di Fini mi piacciono le proposte a tutto campo". Soprattutto quelle che virano a destra.

da espressonline.
 
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