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Autore Discussione: Generación Y è un Blog ispirato alla gente come me...  (Letto 2550 volte)
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« inserito:: Maggio 14, 2009, 11:47:15 am »

Generación Y è un Blog ispirato alla gente come me, con nomi che cominciano o contengono una "y greca".

Nati nella Cuba degli anni 70 e 80, segnati dalle scuole al campo, dalle bambole russe, dalle uscite illegali e dalla frustrazione.

Per questo invito a leggermi e a scrivermi soprattutto Yanisleidi, Yoandri, Yusimí, Yuniesky e altri che si portano dietro le loro "y greche".

 
 
14/5/2009
 
Generación Y sul web de La Stampa
 
 
 
 
 
GORDIANO LUPI
 
Generación Y approda al sito de La Stampa. Un bel passo in avanti, a due anni dalla nascita di un blog che racconta la vita quotidiana a Cuba, fuori dalla retorica di regime e senza ideologie sorpassate.

Ho conosciuto Yoani Sánchez grazie a un’amica cubana, che una sera mi fece avere un link a mezzo posta elettronica.

“So che ami gli scrittori cubani. Leggi cosa scrive questa ragazza…”, disse.  Il post del giorno, pubblicato di fresco da una cubana magra e sorridente di nome Yoani Sánchez s’intitolava L’altra Avana (adesso lo trovate in Cuba libre), raccontava la differenza tra la città del potere e quella della povera gente, descriveva le code per acquistare alimenti razionati, parlava di condomini che cadono a pezzi, di strade piene di buche… per concludere che la vera Avana era proprio quella più povera e malandata, nonostante le mille contraddizioni.

Era dalla scoperta di Cabrera Infante, Heberto Padilla, Reinaldo Arenas e di Virgilio Piñera, ma anche di contemporanei come Pedro Juan Gutiérrez, Zoé Valdés e Padura Fuentes, che non incontravo uno stile così fresco e spontaneo, un modo di narrare Cuba come la ricordavo. Da quel giorno non ho potuto fare a meno di collegarmi a Generación Y per tradurre il contenuto del blog. Pubblicavo i racconti di Yoani su siti internet e riviste letterarie, ma vedevo che avevano un certo riscontro. Poco tempo dopo la Sánchez ha vinto il premio Ortega y Gasset, la rivista Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo, insomma, è diventata famosa. Una sera capita che Yoani mi scrive per dire che apprezza le mie traduzioni e mi propone di curare la versione italiana di Generación Y. Accetto con entusiasmo, divento amico di una celebrità, anche se non avrei mai creduto di poter tradurre e pubblicare il suo libro in Italia. E invece è arrivato Cuba libre con Rizzoli e adesso Generación Y è sul web de La Stampa. Un importante passo avanti.

Yoani sogna una Cuba trasformata in un luogo dove ci si possa fermare a un angolo e gridare: “In questo paese non c’è libertà di espressione!”. Perché vorrebbe dire che le cose sono cambiate e si può cominciare a pronunciare la parola libertà. Si dichiara disponibile a scambiare gli alimenti somministrati con la tessera del razionamento alimentare per una cucchiaiata di diritti civili, una libbra di libertà di movimento e due once di libera iniziativa economica. Percorre le strade di due città diverse, quella dei membri del partito, dei generali, dei dirigenti di Stato e quella della povera gente che vive nella desolazione dei quartieri periferici, nelle casupole cadenti e nei rifugi costruiti per i senza tetto. Vive un’utopia che non è più la sua e non vorrebbe lasciarla in dote ai suoi figli, analizza le contraddizioni di chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena ma sogna vestiti di marca e profumi. Assiste alle fughe di personaggi famosi e di semplici cittadini esasperati, critica il governo per le promesse disattese, ricorda il passato e analizza lo stato deplorevole della cultura di regime. Yoani si scaglia contro il doppio sistema monetario e narra la realtà del mercato nero, unica fonte di sostentamento, perché la maggioranza dei cubani vive di ciò che i venditori informali portano nelle loro case. L’informazione di regime è un altro bersaglio da colpire, perché non è vero che tutto è sotto controllo e che i problemi vengono sempre superati da una rivoluzione solida e forte. Il blog di Yoani Sánchez è uno spaccato di vita che rappresenta con realismo la Cuba contemporanea, lontano da condizionamenti ideologici, ma dalla parte del cittadino che giorno dopo giorno è costretto a inventare il modo per sopravvivere.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
 
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13/5/2009
 
Attenzione alla spontaneità
 
 
 
 
 
YOANI SANCHEZ
 
In una scuola del Cerro, arrivarono alcuni visitatori per effettuare donazioni di taccuini e matite. Due giorni prima, la maestra dispose nelle prime file gli alunni più diligenti e chiese ai genitori alcune piante ornamentali. In occasione dell’alzabandiera mattutino, la direttrice chiarì che durante la permanenza degli insigni ospiti, a ricreazione sarebbe stato vietato correre e vendere caramelle nei pressi dell’entrata principale.

Quel mercoledì in cui la delegazione giunse all’istituto scolastico, per pranzo servirono pollo e le televisioni delle aule mostrarono un programma didattico invece della solita telenovela messicana. La maestra del quinto grado non indossò quei pantaloni attillati rossi che tanto le piacciono, ma si mise una giacca elegante che di solito usa per partecipare a matrimoni o funerali. Persino la giovane maestra supplente si comportò diversamente, perché non pretese che i bambini le dessero - come faceva ogni giorno - una parte della merenda che avevano portato da casa.

La visita sembrava procedere bene: il materiale scolastico era già stato consegnato e le moderne auto parcheggiate all’esterno presto avrebbero portato via il sorridente gruppo di forestieri. Ma accadde qualcosa di inaspettato: uno degli ospiti ruppe il protocollo previsto e si diresse al bagno. Le toppe di un’affrettata “chirurgia estetica” applicate all’istituto scolastico erano troppo evidenti in quello spazio insalubre di pochi metri quadrati. Da mesi non passavano addetti alle pulizie, i lavelli erano chiusi e tra un servizio e l’altro mancavano le porte. La farsa di normalità che era stata messa in scena venne scoperta.

Lo spontaneo ospite uscì fuori dal bagno con il volto arrossato e se ne andò senza dire una parola. Dopo aver guardato oltre la scenografia, comprese che invece di carta e matite colorate, la prossima volta sarebbe stato meglio regalare disinfettanti, stracci per pulire il pavimento e pagare il lavoro di un idraulico.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
 
 
da lastampa.it
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