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Autore Discussione: Sacconi. Parole, parole ... tanto per spostare avanti la soluzione dei problemi.  (Letto 2114 volte)
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« inserito:: Maggio 09, 2009, 10:29:41 am »

IL LIBRO BIANCO SUL WELFARE

Ricominciare dai figli


Stretto fra l’incudine dei vincoli finanziari e il martello di crescenti bisogni sociali, il welfare italiano attraversa un momento particolarmente difficile. Il Libro Bianco presentato ieri dal Ministro Sacconi si mostra ben consapevole delle sfide sul tappeto e prospetta un insieme di linee guida per il cambiamento.
L’approdo dovrebbe essere un nuovo modello sociale basato sul binomio «opportunità-responsabilità ».

La rotta da seguire non è tuttavia sempre chiara: il documento si mantiene a un livello generale, senza delineare un preciso quadro di interventi.
Su questo fronte il Ministro auspica anzi l’avvio di un ampio confronto. Da dove cominciare? Fra i tanti difetti del nostro welfare ce n’è uno che pesa più di tutti: l’assenza di una rete di sicurezza per i più bisognosi. Un tempo concentrata fra gli anziani, la povertà colpisce oggi soprattutto i disoccupati e le famiglie con figli.
Il 25% dei minori italiani vive in condizioni di indigenza, rispetto al 16% della Francia, al 14% della Germania, al 10% della Danimarca.

Si tratta di un paradosso: la prima ragion d’essere di un sistema di protezione sociale è proprio quella di aiutare chi non ce la fa a tirare avanti e in particolare chi nasce in situazione di grave svantaggio. Avrebbe poco senso parlare di opportunità o di vita buona senza partire da questi temi. Negli altri Paesi la povertà fra la popolazione non anziana è più bassa essenzialmente grazie a tre tipi di misure: le prestazioni familiari, gli ammortizzatori sociali e gli schemi di reddito minimo garantito.
Di prestazioni familiari (ed in particolare di assegni universali per i figli, tassello essenziale per contrastare la povertà tra i minori) il Libro Bianco quasi non parla.

Si auspica (e questo è senz’altro positivo) l’istituzione di un singolo schema contro la disoccupazione per tutti i lavoratori subordinati. Ma tale riforma è indicata solo come obiettivo di lungo termine. Viene poi menzionato il «reddito di ultima istanza», riconoscendo che potrebbe essere «decisivo per il soddisfacimento di bisogni vitali».
È un’affermazione importante, dalla quale però non conseguono impegni programmatici. Che il governo non voglia legarsi troppo le mani è politicamente comprensibile.

Se però si sostiene che «l’organizzazione di concrete soluzioni ai bisogni degli ultimi è il primo obiettivo di una società coesa», sarebbe forse opportuno essere più ambiziosi e più precisi nell’identificare le soluzioni. Naturalmente la discussione su come riequilibrare il welfare deve rimanere ancorata al tema della sostenibilità finanziaria. Il Libro Bianco prospetta scenari molto promettenti sia in campo previdenziale (elevamento dell’età pensionabile) sia sanitario (Regioni più responsabili, più compartecipazioni da parte degli utenti).

Dati i vincoli di bilancio, il nuovo welfare non potrà permettersi di spendere di più. Dovrà invece imparare ad essere più efficiente.
E soprattutto a distribuire la spesa in modo più equo ed efficace fra i diversi gruppi sociali e i diversi bisogni, lungo tutto il ciclo di vita.

Maurizio Ferrera
07 maggio 2009

da corriere.it
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