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Autore Discussione: Rivoluzione nella cura del diabete un farmaco riduce le morti del 14%  (Letto 3562 volte)
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« inserito:: Settembre 03, 2007, 02:25:41 pm »

TECNOLOGIA & SCIENZA

Il medicinale già noto e disponibile anche in Italia per combattere l'ipertensione arteriosa: può essere prescritto dal medico di famiglia

Rivoluzione nella cura del diabete un farmaco riduce le morti del 14%

di ANTONIO CAPERNA


 Una rivoluzione culturale che salva il cuore di un milione e mezzo di persone nel mondo, 40 mila in Italia: un farmaco già noto e disponibile anche in Italia per combattere l'ipertensione arteriosa è risultato essere un vero salvavita contro il diabete. Riduce infatti del 14% le morti dovute alla forma più diffusa, quella di tipo 2

Lo studio dimostra che l'associazione di un farmaco contro l'ipertensione già noto e disponibile anche in Italia limita drasticamente le complicanze nei diabetici, fino a ridurre del 14% la mortalità globale e del 18% la mortalità cardiovascolare.

Un vero e proprio salva vita destinato a mutare radicalmente la lotta a questa patologia che colpisce nel mondo circa 246 milioni di persone, 3 milioni nel nostro Paese.

"Dati straordinari, che ci indicano come questa terapia possa essere considerata una vera e propria salvezza per milioni di malati - commenta il Roberto Ferrari, Direttore della Clinica di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria S. Anna di Ferrara e primo italiano Presidente Eletto della Società Europea di Cardiologia - Le malattie cardiovascolari rappresentano infatti le maggiori complicanze del diabete di tipo 2 e sono la più frequente causa di morte per questi pazienti (50-80%).

Trattando i diabetici del nostro Paese con questa associazione fissa, si potrebbero salvare nei prossimi cinque anni ben 40mila persone".

Una rivoluzione culturale, perché l'Ace inibitore blocca la morte delle cellule endoteliali, che compongono i vasi sanguigni e che è molto più veloce se lo stile di vita e l'alimentazione non sono corretti. "Dobbiamo immaginare le cellule dei vasi come le mattonelle del pavimento. Se saltano, si attiva tutta una cascata di eventi negativi, che porta all'ateroscelrosi, all'ictus e all'infarto del miocardio - piega Ferrari- con questo farmaco invece si previene il tutto. La novità scientifica dietro lo studio Advance è proprio questa".

In Italia sono circa 1 milione e 700mila i pazienti noti ma, se si considera anche il diabete non diagnosticato, si possono stimare oltre 3 milioni di malati.

Risultati estremamente favorevoli, ancora più importanti perché possono essere immediatamente applicati nella pratica clinica, come spiega il prof. Ferrari: "Lo studio è stato condotto in condizioni del tutto simili a quelle reali: i pazienti arruolati erano già trattati secondo il meglio delle terapie disponibili e il farmaco utilizzato è un'associazione fissa, già in uso e rimborsato nel nostro Paese, che può essere prescritto anche dal medico di famiglia".

(2 settembre 2007)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 03, 2007, 02:28:32 pm »

2007-09-02 18:25
DIABETE, NUOVA ARMA PER COMBATTERLO
 ROMA - Lo studio più vasto mai condotto sulla forma più comune di diabete, quella di tipo 2, ha dimostrato che un farmaco noto per combattere l'ipertensione riduce del 14% le morti per diabete. Per gli esperti riuniti a Vienna, nel congresso della Società Europea di Cardiologia, questo dato fa considerare da un nuovo punto di vista una malattia che nel mondo ha ormai raggiunto le dimensioni di un'epidemia, con 246 milioni di casi (tre dei quali in Italia): il diabete non è più una malattia del metabolismo e diventa una malattia cardiovascolare.

Il dato, pubblicato online sulla rivista The Lancet, è il risultato dello studio Advance, è il più vasto mai condotto sul diabete di tipo 2 (non insulino-dipendente), la forma più comune della malattia, con il 90% dei casi. Ha infatti coinvolto 11.140 pazienti, reclutati in 215 centri di 20 Paesi (fra cui l'Italia) in Asia, Australia, Europa e Nord America. "Ci attendiamo che i risultati di questo studio abbiano importanti ripercussioni sulle linee guida, la pratica clinica e le politiche sanitarie", ha detto uno dei coordinatori dello studio, Stephen MacMahon, dell'università di Sydney.

Le attese sono notevoli: per un altro dei coordinatori dello studio Advance, John Chalmers, dell'università di Sydney, se i risultati dello studio "si applicassero anche solo alla metà dei diabetici di tutto il mondo, si potrebbero evitare nei prossimi cinque anni oltre un milione di morti".

E in Italia, "si potrebbero salvare circa 40.000 vite l'anno", ha detto il cardiologo Roberto Ferrari, dell'università di Ferrara e primo italiano presidente eletto della Società Europea di Cardiologia. Il farmaco, basato sulla combinazione delle molecole perindopril (un Ace-inibitore) e indapamide (un diuretico), ha dimostrato di ridurre del 14% la mortalità dovuta alla malattia in generale e del 18% la mortalità dovuta alle complicanze cardiovascolari. Queste ultime hanno un grave impatto, considerando che sono causa di morte per una percentuale di pazienti, compresa fra il 50% e l'80%.

Questi risultati sono destinati ad avere "un grande impatto", ha osservato Ferrari. Grazie a questo studio, ha aggiunto, "cambierà il modo di percepire e curare il diabete. Fino a ieri era considerato una malattia metabolica, nella quale era importante tenere a bada i livelli di glucosio; oggi è una malattia cardiovascolare, nella quale è importante preservare i vasi sanguigni".

In Italia il farmaco utilizzato nello studio Advance è in uso da tempo come ipertensivo e può essere prescritto dal medico di famiglia. I pazienti ai quali il diabete è stato diagnosticato sono circa 1,7 milioni, ma si stima che i casi complessivi superino in realtà tre milioni a causa della difficoltà della diagnosi nella fase iniziale, quando la malattia è "silenziosa" e non dà sintomi chiaramente riconoscibili. 

da ansa.it
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