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Autore Discussione: Englaro. Perchè non deve tacere  (Letto 2140 volte)
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« inserito:: Marzo 20, 2009, 11:50:05 pm »

Perchè non deve tacere

di Luigi Manconi

Non dico la storia, ma almeno un po’ di cronologia può tornare utile. Nell’autunno del 2000, accompagnai l’avvocato Morelli, legale della famiglia Englaro, dall’allora ministro della Sanità, Umberto Veronesi. Un tribunale aveva sollevato – già all’epoca! – il quesito sulla natura di nutrizione e idratazione forzate: trattamento sanitario o sostegno vitale? Il ministro istituì una commissione, altamente qualificata, per rispondere tra l’altro a quell’interrogativo. Dopo alcuni mesi si ebbe la risposta. Una serie di limpide argomentazioni a proposito del “fine vita” e, in particolare, l’affermazione che nutrizione e idratazione sono “trattamenti medici a tutti gli effetti”.

Il successivo ministro, Girolamo Sirchia, non ci pensò due volte e buttò quel documento nel cestino. Insomma, già da tempo Beppino Englaro svolge un ruolo pubblico e interloquisce con istituzioni e governi. È stata la società italiana (meglio: il suo ceto politico) a ritrarsi davanti a quelle questioni cruciali. Ma ora appare chiaro che la “vicenda Englaro” è stata preziosa nel formarsi di una coscienza pubblica intorno a principi fondamentali, quale l’autodeterminazione del paziente, fin qui confinati nei simposi scientifici o nei drammi privati. Se questo è vero che senso ha, ora, chiedere a Beppino Englaro di “restare in silenzio”? Di chiudersi nel suo lutto? Di sottrarsi alla “tentazione della pubblicità”? Se Englaro si fosse limitato ad affrontare il proprio privato dolore, la soluzione sarebbe stata quella tuttora proposta dall’ipocrisia nazionale: compiere quell’atto, ma nel silenzio di un’abitazione o di una clinica.

Englaro ha fatto un’altra scelta: oltre a essergliene grati, dovremmo augurarci che la sua voce asciutta continui a farsi sentire.

Chi se ne scandalizza (“oddio, anche lui fa politica”) coltiva una concezione mediocre della responsabilità sociale del cittadino.


20 marzo 2009
da unita.it
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