LA-U dell'OLIVO
Novembre 23, 2024, 10:02:11 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: L'economia italiana spiegata agli americani  (Letto 2224 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Marzo 15, 2009, 10:35:51 pm »

Economisti, sociologi e politici a Villa d'este

Una giornata a Cernobbio tra battute, «slight» e interrogativi senza risposta

«Chi sono questi “liberal de noantri”?». L'economia italiana spiegata agli americani


CERNOBBIO - «Fondazioni? What is fondazioni? Just philanthropy?» Glenn Yago, capo degli analisti del Milken Institute, centro di ricerche californiano che allinea alcune dei più prestigiosi economisti americani, fatica a capire la natura di istituzioni che si occupano di beneficenza, come quelle americane, ma che, nel sistema bancario italiano, gestiscono anche un potere reale, che sono veri azionisti. Da giornalista italiano che vive negli Usa, mi ritrovo ad essere il destinatario naturale di molte domande degli ospiti stranieri del seminario Confcommercio Ambrosetti che si tiene a Cernobbio.

L'OVAZIONE - Economisti, sociologi, ma anche politici come il vicesindaco di Parigi vengono volentieri all’appuntamento di Villa d’Este non solo per gradevolezza del luogo, sulle rive del lago di Como, ma anche per l’atmosfera rilassata, la possibilità di entrare in contatto con un popolo di piccoli imprenditori che li accolgono con calore.
Ma che non nascondono una certa delusione quando le analisi degli ospiti insistono sulla gravità della situazione, su un tunnel della crisi che si presenta ancora lungo. Quando il sociologo-giornalista Enrico Finzi presenta un dato minimamente positivo (un indice di fiducia che dopo essere precipitato per mesi e mesi negli ultimi 30 giorni ha fatto registrare un leggero rimbalzo), la platea reagisce con un’ovazione da stadio.

CONFCOMMERCIO - Poi si comincia a discutere di credito e Yago vuole sapere se quel Guzzetti che sta parlando della responsabilità sociale d’impresa è un banchiere o un benefattore. La mia risposta articolata non lo convince fino in fondo, ma non ho tempo di approfondire perché già incalza Arun Sharma, docente della University of Florida e grande esperto di marketing che, scorrendo il programma del convengo, è colpito dalla consistente presenza di sindacalisti nel programma della manifestazione. «Confcommercio è una “union”?» Gli spiego che è un organismo imprenditoriale. «Gli addetti delle sue aziende sono tutti sindacalizzati?» Spiego che non è così, ma che in Italia le confederazioni hanno un ruolo importante nella costruzione del consenso sociale. «Ahhh!» gorgheggia soddisfatto l’economista di origine indiana. La sua reazione si perde nel frastuono dell’elicottero di Renato Brunetta che atterra su un prato tra cipressi e alberi secolari, sollevando una nuvola d’erba e sterpi.

LA BATTUTA - Il popolo del terziario, provato raffiche di «slight» che, tabella dopo tabella, raccontano una crisi dai contorni sempre più inquietanti e di cui non si vede ancora il fondo, recuperano un po’ di buonumore. Si ride di gusto all’inevitabile battuta di un giornalista che ironizza sul «formato tascabile» del ministro della Funzione Pubblica: «Vedete? E’ un po’ sudato: ha giocato a tennis in elicottero». Il buonumore dura poco. Sheikh Samir Mirdad, il capo della Linx, una grossa società d’investimenti del Dubai, dice di essere un grande ottimista, ma aggiunge che questo non gli impedisce di rendersi conto che quella che abbiamo davanti non è più solo una recessione: i contorni sono ormai quelli della depressione. Se le buone notizie non arrivano dalle «palle di vetro» di economisti e investitori internazionali, ci si deve accontentare delle promesse di sostegno dei rappresentanti dell’opposizione - da D’Alema a Franceschini - e delle assicurazioni del governo. Quelle generali di Berlusconi, ma soprattutto quelle analitiche del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. La rete di protezione sociale predisposta dal governo suscita interesse tra gli interlocutori stranieri, ma c’è anche un certo stupore per il fatto che non ci sia grande insistenza sulla necessità di riforme profonde, di lungo periodo, per ridurre strutturalmente i costi (ad esempio l’onere del sistema previdenziale) rendendo il Paese più competitivo in vista di una ripresa che, prima o poi, arriverà. A sera il vostro cronista-interprete alza le mani quando gli interlocutori stranieri gli pongono l’ultima domanda: «Chi sono questi “liberal de noantri” contro i quali si è scagliato Sacconi?»

Massimo Gaggi
15 marzo 2009

da corriere.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!