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« inserito:: Marzo 14, 2009, 03:32:21 pm » |
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14/3/2009 Gli anni del Grinzane
BRUNO VENTAVOLI Era brillante, sapeva le lingue, ed era molto snello di fisico il giovane Giuliano Soria che all’inizio degli Anni Ottanta studiò con la Sei, storica casa editrice salesiana, la bozza d’un nuovo premio letterario. Era pensato per i giovani, ed era fatto tutto di giovani. Gli studenti, che ormai si sapeva distratti dalla tv, dall’analfabetismo postmoderno, avrebbero dovuto leggere romanzi, giudicarli, premiarli. Il direttore editoriale della Sei, don Meotto, pensò che fosse una buona idea. Anzi, ottima.
Lo pensarono anche gli enti pubblici e gli sponsor che scucirono i primi denari. Nacque così, nell’81, il Premio Grinzane Cavour. Prendeva il nome dalle Langhe amate da Soria. Nasceva su misura per i ragazzi. Era fatto in economia. Gli uffici organizzativi, per esempio, si trovavano in un alloggio di via Andrea Doria, dove due giorni la settimana abitava un parroco che veniva dall’Alta Langa e organizzava una società di distribuzione di film cattolici.
Insomma era sobrio e intelligente. In perfetta sintonia con la tradizione salesiana. Ma col passare del tempo, anche se le giurie studentesche sono rimaste negli statuti e nelle iniziative, il premio s’è trasformato in qualcosa d’assai diverso. Ha conservato il cuore nelle Langhe, con i banchetti nel bellissimo castello di Grinzane Cavour, le feste in onore dei grandi scrittori calamitati da ogni angolo del pianeta, le vendemmie letterarie con attrici, vip, romanzieri.
Ma s’è gonfiato come un immenso blob, animato da una discutibile bulimia di conquistare il mondo. Premi Grinzane sparsi ovunque, dalla Russia all’America Latina, dagli Stati Uniti ad Addis Abeba, con l’ansia quasi messianica di portare il verbo, gli amici del Grinzane, il buon cibo e le ottime lettere ovunque. In questi svariati lustri non c’è stato scrittore di chiara fama internazionale che non abbia ottenuto una medaglia del Grinzane. Oltre trecento ne sono arrivati a Torino, da Soyinka alla Gordimer, da Grass a Coetzee, da Pamuk a Saramago. E se qualcuno era così infingardo da non venire in Piemonte, era il Grinzane che andava alla montagna del sapere. E’ successo così, per esempio, con Philip Roth. L’autore del «Lamento di Portnoy» non voleva saperne di schiodarsi dagli States. La squadra del Grinzane ha varcato l’oceano per andargli a consegnare l’alloro. E l’assegno.
da lastampa.it
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