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Autore Discussione: Carlo Rognoni Rai, meno partiti e sarà di più  (Letto 3486 volte)
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« inserito:: Febbraio 15, 2009, 12:22:07 am »

Rai, meno partiti e sarà di più

di Carlo Rognoni


Caro direttore, eccoti il diario sui miei ultimi giorni a Viale Mazzini... Ti confesso che mi sento come il “goofus bird”. Hai mai letto il “Manuale di zoologia fantastica” di Borges? È un uccello «che vola all’indietro perché non gli importa del posto dove va, ma di quello dove stava».

Quando sono arrivato in Rai ero prevenuto, pensavo alla lottizzazione e alle clientele... E poi la qualità! Possibile che gli spettacoli più belli vadano in onda dopo mezzanotte? Col tempo ho scoperto che la Rai non è solo quello che si dice. Ma è davvero di tutto e di più. Ha tutti i difetti possibili e immaginabili. Ma è una azienda di professionisti di primissimo ordine, con giornalisti e conduttori che fanno compagnia a milioni di italiani ogni giorno. Che in Europa è il servizio pubblico col più alto indice di ascolto. Cos’è che non funziona? La cattiva politica. E ti assale un sentimento di rabbia.

Se la Rai resta la preda dei partiti che vincono le elezioni è condannata a un’inesorabile decadenza. Come immaginare una società per azioni che ha un direttore generale con il potere solo di proporre e con un «amministratore delegato collettivo» fatto di nove consiglieri che a volte si dividono più per ragioni di schieramento che per altro?
Fin tanto che sul mercato c’era solo il duopolio Rai e Mediaset la governance del servizio pubblico poteva non piacere, ma non faceva danni. Da quando la concorrenza fra piattaforme – terrestre, cavo, satellite – è più dura, lasciare che la Rai sia governata secondo i criteri della Gasparri vuol dire assumersi la responsabilità di portare una grande azienda che dà lavoro a 13mila persone sull’orlo di un precipizio.

La politica fa fatica a governare il paese, possibile che fatichi anche a governare un’azienda? Ci vuole davvero così tanto a cambiare due commi della Gasparri? Tanto basterebbe per farne una normale Spa. Eppure è una sfida che il governo Berlusconi non vuole raccogliere. Chiedetevi un po’ perché. Diario/1


14 febbraio 2009
da unita.it
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 16, 2009, 11:43:31 pm »

Sanremo, Bonolis e Benigni

di Carlo Rognoni


Caro direttore ti racconto dell’ultima “lite” consumata in Consiglio. Con il Festival di Sanremo, per la Rai comincia “la stagione di garanzia”:importantissima per la pubblicità. E’ decisivo fare in modo che il Festival sia un successo. Si è voluto Bonolis (un milione di euro) proprio perché con lui fu raggiunto il record di ascolti: nel 2005 16,6 milioni di telespettatori (share del 54,70). Un trionfo mai più ripetuto. In ballo ci sono milioni.

Lo scontro in Consiglio è avvenuto sull’ospite della serata inaugurale: Roberto Benigni (con la sua apparizione a Rockpolitik si sfiorò il 70 per cento di share). Vuole essere pagato “in natura”. Chiede di avere il diritto di usare i suoi programmi fatti in Rai per vendere home video (valore stimato 350 mila euro). Alcuni dirigenti hanno storto il naso: si crea un precedente. Quei programmi sono un patrimonio Rai.

E così si è aperto un dibattito. Alla fine ha prevalso una linea che a me sembra di buon senso:avere Benigni per la serata inaugurale vale di più di altre considerazioni. Anche perché cedendo i diritti home video, il diritto di ritrasmettere Benigni in tv resta della Rai. Cosa non va? Qualche dirigente ha dato ai giornali notizie imprecise per farne un caso. Ha messo sul chi vive politici amici. Ha fatto in modo che la vicenda finisse in Consiglio. Penso che il servizio pubblico debba essere una casa di vetro, ma trovo inaccettabile è che ci sia qualcuno in Rai che per sostenere le proprie idee, finisca per cercare padrini esterni.

Non è quello che ci ha insegnato l’ascolto di alcune intercettazioni? Che alcuni consiglieri chiedano spiegazioni è sacrosanto. Secondo me, le abbiamo avute, ampie e convincenti. Intestardirsi assomiglia ad altro:Si voleva far saltare la presenza di Benigni, magari perché politicamente “antipatico” a qualcuno? Spero di no. Tuttavia a pensar male…

16 febbraio 2009
da unita.it
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« Risposta #2 inserito:: Febbraio 19, 2009, 06:42:28 pm »

Il leader dell'Idv protesta contro "l'ennesima spartizione lottizzatoria".

Ieri il partito non ha partecipato al voto per la nomina

Di Pietro boccia il nuovo Cda Rai "Omicidio dell'informazione"

La replica di Merlo (Pd): "Si tranquillizzi, non è l'unico custode della democrazia"

 
ROMA - Un "omicidio dell'informazione". Questo il pesante giudizio di Antonio Di Pietro sul nuovo Consiglio d'amministrazione della Rai eletto ieri sera. "Contestiamo, deploriamo - ha scandito il leader dell'Italia dei Valori affiancato da Leoluca Orlando, Massimo Donadi, Beppe Giulietti e Pancho Pardi in una conferenza stampa a Montecitorio- l'ennesima spartizione lottizzatoria della Rai. Al di là delle chiacchiere su maggioranza e opposizione infatti, abbiamo potuto constatare che sulla gestione del 'poltronificio' italiano c'è un partito unico, a maggioranza assoluta".

Di Pietro riserva anche un affondo al Pd: "Un segretario che lascia trova il tempo di scegliere i suoi consiglieri. Per le sue poltrone un Pd ormai inanimato rinuncia al ruolo di opposizione". Poi pone una serie di domande retoriche: "Non si poteva rivedere la legge Gasparri? E soprattutto: non si poteva aspettare il parere della Corte Costituzionale sul caso Petroni e sulla possibilità che i governi possano nominare i consiglieri di amministrazione?". Insomma, per Di Pietro, "commissione di vigilanza e nomina del Cda sono stati due sequenze di delitti seriali che proseguiranno con le nomine dei direttori generali e a cascata con le nomine degli altri dirigenti".

Anche sulla eventuale riconferma di Claudio Petruccioli a presidente della Rai Di Pietro ha qualcosa da dire: "Non ne faccio una questione di persone, ma di metodo. Noi dell'Idv riteniamo che queste persone non debbano essere nominate in questo modo, con i partiti che scelgono i vicini di ombrellone. E' il metodo che non funziona, ma per il momento - scherza - non ho ancora la maggioranza relativa. Quando l'avrò mi comporterò di conseguenza".

Ieri, al momento del voto, l'Idv si è chiamata fuori, ma ora, dice Di Pietro, tornerà a sedere in commissione di Vigilanza.

Non tarda la replica del Pd. "Di Pietro non è l'unico custode della democrazia nè ha il monopolio della democrazia. In Commissione di Vigilanza non si è consumato alcun delitto dell'informazione", dice Giorgio Merlo, del Pd, vicepresidente della Commissione. "Semplicemente si è dato un governo alla Rai nel rispetto delle leggi esistenti. Il resto appartiene alla propaganda, alla demagogia e all'inguaribile antipolitica".

(19 febbraio 2009)
da repubblica.it
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