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Autore Discussione: INTERVISTA A CARLO AZEGLIO CIAMPI  (Letto 2456 volte)
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« inserito:: Dicembre 08, 2008, 06:08:36 pm »

8/12/2008 (7:28) - LA CRISI - INTERVISTA A CARLO AZEGLIO CIAMPI

"Stavolta è peggio di Tangentopoli"
 
“Non si pensa più alla polis, ma solo al proprio interesse personale”

PAOLO PASSARINI
ROMA


«No, guardi, sulle vicende che stanno interessando alcune procure del paese non vorrei proprio pronunciarmi. Se ne sta occupando il Consiglio Superiore della Magistratura. E poi sono cose troppo delicate e io, al riguardo, ho scarse competenze. Non sono un giurista». Come toscano di nascita, livornese, Carlo Azeglio Ciampi sta certamente seguendo le vicissitudini che sta vivendo il comune di Firenze. Come cittadino onorario di Napoli, che durante il suo settennato visitava appena poteva, ha sofferto per la tragica fine di Giorgio Nugnes e assiste proccupato al montare delle accuse alla classe politica che da anni governa Comune e Regione, fino al coinvolgimento anche solo politico di Rosa Russo Iervolino e Antonio Bassolino. Come ex-presidente del Consiglio, cui toccò di guidare l’Italia del dopo-Tangentopoli, ricorda fin troppo bene quegli anni.

E come ex-presidente della Repubblica, è in apprensione per un Paese che in certi momenti sembra più propenso ad andare indietro che avanti. Tante vicende che in qualche modo rimandano a quella sua personale di cittadino, di uomo politico, di garante delle istituzioni.

Senatore Ciampi, cosa le viene da pensare in questi giorni, mentre si parla da più parti di un riesplodere della questione morale?
«Sì, ho letto. Ma lo sa che cosa mi ha impressionato di più, leggendo i giornali?» Che cosa? «Sono stato molto impressionato nel leggere di una società, la nostra, il cui popolo è in preda alla paura. Io detesto la paura. La paura vuol dire non affrontare i problemi. La paura vuol dire scappare. La paura è deleteria. La paura oscura la mente e provoca lo sfascio di una società. Anche la recente indagine del Censis parla di una società dominata dalla paura».

Chiarissimo, ma lei intende forse suggerire un nesso tra la corruzione pubblica e la paura?
«C’è anche un’altra questione. La situazione è certamente difficile, dunque chi deve prendere decisioni è preoccupato. Per prendere decisioni corrette è necessario raggiungere una profonda conoscenza delle cose e poi, alla fine, far ricorso alla propria coscienza. Questo comporta affrontare la questione dei valori. Ciascuno, quando si rivolge alla propria coscienza, consulta, per così dire, la propria scala dei valori»

E oggi, invece, cosa accade?
«Oggi, purtroppo, c’è una tendenza al vuoto dei valori. Non vorrei affermare che questa sia una scelta, ma sembra essere una tendenza molto incoraggiata. Nel scegliere, non si sceglie rispetto a una scala di valori, ma si sceglie pensando a quale sarà il riflesso della propria decisione, a quello che ne sarà l’effetto. E questo è il contrario di scelte motivate da valori etici».

Lei intende dire che la combinazione di paura e cultura dell’apparenza generano il corrompimento della vita civile di cui ora stiamo osservando gli effetti?
«Esattamente, è proprio così».

Le pare che questa crisi sia simile a quella di Tangentopoli?
Quello fu un terremoto che squassò un’intera classe politica.... «Mi pare che questa sia una crisi che ha caratteri assai diversi da quella che si sviluppò negli anni ’90. Ma per per un verso sembra peggiore, perchè la sua caratteristica principale appare la negazione della politica. In senso stretto. Voglio dire che non si pensa più alla polis, ma semplicemente al proprio interesse personale».

Che cosa pensa dell’intervista con cui il professor Zagrebelsky ha denunciato il dilagare del malcostume politico anche nella sinistra?
«Non mi ha stupito. Ma il fatto che quelle affermazioni siano state fatte da una persona di tale serietà ha certamente rafforzato le mie preoccupazioni».

da lastampa.it
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