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Autore Discussione: Gli atti - l'inchiesta dei pm di Salerno  (Letto 2797 volte)
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« inserito:: Dicembre 05, 2008, 12:36:56 pm »

Gli atti - l'inchiesta dei pm di Salerno

Saladino, spunta l'agenda con i nomi dei politici

La testimone: «In almeno tre occasioni Antonio mi parlò di incontri avuti con Mancino»
 

ROMA — Stavolta a dirlo sono le carte della procura di Salerno e le agende di Antonio Saladino. Luigi De Magistris aveva puntato le indagini verso un intreccio potente di interessi. Un grumo di affari, potere, amicizie eccellenti che metteva d'accordo politici di maggioranza e opposizione, magistrati e imprenditori contigui alla mafia, generali e vescovi con l'aiuto di raffinati tessitori. Per questo le sue inchieste «Why Not», «Poseidone » e «Toghe Lucane» dovevano essere sottratte a lui, frantumate e disperse.

Le accuse
L'inchiesta che scuote il mondo politico e istituzionale fino al Colle riparte da lì. Dalle accuse del magistrato, nel frattempo spogliato delle indagini e trasferito a Napoli. Poi ripercorre il filo delle sue inchieste che si incentrano sulla figura di Antonio Saladino, «punto apicale di Cl e della Compagnia delle Opere della Calabria». E tra i vorticosi contatti spunta il nome del vicepresidente del Csm, che ha sempre sostenuto di aver incontrato Saladino una sola volta nell'85, presentatogli da un giovane candidato alle elezioni. C'è la telefonata «di ben 183 secondi » partita dall'utenza di Mancino e giunta a Saladino, che l'ex presidente del Senato ha precisato venne compiuta da un suo collaboratore. Ma di lui parla anche Caterina Merante, socia di Saladino: la testimone dalla quale è scaturita tutta l'indagine. «Nel corso di questi anni in almeno tre occasioni Antonio Saladino ha avuto modo di riferirmi di incontri da lui avuti con Nicola Mancino, anche quando era presidente del Senato».

Le agende di Saladino
Il 26 febbraio 2008 De Magistris ricostruisce la rete di relazioni di Saladino attraverso la consultazione delle agende che lui stesso aveva sequestrato durante una perquisizione all'indagato. Le agende sono poi state trasmesse alla procura di Salerno. Dagli appuntamenti emerge un quadro molto più ramificato di quanto si era pensato ai tempi dell'indagine su Prodi quando spuntarono i nomi del senatore di Forza Italia Pittelli, di Luigi Bisignani, del generale della GdF Poletti. Saladino aveva rapporti bipartisan. Si va da «La Torre, numero progressivo 04, credo esponente ds molto vicino all'on. D'Alema». Interessante per il pm l'incontro La Torre e Valerio Carducci «collegamento del Saladino con gli ambienti politici romani». Al numero 07 «il generale della Guardia di Finanza Adinolfi. Sul quale — riferisce De Magistris — stavamo concentrando l'attenzione proprio quando è intervenuta l'avocazione». Al numero 09 il nominativo «ritengo, dell'onorevole Minniti». Poi vicino a quello di Carducci. Il 12 luglio appuntamento con Mastella. E un «incontro con un vescovo». Il 26 ottobre «riferimento all'ex ministro dell'Interno Pisanu, all'europarlamentare Sandro Gozi (vicino a Prodi). Nelle agende anche i nomi dei «coniugi Bassolino» (n.85). Il fratello dell'ex ministro Antonio Marzano (96). E dell'attuale ministro Renato Brunetta. Al numero 115 si annota: «Carducci da Corrias/ Alemanno; Pisanu Angelo X Ancitel; Poletti».

I politici
Nello svolgimento delle indagini emergono molti altri politici contattati da Saladino. Si va dall'ex segretario ds Nicola Adamo a Francesco Rutelli, ai presidenti della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti e Agazio Loiero, ai quali Saladino promette voti. De Magistris parla anche della società Tesi, «riconducibile alla moglie dell'ex segretario Ds» che aveva avuto commesse nell'informatica, nella sanità e nell'ambiente. In essa figurano «rappresentanti di quasi tutti i partiti politici. Dalle sinistre «alla famiglia Abramo, Sergio già sindaco di Forza Italia, Why not, riconducibile all'epoca a Saladino il quale aveva rapporti di affari stretti e intensi con la cosiddetta Loggia di San Marino e gli ambienti molto vicini al presidente del Consiglio Prodi».
A far scalpore sono però soprattutto le accuse di De Magistris ai colleghi. Non ha risparmiato nessuno. Rammaricandosi anche per il mancato intervento del presidente della Repubblica «un intervento che avevo auspicato pubblicamente». Nelle 1800 pagine di decreto di perquisizione e sequestro, le accuse sono tutte nero su bianco.

Contro i colleghi
Il 12 novembre 2007 De Magistris accusa i colleghi: «Togliendomi Poseidone mi hanno voluto lanciare un messaggio per cercare di fermarmi perché ancora non sapevano ancora del livello che avevano raggiunto Toghe Lucane e Why Not».
Per questo «hanno dovuto accelerare la mia richiesta di trasferimento cautelare e qui si innestano poi, evidentemente, anche delle sinergie istituzionali perché è ovviamente inquietante il silenzio istituzionale sulla vicenda, per esempio, del trasferimento cautelare e in qualche modo il coinvolgimento di Prodi e Mastella (indagati da De Magistris ndr)... Io credo che non si sia mai visto che un Ministro della Giustizia chieda il trasferimento cautelare di un magistrato che indaga sul Presidente del Consiglio di cui lui è ministro e che regge in modo determinante la maggioranza che è un po' fragile e soprattutto che chiede il trasferimento di chi sta lavorando in qualche modo su di lui... e il ministro Mastella lo sapeva benissimo, intercettazioni che lo riguardavano direttamente... quindi vuol dire che necessariamente si è disposti anche a mettere sul tappeto il rischio di una rottura istituzionale sui rapporti tra esecutivo e Magistratura o anche una rivolta dell'opinione pubblica o dei magistrati a fronte di un atto così grave...».

I legami d'affari
Il pm De Magistris denuncia anche legami di tipo affaristico che si consolidano attraverso la costituzione dell'Istituto per il turismo del Sud e la nuova Merchant spa con il supporto della Banca Nuova Spa con sede in Palermo. «È questo il caso della Free foundation for research on european economy».


Virginia Piccolillo
05 dicembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 07, 2008, 11:05:21 am »

Il premier all'attacco. Casini: «evitare errori del passato»

Berlusconi: «Nel Pd c'è questione morale»

Il premier: «È innegabile che il problema ci sia».

Franceschini: «Lui non ne può parlare»


PESCARA - La cosiddetta questione morale del Pd scuote la politica e nel pomeriggio, dopo la protesta del sindaco di Firenze Domenici davanti alla sede della Repubblica a Roma, è il presidente Silvio Berlusconi a dire che il problema esiste, eccome. «È innegabile che ci sia, e c'è assolutamente una questione morale all'interno del Pd» ha detto il premier, a Pescara per una visita a sorpresa a sostegno del candidato Pdl alla presidenza della regione Gianni Chiodi.
Siamo alla vigilia di una nuova tangentopoli? è stato chiesto al premier: «Non amo questo nome, non lo amo proprio e spero non sarà così - risponde il premier - certamente la sinistra italiana sbagliava quando pretendeva di avere l'esclusiva dell'etica. Non ce l'ha e non l'ha mai avuta». E sulla protesta del sindaco di Firenze? «Cosa volete che vi dica. E allora io chissà per quanto tempo mi sarei dovuto incatenare. Avrei dovuto farlo tutti i giorni".

«BERLUSCONI NON PUO' PARLARE DI QUESTIONE MORALE» - Non si fa attendere la reazione del Pd, a voce del vicesegretario Franceschini: «Berlusconi che parla di questione morale al Pd? È l'ultimo uomo al mondo che può permettersi di farlo. Provi a ripetere la stessa frase davanti allo specchio e vedrà che non ci riuscirà neppure lui per la vergogna». A seguire e sulla stessa lunghezza d'onda anche la replica di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd: «Lezioni di morale da Berlusconi non ne accettiamo. Troppo spesso in questi anni - sottolinea la parlamentare del Pd - i suoi interessi personali hanno fatto premio su quelli del nostro Paese. Ho già avuto modo di dire che il Pd deve interrogarsi su quanto sta avvenendo e che non può far finta di nulla. Il Pd nasce con un'idea della politica alta e sicuramente dobbiamo impegnarci noi per primi per dare al Paese una classe dirigente che abbia sempre come primo obiettivo la cura degli interessi generali. Il Pd di questo discuterà, affronterà i problemi e andrà avanti a testa alta. Ma il Cavaliere dovrebbe fare un grande esame di coscienza prima di parlare di questione morale per gli altri partiti. Non è da lui che accettiamo richiami alla moralità della politica».

«DA SINISTRA ATTACCHI IGNOBILI» - Berlusconi è poi tornato a parlare delle situazione specifica dell'Abruzzo: «È una cosa ignobile che la sinistra continui a raccontare la stupidaggine che il governo di centrodestra abbia sottratto fondi all'Abruzzo. Così come è ignobile l'atteggiamento avuto dalla sinistra sul decreto Gelmini per la scuola e ignobile il comportamento avuto sulla normalizzazione dell'Iva per Sky». Il premier ha poi fatto una passeggiata in centro per incontrare cittadini e commercianti. Da piazza Primo maggio, dove è stato accolto dai vertici del Pdl abruzzese, si è spostato in piazza della Rinascita, corso Umberto e via Nicola Fabrizi. Berlusconi è arrivato a Pescara in elicottero, poi ha raggiunto in auto il centro. È la sua seconda visita in Abruzzo dall'apertura della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale. Due settimane fa il premier aveva visitato Teramo, L'Aquila e Montesilvano (Pescara), sempre per sostenere della campagna elettorale di Chiodi.

CASINI: «ERRORI DEL PASSATO» - Anche Pier Ferdinando Casini è in Abruzzo, ad Atessa, per un appuntamento elettorale in vista delle regionali. «La questione morale esiste, ma la crisi della politica è spesso legata agli errori della politica - ha detto il leader dell'Udc -. Non dobbiamo ripercorrere le strade del passato, dobbiamo evitare gli sbagli già fatti».

06 dicembre 2008
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