Admin
Utente non iscritto
|
|
« inserito:: Novembre 25, 2008, 12:38:43 pm » |
|
25/11/2008 (7:41) - SCONTRO IN VIGILANZA - POLEMICHE TRA POLI
Villari tira dritto: "Ora cambiamo i vertici della Rai" Zavoli: sulla graticola non ci starò più di tanto
PAOLO FESTUCCIA
ROMA Riccardo Villari fa su serio. E nonostante gli anatemi del Partito democratico ha convocato per oggi alle 14 la prima riunione dell’ufficio di presidenza della Vigilanza Rai. «Un atto dovuto» - spiega il senatore napoletano. Certamente. «Visto che da mesi - sostiene - si deve disciplinare il regolamento elettorale per le elezioni abruzzesi». Ma anche l’opportunità per ribadire - a chi ancora non lo avesse ben chiaro - che sarà difficile schiodarlo da quella poltrona. Una poltrona strategica, perché strategica è la contesa finale, ovvero la conquista dei posti e delle nomine per il cda di viale Mazzini. Ed è qui, che si gioca la grande partita. Una partita, che Riccardo Villari non sembra voler mollare ma che anzi vorrebbe arbitrare, cominciando con l’audizione dei direttore dei Tg Rai.
Non è un caso, infatti, che ieri, dopo aver convocato l’ufficio di presidenza (al quale non parteciperanno oggi gli esponenti del Pd, Enzo Carra e il vice presidente, Giorgio Merlo: «basta con le furbizie, bisogna recuperare la credibilità») ha anche spiegato che tra «i compiti prioritari di questa commissione c’è il rinnovo dei vertici della Rai». Vertici scaduti da mesi e che per una serie di veti, ancora non sono stati rinnovati. E ora, con la scomparsa del consigliere Sandro Curzi la maggioranza parlamentare, minoritaria nel cda Rai per l’incompatibilità e le dimissioni di Gennaro Malgieri, torna in posizione predominante rispetto al centro-sinistra (quattro consiglieri di area centrodestra: Urbani, Petroni, Bianchi Clerici e Staderini; tre consiglieri di area centro-sinistra, il presidente Claudio Petruccioli, Rizzo Nervo e Rognoni).
Da oggi, dunque, con la riunione dell’ufficio di presidenza, anche Riccardo Villari proverà a dare le carte. In primo luogo mettendo a dura prova la resistenza di Sergio Zavoli (da tutti apprezzato ma al palo per le mancate dimissioni di Villari) che fa sapere di «non voler restare a lungo sulla graticola, arrivato ad un centimetro dal ridicolo lascio», in secondo luogo cercando di far leva sul concetto - argomentato dai capigruppo del Pdl di Camera e Senato - che sarebbe da irresponsabili la «sfiducia contro un presidente eletto perché potrebbe essere, un domani, utilizzata per analoghe operazioni contro i vertici di Camera e Senato o della commissioni ordinarie». Unica via percorribile, sostengono dalla maggioranza è la moral suasion, ma che allo stato attuale non pare fare breccia nell’animo di Villari che non teme nemmeno le dimissioni in blocco degli esponenti del Pd.
Anche perché, se da un lato arrivano i veti, da qualche altro arrivano anche gli inviti a proseguire. Tra tutti, quello del ministro Rotondi, per il quale «la commissione deve funzionare, tutto il resto sono chiacchiere». Cosa potrà accadere, dunque? Enzo Carra del Pd nota che sarebbe opportuno «spedire i capigruppo dai presidenti di Camera e Senato e cambiare così in blocco tutti i membri della vigilanza compreso Villari». Mentre Walter Veltroni, che a margine dei funerali di Curzi si è intrattenuto con Gianni Letta, ha replicato con un battuta alla domanda del sosia di Bruno Vespa per «Striscia la notizia» su Villari: «l’unico modo di distoglierlo dalla commissione di Vigilanza è quello di farlo giocare nel Napoli». Ma a parte le batture, ieri, Villari ha incassato un altro no. Presentatosi in Campidoglio per rendere omaggio alla salma di Sandro Curzi, nella sua veste ufficiale, la famiglia del consigliere Rai ha gentilmente rifiutato di ricevere il neo presidente, lasciando al cerimoniale il compito di spiegare la situazione ad un sorpreso presidente della Vigilanza che ha lasciato il Campidoglio senza partecipare ai funerali.
da lastampa.it
|