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Autore Discussione: Roberto Rizzo. gli ultimi istanti di Vito sognando la gita scolastica in Spagna  (Letto 2305 volte)
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« inserito:: Novembre 23, 2008, 11:25:25 am »

Era juventino e aveva il mito di Legrottaglie

Rivoli, gli ultimi istanti di Vito sognando la gita scolastica in Spagna

Aveva la passione per il calcio e per le canzoni di Vasco Rossi. E teneva il suo diario su un blog, ora pieno di messaggi


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI


RIVOLI (Torino) — Sul blog Internet di Vito'91 («Ciao ragazze, sono biondo, occhi azzurri, contattatemi »), c'è un video musicale intitolato Everytime We Touch e una dedica: «Per una persona speciale a cui non sono riuscito a dedicarlo».

Vito'91 era il nickname di Vito Scafidi, il ragazzo di 17 anni morto ieri nel crollo del soffitto del liceo scientifico «Darwin» di Rivoli. Gli ultimi istanti, Vito li ha trascorsi seduto sul banco di Giuseppe Preziuso, penultima fila della 4G del Darwin, quando era appena finito l'intervallo. Giuseppe ieri non era a scuola e Vito chiacchierava con Andrea Macrì, il compagno di classe al quale era maggiormente legato, il ferito più grave tra gli studenti ricoverati al Cto di Torino. Parlavano «della gita scolastica a Barcellona che avremmo fatto in febbraio e di Inter- Juventus, la partitissima».

È stato proprio Andrea ad accorgersi di Vito seppellito sotto le macerie: «Aiutate prima lui di me, aiutate lui!», ha gridato a chi lo soccorreva. Vito era un tifosissimo della Juve, ma il suo idolo non era Del Piero e nemmeno il centravanti brasiliano Amauri. Stravedeva per Nicola Legrottaglie, il difensore convertitosi alla chiesa evangelista: «Se continua così diventerà più forte di Cannavaro», diceva convinto agli amici. «Analizzava ogni partita di Legrottaglie, scriveva i suoi commenti sullo stile delle pagelline dei giornali sportivi».

Calcio e musica erano le grandi passioni di Vito Scafidi. Una sorella, Paola, di un anno e mezzo più grande, mamma casalinga e papà, Rosario, origini siciliane, impresario edile e consigliere comunale per una lista civica di Pianezza, il paese della cintura torinese dove vive la famiglia. Da settembre giocava a pallone come mezzapunta nella Bvs, la società di Avigliana: «Un ragazzo tranquillo, un po' introverso», racconta Matteo, compagno di squadra. «Aveva iniziato a giocare a calcio un paio di anni fa — dice Nunzio Corso dirigente della Bvs —. Un ragazzo d'oro, tranquillo, accolto molto bene da tutto il gruppo, sempre puntuale agli allenamenti, mai un richiamo».

I genitori sono distrutti dal dolore («Non si può morire così a 17 anni») e al telefono di casa Scafidi risponde una zia di Vito: «Io spero solo che questa tragedia non finisca nel nulla come tante altre in Italia». Quanto alla musica, aveva un chiodo fisso: Vasco Rossi. «Collezionava i suoi album», dice Alessio, un altro amico. Era iscritto ad un fan club del cantautore emiliano, Albachiara e Sally le canzoni preferite. Il 5 ottobre era andato a vederlo dal vivo allo stadio delle Alpi di Torino. Il 31 ottobre era andato al Movement, festival di musica elettronica, altra passione. Due appuntamenti segnati sul suo diario Internet. Il 15 novembre era tornato a Torino, questa volta all'Olimpico, per vedere Italia Argentina di rugby. Vito Scafidi non aveva una fidanzatina, ma un amore sì. Un sentimento probabilmente non corrisposto, una ragazza alla quale non è riuscito a dedicare il video di Everytime We Touch. E mentre la canzone continua a suonare, il blog si riempie di messaggi.

Roberto Rizzo
23 novembre 2008

da corriere.it
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